Qui affonda la Potémkin di Gianni Rondolino

Qui affonda la Potëmkin Spariranno 400 film russi? Qui affonda la Potëmkin /fi REDO che l'ultimo sia I stato Brian De Palma, ne I Gli intoccabili (1988), a fili costruire la famosa se-MJquenza della «Scalinata di Odessa» del film Lincrociatore Potémkin di Ejzenstejn, con puntuale citazione della carrozzella e del bambino. Prima si erano divertiti Woody Alien e Paolo Villaggio a fare il verso ad Ejzenstejn, rispettivamente in Bananas (1971) e ne // secondo tragico Fantozzi (1976), diretto da Luciano Salce. Ma forse chi ha saputo meglio di tutti utilizzare la «scalinata» per comporre un'opera al tempo stesso divertente e affascinante, utilizzando le stesse inquadrature del film ed «entrandoci dentro» con raffinata tecnica elettronica, è stato Zbigniew Rybczynski in Steps (1987). Questo per dire che Lincrociatore Potémkin, da quando nel 1958 una giuria internazionale di storici e critici del cinema lo scelse come «migliore film di tutti i tempi», è diventato un vero e proprio mito: il simbolo stesso dell'arte cinematografica. Un'opera capitale della storia del cinema, che si cita come un classico (e quindi può essere anche «profanata», appunto come un classico!). Ma perché ricordare oggi il capolavoro di Ejzenstejn? Perché ripercorrerne la fortuna critica o le «mutazioni genetiche»? Semplicemente perché quel film, con altri quattrocento titoli di lungometraggi che un tempo si chiamavano «sovietici», fa parte di un grande patrimonio cinematografico che rischia di venire disperso o, forse, di andare irrimediabilmente perduto. E perdere il Potémkin è un po' come smarrire la strada maestra, rinunciare a una parte della propria Sergej Ejzenstejn cultura (non solo cinematografica). II patrimonio è quello dell'Associazione Italia-Urss, che, dopo il crollo dell'Unione Sovietica e le difficoltà economico-finanziarie, ma anche politiche e sociali, in cui si dibattono le varie Repubbliche, rischia di dover chiudere i battenti. Nonostante i tentativi di salvataggio approntati dal suo segretario generale Vincenzo Gorghi con la proposta di una Fondazione e la creazione di un Istituto di lingua e cultura russa, è molto probabile che essa venga in qualche modo smembrata, la biblioteca da una parte, la cineteca dall'altra. Quest'ultima, che conta circa 1500 titoli, fra lungometraggi e cortometraggi, documentari e film di finzione, rischia di disperdersi e frantumarsi, se non si trovano uno o più acquirenti che la vogliano conservare. Non v'è dubbio che i film sovietici conservati nella cineteca dell'Associazione, e tenuti «sotto controllo» da Gastone Predieri con una competenza e una passione rare, costituiscono un materiale artistico e documentario a dir poco eccezionale. Film altrimenti introvabili, edizioni originali e in traduzione, opere rare oppure famosissime, si sono andati accumulando nel corso dei decenni e hanno formato un catalogo la cui lettura ci consente di ripercorrere l'intera storia del cinema sovietico. Non c'è soltanto Ejzenstejn con i suoi capolavori, da Sciopero alle due parti di Ivan il Terribile, né ci sono soltan¬ to i soliti nomi e titoli che si trovano in tutte le storie del cinema e conoscono a memoria gli appassionati fìlmofaghi: Pudovkin e La madre, La fine di San Pietroburgo, Tempeste sull'Asia; Dovcenko e Arsenale, La terra, Sciors; Vertov e JUuomo con la macchina da presa; Kulesov e Dura lex e Le straordinarie avventure di Mister West nelpaese dei bobcevichi; i «fratelli» Vassiliev e Ciapaev, Kozincev e Trauberg e Nuova Babilonia e la Trilogia di Massimo. Ci sono anche i contemporanei, da Koncialovskij" a Mikhalkov a Tarkowskij, da Paradjanov e Ioseliani ai più giovani registi degli Anni Settanta. E' un panorama di estremo interesse, tanto artistico quanto politico, tanto storico quanto ideologico: Questa ampia selezione di opere, ripercorrendo le varie tappe di una produzione cinematografica che ha attraversato la storia di un Paese, oggi in frantumi ma per molti decenni al centro della storia e della politica contemporanee, consente al tempo stesso di soffermarsi anche su alcune tappe importanti della storia del cinema. Gli Ejzenstejn e i Pudovkin, i Vertov e i Dovcenko, i Kozincev e i Trauberg e molti altri con i loro film innovatori, a volte rivoluzionari, hanno segnato il cammino del cinema come arte, come nuovo linguaggio espressivo, come strumento di conoscenza e di propaganda. Si dirà che oggi il cinema, anche quello russo e delle altre Repubbliche dell'ex Unione Sovietica, è lontano dai modi e dalle forme, dai contenuti e dagli intenti di quello che fu il cinema sovietico classico. Non soltanto sono passati quasi settant'anni dal Patémkin e quasi sessanta da Ciapaev - cioè dai due filmemblemi della grande stagione del cinema muto sovietico e di quella del «realismo socialista» -, ma anche la nozione stessa di spettacolo cinematografico ha subito profonde mutazioni nei decenni, sino alle attuali sperimentazioni artistiche d'un Kubrick o d'un Wenders, d'un Godard o d'un Sempel. E tuttavia la rilettura, la visione o la revisione di quei film, su cui si sono formate generazioni di critici e di registi, può fornire ancor oggi più d'uno spunto di riflessione. Sono opere continuamente aperte all'analisi formale, allo studio della drammaturgia cinematografica e all'individuazione degli elementi contenutistici. Perché dietro un'immagine, fra le pieghe d'una sequenza, all'interno d'un processo di montaggio, quei film mostrano la complessa e articolata natura del linguaggio filmico, le cui regole essi stessi hanno contribuito a determinare. E sono regole che, sebbene oggi spesso in disuso, permettono di verificare quei contenuti drammaturgici, ai quali anche lo storico della società contemporanea, oltreché lo storico del cinema, deve fare ricorso, se vuole avere un quadro di riferimento documentato, ricco e probi» i.Litico. Sarebbe un gravissimo danno che questo straordinario patrimonio cinematografico, per ragioni contingenti o per mancanza di denaro, andasse irrimediabilmente perduto. Gianni Rondolino Sergej Ejzenstejn

Luoghi citati: Asia, Dovcenko, Odessa, San Pietroburgo, Unione Sovietica