Ilvo, altri 6000 in cassa sino alla fine dell'anno
Ilvo, altri 6000 in cassa sino alla fine dell'anno Parte un piano aziendale per ridurre i costi Ilvo, altri 6000 in cassa sino alla fine dell'anno ROMA. Saranno novemila i lavoratori dell'Uva, la capogruppo siderurgica dell'Ili, in cassa integrazione per il 1992: ai circa tremila già in cassa se ne aggiungeranno seimila sino alla fine dell'anno. Il dato, a quanto riferiscono fonti sindacali, è emerso in un incontro cui hanno partecipato il direttore generale dell'Uva, Zappa, e i segretari generali Fiom, Firn e Uilm, Vigevano Italia e Lotito. Obiettivo dell'azienda per il 1992 è quello, affermano i sindacati, di contenere i costi: ciò si tradurrebbe innanzitutto nella messa in cassa di altri seimila lavoratori. Ai sindacati sono state anche illustrate le linee del programma industriale '92-'95, che prevede la riduzione ai laminati piani dell'area di business dell'azienda, la cessione dello stabilimento di Piombino ai privati e l'allargamento della presenza privata nella Dalmine. I sindacati si sono detti disponibili a discutere sulle eccedenze, ma hanno chiesto all'Uva certezza negli investimenti, potenziamento delle principali aree produttive, stabilità nelle relazioni sindacali. In un comunicato, l'Uva afferma che l'azienda e «le segreterie generali di Fiom, Firn e Uilm hanno affrontato i contenuti del piano strategico '92'95 recentemente approvato dal Comitato di Presidenza Iri». Il piano, prosegue il comunicato, «mette in evidenza le attuali difficoltà nel contesto del mercato siderurgico, rese più acute dalle note incertezze del quadro economico nazionale». «In questa situazione - conclude la nota dell'Uva - è stata manifestata l'esigenza di un negoziato centralizzato per il ricorso a cassa integrazione per circa seimila lavoratori per il 1992 ed è stato fissato il primo incontro per il 2 marzo».
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