Il museo c'è ma non si vede di Sabatino Moscati

Il museo c'è ma non si vede Da domani a Roma «Invisibilia», mostra di capolavori nascosti: chissà quando li rivedremo Il museo c'è ma non si vede Chiusure temporanee, lavori perenni 1~|i ROMA " ITALIA è il Paese dei musei invisibili. 0 meglio, j delle opere d'arte invisi Li bili nei musei che sono in perpetuo stato di ristrutturazione, chiusura temporanea, visitabilità parziale, e chi più ne ha più ne aggiunga. Per rimediare a tale situazione, almeno in parte e attraverso una serie di esempi, è venuta l'idea della mostra «Invisibilia - rivedere i capolavori, vedere i progetti», che s'apre domani nel Palazzo delle Esposizioni. Lo scopo è di illustrare la situazione dei musei e delle raccolte in cui sono in corso attività di ristrutturazione: esemplificare le opere d'arte che al momento non sono esposte, indicare quando e come lo saranno. Sarebbe irriguardoso parlare di un «libro dei sogni». Ma parliamo almeno di un «libro delle aspirazioni», perché una cosa è a nostro avviso certa: molte date previste si allungheranno, molte speranze dichiarate si annebbieranno. Dal che, per paradosso, deriva l'accresciuto interesse della mostra: vediamoli, almeno ora, questi capolavori nascosti, perché chissà quando li rivedremo. E cominciamo con l'archeologia, eterna sacrificata della nostra situazione museale. Gli stranieri vengono e sgranano gli occhi: possibile che Roma non abbia (o almeno, che non sia unitario e visibile) un museo archeologico? Purtroppo è proprio così, e per una serie di ragioni che si possono anche comprendere, ma che non risolvono certo il problema. Il fatto sta che la sede originaria nelle Terme di Diocleziano e nel grande chiostro di S. Maria degli Angeli è da tempo risultata insufficiente, sicché negli ultimi anni si è progettata, e si sta attuando, una tripartizione di sedi. La prima è quella stessa delle Terme di Diocleziano, compresa l'aula ottagona (meglio nota come Planetario) e quella della chiesa di S. Isidoro in Tennis, già sistemate e usate come esposizioni esemplificative delle colle¬ zioni. La seconda sede è quella del vicino Palazzo Massimo, che costituirà l'edificio centrale del Museo e che pure è stata oggetto di esposizioni. La terza sede, quella più arretrata nei lavori, è il Palazzo Altemps. Solo per chiarire l'importanza delle opere abitualmente invisibili, che ora invece vengono esposte, si consideri il caso del fregio pittorico dell'Esquilino, rappresentante il ciclo mitologico delle origini di Roma; o quello della «fanciulla di Anzio», rinvenuta nella villa imperiale di quella località, una delle statue più celebri del mondo antico. Si tratta di opere ampiamente riprodotte nei libri d'arte e in quelli scolastici; ma quanti lettori sanno che se volessero vederle dal vero, a parte l'attuale eccezione, non potrebbero? La tragedia dell'Antiquarium Un caso che non esitiamo a definire tragico è quello dell'Antiquarium Comunale, raccolta tra le più grandi dell'arte antica, particolarmente pregiata nella produzione «minore». Vi sono speranze di una prossima sistemazione; ma intanto, per lasciare la parola alla direttrice Anna Mura Sommella, «queste preziose raccolte sono state vittime illustri dell'indifferenza, dell'incuria e dell'impotenza di una società che non ha saputo trovare in mezzo secolo una soluzione idonea per dare alla città un nuovo grande Museo che ne riflettesse la storia urbana in età antica». Anche dell'Antiquarium Comunale possiamo vedere una scelta di reperti, dal mosaico con pesci del I secolo a.C. all'affresco con scena di genere di via dello Statuto del III secolo d.C, dalla lastra a rilievo con edificio templare dell'Esquilino alle varie impugnature di coltelli in avorio e osso, per finire con una fibula gotica in oro del V-VI secolo d.C. Frammenti sparsi, come si vede, di una realtà imponente che nel 1888 contava (citiamo da un inventario) «705 anfore con importanti iscrizioni, 2360 lucerne in terracotta, 1824 iscrizioni scolpite in marmo o nella pietra» ecc. ecc. Un caso a sé costituisce la Collezione Torlonia, più volte salita agli onori delle cronache per le roventi polemiche che l'hanno accompagnata. Di proprietà della famiglia principesca, conta qualcosa come 700 sculture greche e romane, tra cui alcuni capolavori straordinari. La difficoltà di visitarla sembra destinata a cessare con il prossimo trasloco nel palazzo della famiglia in via della Conciliazione. Nella mostra attuale, intanto, si possono vedere tre statue: poco, ma almeno qualcosa. L'archeologia, s'intende, non è tutto. E così troviamo anche capolavori del Museo Nazionale di Palazzo Venezia: un palazzo che non è stato mai integralmente disponibile per il Museo, donde difficili problemi di convivenza con altre istituzioni. Il problema della Borghese Non ancora esposte, e perciò esemplificate nella presente mostra, sono l'armeria Odescalchi e la collezione degli Arazzi. Ma se, come si preannunzia, le due sezioni saranno riaperte quest'anno, la partecipazione a «Invisibilia» resterà un lieto preavviso; e sarebbe uno dei pochi. Un altro caso è quello del Museo di Palazzo Barberini, ricco di dipinti, maioliche, vetri, stoffe e altri oggetti d'arte. Anch'esso soffre di problemi di coesistenza con altre istituzioni: la mostra ne esemplifica l'importanza e dovrebbe costituire un impulso alla sua auspicata autonomia di collocazione e di presentazione. H Museo degli strumenti musicali, invece, partecipa alla mostra perché assai recente e in via di organizzazione completa: il catalogo è in stampa, sicché si può sperare per il futuro. Infine, un caso complesso è quello della Galleria Borghese, che viene definita dal soprintendente Claudio Strinati «il punto più doloroso della problematica esaminata in questa mostra». E poiché stiamo citando il soprintendente, continuiamo: «La Borghese è chiusa ma chi ci lavora non è inerte e l'esposizione di alcune opere vuole essere anche la dimostrazione che questo luogo (una delle più straordinarie "palestre" dell'esercizio storico-artistico, attraverso ricerche, studi, attribuzioni, interpretazioni che durano ininterrottamente da oltre un secolo) non ha perso tale caratteristica». Concludiamo con una nota di sincero pessimismo. In Italia avremo sempre «invisibilia»; a nostro avviso non diminuiranno di numero, ma al caso si alterneranno. Diamo atto alla mostra di aver evidenziato una situazione spesso sottovalutata e sottaciuta; e diciamo che mostre del genere dovrebbero continuare perché, almeno, sia pure per esempi e a rotazione, alcune opere invisibili riusciremmo a vederle. Sabatino Moscati i Lastra a rilievo con il tempio dell'Esquilino (Antiquarium Comunale). A lato, la «Sibilla» del Domenichino (Galleria Borghese)

Persone citate: Anna Mura Sommella, Barberini, Claudio Strinati, Esquilino, Odescalchi, Torlonia

Luoghi citati: Anzio, Italia, Roma, Venezia