L'Italia va alle urne Si scatenano i falsari

L'Italia va alle urne Si scatenano i falsari Il Capo della Polizia: intervenga il giudice L'Italia va alle urne Si scatenano i falsari Recapitate ai giornali decine di lettere Fra le firme De Mita e il prefetto Parisi ROMA. Falsari scatenati in vista delle elezioni. Un po' mattacchioni, comunque organizzati. Ieri mattina parecchie buste bianche di medio formato sono arrivate a diversi quotidiani e agenzie: piene di lettere false. Chi, come l'Ansa, ne ha ricevute 22, chi un po' meno. Nel pacchetto recapitato alla redazione romana della Stampa c'erano le fotocopie di 17 lettere più che artefatte visibilmente inventate. Per l'esattezza: 10 firmate da Ciriaco De Mita (su carta intestata «Democrazia cristiana. Direzione nazionale. Il presidente del Consiglio Nazionale»); 4, su carta intestata del Viminale, dal capo della polizia Vincenzo Parisi (che in giornata, di fronte al «falso integrale dei testi e all'uso strumentale di fotomontaggi», ha interessato l'autorità giudiziaria); 2, pseudo Archivio Segreto Vaticano, del prefetto Josef Metzler; una, sempre «Ministero dell'Interno. Il capo della segreteria particolare del sottosegretario di Stato», firmata Mario Belli. Nella lettera si fa riferimento al sottosegretario socialista Valdo Spini (ma nella realtà il vero Belli lavora con il sottosegretario, sempre socialista, Ferrarmi ai Lavori Pubblici). Escluse le due «vaticane», le altre missive risultano battute con la stessa macchina. Tutte comunque presentano la stessa imperfezione computistica (non c'è spazio dopo il punto). Unica, dunque, la mano di chi ha compiuto il lavoretto. Che a lume di naso sembrerebbe l'aperitivo di una campagna elettorale avvelenata. Sembrerebbe. Perché se nel pittoresco carteggio non ci fossero tutti i dolorosi misteri italiani (caso Moro,'bomba di'Bòlogna, mafia, Ustica e compagnia brutta) e non si parlasse con insistenza di una cospirazione sionista, il malloppo recapitato ai giornali potrebbe tranquillamente sembrare una burla, uno sciocchezzaio tanto assurdo quanto'buffo. Tant'è. In data 3 dicembre 1991, per capirsi, De Mita scrive a Veltroni: «Dobbiamo impedire ai giovani di amare la patria, anche se questo è immorale». E auspica «conflitti interni tali da consentire una vera guerra civile». Poi il 20 gennaio viene al punto che sembra più stargli a cuore e si rivolge a Occhetto (anzi al «caro Achille») «per intensificare la campagna di delegittimazione di Cossiga». Scrive: «Macis ha buone possibilità, ma è rischioso dare trop po il senso del complotto». Attenzione, però. Se si ordina cronologicamente il delirio epistolare, del complotto Cossiga è già al corrente. Ci ha pensato lo stesso giorno Parisi: «Il Sisde ha accertato l'esistenza di un va sto accordo volto a diffamare la Sua persona e de-legittimarla. In tale accordo confluiscono esponenti delle Botteghe Oscu re, dell'estrema sinistra, della "sinistra" de facente capo all'on. De Mita, del Csm (politici e togati", di organi di stampa come "la Repubblica" e "L'Espresso" e influenti membri del sionismo italiano». Questa del sionismo sembra una delle fisse - e per la verità neanche tanto innocua - del falsario. E' «l'Opera Sionista Mondiale» - scrive De Mita - ad aver eseguito l'attentato di Bologna, d'accordo con i comunisti emiliani. Noi sapevamo e abbiamo lasciato fare, solo che adesso ci ricattano. Di qui una lettera al sindaco Imbeni: «Vi consigliamo di contattare gli agenti di collegamento del Mossad all'ambasciata israeliana a Roma. Ma con prudenza...». «L'ombra del sionismo copre tutto», conclude Belli - quello che starebbe con Spini - in una missiva al giudice Casson. Avvertito che l'ergastolano Vinciguerra «è stato pagato per confessare la strage di Peteano». Il labirinto messo su dal falsario si arricchisce. Dall'Archivio Segreto Vaticano, monsignor Metzler rassicura le comunità israelitiche che non verranno fuori i documenti che negano l'Olocausto. Con Veltroni, invece, il prelato minaccia di rendere pubbliche altre carte «comprovanti le responsabilità del pei nell'esecuzione di crimini durante e dopo la guerra civile 1943-45». Poi, con prosa e toni che hanno un po' dell'umoristico, non si sa se consapevole o meno, si torna a vicende più attuali. Al complotto contro Cossiga. Pregevole l'inizio di una lettera di De Mita al direttore dell'Espresso Claudio Rinaldi: «Caro direttore, in base agli accordi presi a suo tempo per delegittimare il Presidente della Repubblica mi giungono forti pressioni da parte dell'Opera Sionista Mondiale...». Straordinaria,1 'per certi versi, la fine di una missiva, sempre di De Mita a Occhetto: «Farò in modo che il Tgi dia voce à "tutto" (tu senti Curzi per il Tg3)». O quest'altra: «Salutami Macis e digli d'insistere». Povero Occhetto. «Ho il triste compito di segnalarle - gli scrive il capo della polizia - che il Sisde ha acquisito sufficienti informazioni per attribuire al pei la responsabilità della strage del 2 agosto alla stazione di Bologna», sia pure «con il concorso e l'esecuzione materiale del Mossad». Sull'argomento Parisi scrive anche al questore di Bologna. Anche qui è notevole la chiusa: «Sia discreto e cauto!». Sullo sfondo, tanto per gradire, Ustica, caso Moro, Mig libico, accordi Cia e mafia. «Farai bene a collaborare - così un diabolico De Mita avverte il giudice Falcone -. Altrimenti potrebbe venire fuori tutto, ad esempio quando subisti il finto attentato». E, se il magistrato non avesse capito bene, specifica: «La valigetta di esplosivo collocata davanti alla villa». Curiosa preoccupazione, un eccesso di pignoleria. I falsari sono sempre precisi. Troppo. Filippo Cec carelli

Luoghi citati: Bologna, Italia, Roma, Ustica