Agguato all'alba contro il primario di Foto Ansa

Agguato all'alba contro il primario Il killer gli ha sparato mentre saliva in auto, una testimone l'ha visto di spalle durante la fuga Agguato all'alba contro il primario Noto meWco milanese ucciso con tre colpi di pistola MILANO.Tre colpi di pistola all'alba. Un testimone senza certezze. Nessun indizio. Movente sconosciuto, E' un rompicapo l'omicidio di Roberto Klinger, 68 anni, medico, direttore di reparto nella clinica Pio X, professionista molto conosciuto a Milano, ex medicò sportivo dell'Inter di Helenio Herrera. L'esecuzione avviene all'alba. Sono appena passate le 7,20 quando Roberto Klinger, esce dal suo appartamento al quarto piano. Cappello, montone marrone. Prende l'ascensore, poi attraversa il cancello. La sera prima ha posteggiato la sua Panda azzurra sopra al marciapiede. Per raggiungerla deve camminare per non più di cento metri. Lui ama la puntualità e anche questa mattina già piena di sole, potrà guidare con calma per arrivare alle 8 alla clinica dove dirige il reparto analisi e check-up. E' diabetologo di fama, si occupa di scienza dell'alimentazione. «Un professionista integerrimo» dicono alla Pio X. Sulla strada ci sono altre macchine posteggiate. Il traffico gli corre accanto. Cammina spedito e arriva all'angolo con via Friuli. Comincia il muro a quattro piani degli uffici della Bocconi. Non ci sono passanti, a quell'ora. Klinger cerca le chiavi, apre la portiera della macchina. «Il corpo - dice Filippo Ninni capo della Squadra Mobile di Milano - lo abbiamo trovato riverso sul sedile di guida, la testa all'indietro, la gamba sinistra ancora fuori dall'abitacolo. Non gli hanno lasciato il tempo di entrare. Aveva ancora in mano le chiayi quando è stato colpito». Quelle chiavi gli sono scivolate di mano. Sono le 7,25 in punto.; n i «Ho sentito tre eolpi'molto farti. Hd guardato il mio cane, Poi l'orologio. Erano le 7,25, ne sono sicurissima». Così recita l'unica testimone della esecuzione. E' una ragazza. La sua identità per il momento resta segreta. E' l'unica carta in mano alla polizia. Ma sembra una carta sbiancata dalla sfortuna. «Ho solo visto in lontananza un uomo che correva. No, non so dire se c'è una relazione tra i colpi e quell'uomo». Se è davvero così, la sua testimonianza serve a poco. Solo a stabilire con certezza l'ora del delitto. Per ricostruire quella manciata di istanti, solo ipotesi. Vicino alla macchina non ci sono posti per rimanere nascosti, c'è il marciapiede e il muro, nient'altro. E' probabile che l'assassino si sia piazzato lì pochi minuti prima, contando sulla puntualità della vittima. Lo ha visto arrivare, gli è andato incontro. Dicono alla clinica: «Escludiamo che il professore possa avere avuto dei nemici». Dicono in famiglia: «Mai ricevuto minacce, mai rimostranze di pazienti». Dunque Klinger va tranquillo verso la sua Panda. L'assassino lo incrocia. Lui sta salendo. L'assassino si volta. In mano ha una calibro 7,65 automatica. Con l'altra tiene aperta la portiera. Tre colpi a due spanne di distanza. Il primo proiettile entra all'altezza dello zigomo sinistro. Il secondo centra il petto. Il terzo è per la testa. Tirato dall'alto in basso, il proiettile esce dalla nuca, va a ficcarsi nella fiancata interna, all'altezza del sedile posteriore. «Deve essere morto all'istante - spiegano alla squadra Omicidi -. Non ha neppure avuto il tempo di accorgersi di quello che stava succedendo». La portiera della Panda resta spalancata. La camicia bianca di Klinger si riempie di sangue e così pure la giacca-, il montone, il sedile. Il corpo resta lì, in quella posa sconclusionata, mezzo dentro e mezzo fùon.~ La ragazza che ha sentito i colpi (riferisce la polizia) non si accorge di nulla, gira l'angolo, va verso casa. Sembra incredibile, ma passeranno venti minuti prima che qualcuno si decida a dare l'allarme. «In venti minuti chissà quanta gente è passata e ha tirato dritto» racconta un uomo alto, venuto qui a curiosare tra i segni di gesso e le volanti posteggiate. La segnalazione arriva al centralino della Croce Rossa e viene registrata alle 7,45. Voce anonima di donna: «C'è un uomo che si è sentito male all'angolo tra via Friuli e via Muratori. E' in macchina. E' svenuto». Parte l'ambulanza. Otto minuti dopo, ai barellieri basta un'occhiata per capire cosa è successo. Scatta l'allarme. Sarà uno degli uomini della Omicidi a salire al quarto piano per avvertire la famiglia. Nessuno ha visto, nessuno ha sentito. Non la portiera. Non i vicini. Non chi abita di fronte al luogo dell'esecuzione. Nes¬ suno ha notato persone sconosciute aggirarsi nelle mattine precedenti. «Strana storia» ripetono gli investigatori. Sembra l'esecuzione compiuta da un professionista, roba di malavita, ma nessun indizio, nessun millimetro di prova collega un integerrimo dibetologo con la mala milanese. Che sia stato un errore di persona? Proprio in uno di quei palazzi, dicono le voci, abiterebbe un pezzo da novanta della malavita. E' vero? La polizia non smentisce, dice: forse. Ma è difficile colpire l'uomo sbagliato a mezzo metro di distanza. Nel nulla, un filo. La rapina subita una settimana fa dal figlio Marco, chirurgo plastico, nello studio che divide con il padre. Un uomo che fa irruzione armato di pistola, spaventa l'infermiera, si fa consegnare il portafogli da Marco Klinger, sparisce con mezzo milione di bottino. «Il rapinatore - dice la denuncia - aveva l'aspetto di un giovane tossicomane». Strano anche questo: un tossico che per fare una rapinetta sale al quinto piano di uno stabile occupato solo da uffici, rischiando di rimanerci in trappola. C'è un legame tra quella rapina e l'omicidio? Quando non c'è proprio nulla, ogni filo è buono. Pino Corrias Nessun movente per l'omicidio. Scambio di persona tra le ipotesi Una settimana fa «strana» rapina nell'ambulatorio del figlio La polizia fa rimuovere il cadavere del professor Roberto Klinger, ucciso in un agguato a Milano [FOTO ANSA]

Persone citate: Filippo Ninni, Helenio Herrera, Klinger, Marco Klinger, Pino Corrias, Roberto Klinger

Luoghi citati: Milano