Lunga agonia dimenticata
Lunga agonia dimenticata Lunga agonia dimenticata Roma, studente muore in corsia Per i medici «non era grave» ROMA DALLA REDAZIONE Di malasanità si continua a morire. L'ultima conferma ce l'ha data Giuseppe Ciolli, un ragazzone di 17 anni. Cadendo a scuola si era procurato un trauma cranico. Ma ad ucciderlo, forse, hanno contribuito i ritardi nei soccorsi, la disorganizzazione degli ospedali, l'impreparazione ma anche una buona dose d'insensibilità da parte degli operatori sanitari. E' l'ennesima tragica storia di ordinaria inefficienza e di palleggio di responsabilità, accaduta qualche giorno fa ma emersa alla ribalta della cronaca solo ieri. Il 6 febbraio il ragazzo, che frequenta un Istituto tecnico, ha uno svenimento nel¬ l'intervallo fra due lezioni e cade a terra. Ma nel cadere batte violentemente la testa sul pavimento. Sono le 11. Quando arriva l'ambulanza gli infermieri, anziché adagiare il ragazzo su una barella, lo trascinano a piedi fino all'ambulanza. «Sappiamo quello che facciamo» rispondono a chi avanza riserve sul loro comportamento. All'ospedale San Giovanni, dove arriva un'ora dopo, gli diagnosticano una «contusione pareto-occipitale destra». Secondo i medici che lo visitano «non presenta i segni clinici di una sofferenza neurologica grave». Non è un caso urgente, ribadiscono ai familiari. La prognosi è di tre giorni. Ma le condizioni del ragazzo si aggravano rapidamente. E' necessaria una Tac, indispensabile per valutare le lesioni cerebrali. Ma il tomografo dell'ospedale, uno dei più grandi di Roma, è in avaria. Altrettanto indisponibile anche l'altro tomografo in un altro ospedale della stessa Usi. «Nessuno mi aveva avvertito che le apparecchiature non funzionavano», dirà l'amministratore della Usi. Invece per Giovanni Macchia, coordinatore sanitario del San Giovanni, è semplicemente intervenuto il «fattore sfortuna». Passano le ore. Finalmente si trova un tomografo, presso l'ospedale di Pietralata, all'estrema periferia della città. Corsa in ambulanza, ma quando il Ciolli viene esaminato sono già passate cinque ore. Altra corsa per ritornare al San Giovanni e quindi l'intervento chirurgico: bisogna eliminare un grosso ematoma, che si sta espandendo rapidamente. Sono le 18. L'intervento termina alle 21. Seguono cinque giorni di coma e poi la morte. Perché tanti ritardi e tante inefficienze? Un'assistenza più immediata avrebbe potuto salvato la vita al povero ragazzo? Perché ben due tomografi restano contemporaneamente fuori uso per motivi di ordinaria manutenzione? E perché si è dovuto attendere cinque ore per una Tac? Per trovare una risposta a questi e altri interrogativi la magistratura ha già aperto un'inchiesta.
Persone citate: Ciolli, Giovanni Macchia, Giuseppe Ciolli
Luoghi citati: Roma
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