Obiezione, braccio di ferro in Parlamento di Alberto Rapisarda

Obiezione, braccio di ferro in Parlamento La legge torna in aula, ma il governo si spacca sui poteri delle Camere ormai sciolte Obiezione, braccio di ferro in Parlamento E Cossiga attacca Scotti: «Devi smentire e scusarti» ROMA. Cossiga pretende «smentita e scuse» dal ministro Scotti perché gli avrebbe attribuito il proposito di staccare i carabinieri dall'Esercito. E il ministro democristiano gli risponde che ha sbagliato indirizzo, portando a testimoni i giornalisti: «Io non ho mai pronunciato le frasi che mi vengono attribuite». Comunque, grazie tanto per l'interessamento ai problemi delle forze dell'ordine, ma il governo ci aveva già pensato da solo. Cossiga aveva spiegato, invece, che la inusuale convocazione di capi delle forze di polizia e di ministri competenti «non sarebbe stata necessaria se il ministro dell'Interno non avesse minimizzato, i problemi e fosse stato più tempestivo nell'intervento». E' un'altra giornata di forti tensioni tra il Presidente della Repubblica e i suoi ex compagni di partito, soprattutto perché ieri la de ha infine deciso che deve essere questo Parlamento ad occuparsi della legge sull'obiezione di coscienza, che Cossiga ha respinto. E se sul contrasto CossigaScotti, alla fine si potrà forse parlare di malinteso, sul problema della obiezione di coscienza è scontro aperto. Ieri pomeriggio Cossiga ha mandato da Andreotti il segretario generale della presidenza della Repubblica, Sergio Berlinguer, che pare fosse latore di una lettera. Un rito che in altre occasioni è stato foriero di tempesta. Ma non si capisce bene cosa possa addebitare ora il Presidente della Repubblica al presidente del Consiglio, il quale si è di fatto sbarazzato del problema obiezione di coscienza passandolo alle Camere. Se conflitto ci deve essere, a questo punto sarà tra Cossiga e il Parlamento. «Che cosa c'entra il governo? La questione è tra il Parlamento e il Presidente della Repubblica», si affretta a precisare Arnaldo Forlani. E qui le novità sono tante e importanti, anche se la de fa finta di sottovalutarle. Nella giornata di ieri è successo che il Parlamento ha deciso di riaprire i battenti e di non consi¬ derarsi «esaurito» (in contrasto con quanto sostengono Cossiga, il psi, il msi, il pri e il pli), riaffermando in questo modo il suo ruolo centrale e preminente nel sistema istituzionale sancito dalla Costituzione repubblicana. Questo è avvenuto perché la de si è decisa, dopo lunga esitazione, a scegliere la via parlamentare per la obiezione di coscienza, lasciando il decreto come soluzione di ripiego. «Riconoscere che le Camere sciolte non sono legittimate ad esprimersi sarebbe stato un precedente gravissimo» spiega il capo dei senatori de, Nicola Mancino. «C'era un'altra strada, evidentemente meno accidentata. Quella del decreto legge. Ma ci hanno detto di no» aggiunge Antonio Gava, presidente dei deputati democristiani. Quelli che hanno detto no al .decreto sono stati soprattutto i socialisti. Lunedì sera, mentre era al Quirinale Renato Altissimo, Craxi avrebbe telefonato a Cossiga per annunciargli che se Andreotti faceva resuscitare la legge sulla obiezione di coscienza con un decreto, i ministri socialisti avrebbero lasciato il governo. Così, la de ha scelto ieri mattina di dire sì alla via parlamentare. Si sono riuniti i capigruppo della Camera e la conseguenza è stata la spaccatura della maggioranza di governo: la de col psdi a favore dei pote¬ ri di queste Camere a decidere, assieme a pds, indipendenti di sinistra, Rifondazione comunista, verdi e radicali. Sull'opposta barricata gli altri due partiti di governo, psi e pli, assieme a msi e pri. il dato nuovo è che il «partito del Presidente» ha perso, col psdi, un sostenitore mentre la de ha guadagnato un alleato prezioso. Si riuniranno di nuovo giovedì prossimo, quando Cossiga sarà partito per il Portogallo, per decidere il giorno della convocazione della Camera. Spadolini ha assicurato che anche i senatori saranno convocati se lo vorrà «la grande maggioranza dei gruppi parlamentari», ma in serata ha preso tempo escludendo che 1appuntamento sia per oggi o domani. ' «Il clima elettorale non dovrebbe autorizzare nessuno ad andare avanti comunque» si lamenta il capogruppo socialista, Salvo Andò, che invita la de ad avere «buon senso». «A me pare una soluzione alla luce del buon senso», gli risponde subito Forlani. Certo, c'è la minaccia di Cossiga di ricorrere alla Corte Costituzionale contro la decisione della Camera. Ma Gava sdrammatizza: «Non vedo quale minaccia ci sia a ricorrere alla Corte Costituzionale se abbiamo interpretazioni diverse su alcune norme». Alberto Rapisarda Francesco Cossiga

Luoghi citati: Portogallo, Roma