L'incubo di Achille: il sorpasso di Bettino di Augusto MinzoliniEmanuele Macaluso

L'incubo di Achille: il sorpasso di Bettino A Botteghe Oscure si fanno previsioni: se i voti saranno inferiori al 17% il segretario dovrà fare le valigie L'incubo di Achille: il sorpasso di Bettino D'Alema si defila e punta atta successione IL PDS ASPETTA IL 5 APRILE SROMA UL palco dell'hotel Ergife di Roma Achille Occhetto sprona le sue truppe per la campagna elettorale. Sotto, in platea, Chicco Testa, ministro ombra di Botteghe Oscure e dirigente comunista dell'ultima generazione, di quelli che non hanno problemi a svelare i veri umori del partito, dà voce agli incubi e alle paure del segretario del pds. «Ci sono tre possibilità spiega Testa, che ha già pianificato il futuro -: se il pds prenderà il 20%, Occhetto trionfa; se, invece, prenderemo sotto il 17%, lo faranno fuori. Se il risultato sarà tra il 20% e il 17%, Achille potrà giocarsela». Testa si stira un po' sulla poltrona, ci pensa un attimo e poi va avanti nella spiegazione. «Certo - osserva - che se va male non penso proprio che le due ali del partito, quelle di Ingrao e di Napolitano, faranno niente per impedirgli di dare le dimissioni. Anzi. Come pure i segretari regionali, che preferirebbero sicuramente una gestione del partito meno brillante, ma più lineare, come quella che potrebbe garantire D'Alema. Comunque, se perderà, Achille se ne andrà da solo». Ma qual è la «soglia rischio» di Occhetto? Quale risultato il segretario del pds potrebbe considerare una sconfitta? Questo non è ancora chiaro. Occhetto in questi mesi prima ha detto che il 20% sarebbe stata una vittoria, poi nel corso delle settimane ha confidato che sarebbe stato felice per un 19%, per un 18% e, in qualche momento di pessimismo, addirittura per un 17%. Adesso, però, sulle cifre si è chiuso nel mutismo più rigoroso. Su un punto, invece, il segretario è stato chiaro: se ci sarà il sorpasso del psi ai danni del pds, lui farà le valigie. «Evitare un'ipotesi del genere è un obiettivo storico. I gruppi dirigenti verranno valutati su questo». La tabella di Occhetto, almeno ad urne chiuse, è condivisa da buona parte del partito. «Bene è il parere di Paolo Bufalini - sarebbe il 18%, ma in qualche modo si potrebbe giustificare anche un risultato sul 17%». La forbice del migliorista Emanuele Macaluso è all'incirca la stessa («1820%»), anche se l'esponente della destra del pds si mostra comprensivo con il segretario. «Occhetto rischia ma non mi piace l'idea che tutto sia appeso a un risultato». Forse più esigente è l'ala sinistra del partito, quella che fa ca¬ po a Pietro Ingrao e Aldo Tortorella. Giuseppe Chiarante, anche col tono di chi fa una grazia, dice che «il 17-18% potrebbe andare». Molto meno disponibile è, invece, Gavino Angius. Questa è la sua tabella: «Il 20% sarebbe un buon risultato, il 18% sarebbe non male, il 17% sarebbe un cattivo risultato, sotto sarebbe pessimo. E' chiaro, comunque, che in queste elezioni Achille si gioca la leadership del partito. Queste sono le elezioni più importanti del dopo-guerra». Così gli altri. Gli intimi del segretario sono invece più prudenti, preferiscono non parlare consapevoli che anche loro rischiano la testa nel caso di un'ecatombe. Walter Veltroni sparge ottimismo. «Ho alcuni sondaggi, veri, non come quelli del psi, assicura - che ci danno in crescita». Fabio Mussi, un altro dei colonnelli del segretario, prende la questione molto alla larga, ma anche lui è sulla linea del Piave di Occhetto: «Se ci sarà il sorpasso da parte del psi, la situazione si farà preoccupante». Una tesi che condivide Aure- liana Alberici, la signora Occhetto. «Io, per essere sincera - chiarisce -, vorrei che il nostro risultato fosse a due cifre con un 2 iniziale. Anche il 18% e il 17% potrebbero andar bene. Il sorpasso socialista, invece, porterebbe delle brutte conseguenze». «Anche per Achille?» gli chiedono. L'Alberici ci pensa un attimo e poi più per scaramanzia, che per convinzione, risponde: «Potrei dare una brutta risposta a questa brutta domanda». Brutta o meno, però, nel partito la domanda è posta. Lo sa il migliorista Gianni Pellicani, anche se - spiega - «a questo si penserà dopo il voto». Lo sa Chiarante, che fa finta di niente. Ma i funzionari del partito, vicini all'area migliorista, sono sicuiy. che se le urne si chiuderanno facendo registrare per il pds un risultato inferiore di poco al 17%, il sipario sui giochi di partito si aprirebbe subito e questa sarebbe la sceneggiatura: congresso straordinario in autunno e cambio della segreteria con D'Alema pronto a giocare le sue carte. Un dato, infatti, almeno per ora è certo: il «dopo-Occhetto» ha solo il nome di D'Alema. E il numero-due del pds fa di tutto per accreditarsi come unica alternativa, marcando la sua autonomia dal segretario. Ieri, ad esempio, saltava agli occhi la sua assenza dal palco della presidenza del consiglio nazionale, unico grande nome del pds non accanto ad Occhetto in quest'apertura di campagna elettorale. E il segretario deve aver notato il vuoto se, uscendo, ha chiesto più volte: «Dov'è D'Alema? Dov'è D'Alema? Ma che dico... dov'è Ariemma? (il capoufficio stampa di Botteghe Oscure, ndr)». C'è qualcuno, però, che pensa che la sconfìtta elettorale potrebbe travolgere entrambi, sia il numero uno, sia il numero due. «Massimo - prevede Elio Quercioli - aspetta l'uscita di scena di Occhetto; ma, per me, rischia di accompagnarlo». C'è un fatto strano, comun- que, in questa vigilia. Tra gli avversari di Occhetto c'è qualcuno che, sia pure indirettamente, non lo dà per spacciato. Per Bettino Craxi se per salvarsi il segretario del pds deve raggiungere il 17%, Occhetto potrebbe farcela: su un foglietto scritto qualte tempo fa per scommessa, infatti, il segretario socialista ha previsto per il pds un risultato sul 17-18%. Augusto Minzolini Da sinistra Chicco Testa il vicesegretario Massimo D'Alema ed Emanuele Macaluso

Luoghi citati: Roma