Alberto e Deborah la coppia d'Oro

Alberto e Deborah la coppia d'Oro Per l'Italia magica giornata alle Olimpiadi: due successi e staffetta maschile d'argento nella 4x10 di fondo Alberto e Deborah la coppia d'Oro VAL D'ISERE DAL NOSTRO INVIATO La leggenda, la storia, la magia. L'Italia dello sci è in festa, anzi è in festa l'Italia dello sport. Non era mai successo, nella lunga vita dell'Olimpiade bianca, che una nazione del nostro peso, noi, il Bel Paese, vincesse nello stesso giorno due medaglie d'oro e una d'argento. Alberto Tomba, Deborah Compagnoni, la staffetta maschile di fondo. Il martedì azzurro, cominciato con il belljssimo secondo posto di Giuseppe Puliè, Marcò Albarello, Giorgio Vanzetta e Silvio Fauner nel gelo di Les Saisies, sotto un cielo di cobalto, si è chiusa con il trionfo di Tomba, il primo sciatore maschio al mondo a conquistare due medaglie d'oro in Olimpiadi diverse. In mezzo, fra una manche e l'altra del leggendario gigante di Alberto, fra tensioni, emozioni e speranze, un caos di passioni, c'è stato lo stupendo superG di Deborah, un tuffo senza incertezze e tremori nell'abisso bianco di Meribel. I nervi degli italiani, quelli che hanno sofferto e gioito sulle piste francesi, quelli che hanno vissuto la fiaba davanti alla tivù, sono stati sottoposti a durissima, felicissima prova. Forse non capiterà mai più, una giornata così. Dunque faccia festa chi porta l'azzurro nel cuore. Alberto Tomba ha battuto tutti, è stato un eroe senza macchia e paura. Ha vinto gli avversari e se stesso, il nemico, in fondo, che poteva diventare il peggiore. E anche gli scettici, gli scontenti, gli invidiosi, gli ipocriti e i divoratori di miti che aspettavano nell'ombra la sua sconfitta, peraltro sempre possibile in uno sport come lo sci, per attizzare il fuoco e spargere il veleno. Forse le immagini che ci scorrono ancora davanti agli occhi, e che resteranno a lungo nella calda immaginazione delle armate del tifo, rischiano come sovente capita di alterare il valore, ingrandire i meriti, colorare la realtà. Ma siamo dell'opinione, confortata dal giudizio del mon. do, che Alberto abbia vinto ieri sulla pista della Bellevarde, finalmente innalzata a nobile rango, il gigante più bello della sua vita, e non parliamo solo di oro e di felicità. Parliamo di sofferenza e fatica, di rabbia, di lotta tremenda per piegare avversari mai domi. Una gara durissima, incerta, ricca di tensione. Alberto stava in testa dopo la prima manche: 13 centesimi su Girardelli, 24 su Aamodt, 31 su Accola. Alberto aveva commesso due errori nella seconda parte del tracciato, errori leggeri, certo, ma importantissimi in una corsa che si giocava sul filo dei centimetri. Indietro Mader e Furuseth, fuori lizza Pieren, undicesimo Polig, che è stato più bravo di Bergamelli e Holzer, nervoso e confuso il primo, ancora in vena di cadute il secondo. Fra una manche e l'altra, mentre Deborah Compagnoni concludeva il suo meraviglioso viaggio nella gloria, l'atmosfera era tesissima, l'attesa quasi insopportabile. II cuore ha cominciato a battere forte attorno alle due e un quarto, quando Pauli Accola, quarto dopo la prima manche, si è presentato al cancelletto. Sguardo fisso in avanti, le ciglia che nemmeno sbattevano per la concentrazione. Una grande discesa, lo svizzero ha tirato al massimo, rischiando l'osso del collo. E dopo di lui Aamodt e Girardelli, giù a capofitto fra i pah. Marc volava sulla neve e il suo tempo sembrava imbattibile. Poi è stata la volta di Alberto. Il cuore scoppiava, nessuno respirava. Tutto immobile sembrava per un lunghissimo, pienissimo istante. Al primo intertempo Alberto si era già mangiato tutto il vantaggio, tutto?, un pugno di centesimi, ed era staccato di due decimi. La pista scorreva sotto i suoi sci che nelle curve non alzavano neppure uno sbuffo di neve. Tomba aumentava il ritmo, al secondo intertempo era sotto di soli 7 centesimi. Insieme con lui scendeva tutto il suo popolo. Le ultime porte sono state terribili. Angoscia, soprattutto, sul tabellone i secondi sembravano scorrere velocissimi. Alberto era una furia. Sempre all'attacco a stringere i pali. Poi il tempo si è fermato, ma non il cuore, e un grido di liberazione e di gioia ha percorso la pista dall'inizio alla fine. Erano tutti ammirati e contenti, persino i francesi: e questa è stata un'altra delle tante vittorie di Tomba che ieri, con le tre medaglie d'oro conquistate in due Giochi, ha raggiunto nell'albo dei record Toni Sailer e JeanClaude Killy. La Francia intera, invece, non deve aver perdonato Deborah Compagnoni. La Patria voleva Carole Merle sul posto più alto del podio e invece la campionessa di Santa Caterina Valfurva, partita con il numero 16, ha ro-1 vinato la grande festa. Carole stava al comando, cioè stava tranquillamente al comando. Scendevano le concorrenti, Kronberger, Seizinger, Maier, Lee-Gartner e stavano tutte so- pra di due secondi, sembrava impossibile che ci fosse qualcuna più brava e veloce, capace di sottrarre alla Francia il suo ghiotto boccone. Deborah non ha sbagliato niente, come Alberto. Ha attaccato dal cancelletto al traguardo, grandissima Deborah, ha vinto. Aggredendo la neve e i suoi tranelli con la rabbia di chi deve inseguire il suo sogno. Carlo Coscia Nel superG di Meribel la Compagnoni protagonista di una stupenda discesa: beffata la francese Merle Tomba non fallisce nel gigante: con una formidabile seconda manche batte Girardelli Mai lo stesso adeta aveva vinto due volte in Giochi diversi Gli eroi dei Giochi: Deborah Compagnoni (in alto) e Tomba, portato in trionfo La gente di Bologna potrà seguire sabato le manches dello slalom di Tomba in diretta tv, allo stadio Dall'Ara. Nella luce del giorno, sarà difficile vedere bene, su schermo gigante. Sarà meglio, anche in armonia con la gara, uno schermo speciale.

Luoghi citati: Bologna, Francia, Italia, Valfurva