Nell'ufficio di Menghistu la tomba del Negus di Domenico Quirico

Nell'ufficio di Menghistu la tomba del Negus ETIOPIA L'ex Presidente voleva calpestare tutti i giorni il corpo per impedire che l'anima tornasse a tormentarlo Nell'ufficio di Menghistu la tomba del Negus Addis Abeba, affiorano dopo 17 anni i resti di Hailé Selassié Il giallo si apre la mattina del 12 settembre del '74. A Addis Abeba le strade sono semideserte, per il calendario etiope è Capodanno. Così sono in pochi a notare su una Volkswagen, scortata da un camion carico di soldati, un vecchietto che saluta paternamente i passanti. Le auto, uscite dal palazzo imperiale, scompaiono a gran velocità dietro il portone della caserma della quarta divisione. E' l'ultima volta in cui i poco fortunati sudditi del Leone di Giuda, l'ultimo discendente di Salomone, il re dei re Hailé Selassié, hanno la possibilità di vedere il loro sovrano. Per riavere sue notizie dovranno aspettare l'agosto del '75: cinque righe redatte dal governo militare che sta guidando la rivoluzione socialista annunciano che l'imperatore deposto è morto per «collasso». Diciassett'anni dopo la terza, macabra puntata. Nel palazzo imperiale, occultata sotto il pavimento di quello che fino a ieri era l'ufficio del dittatore Menghistu, appare una tomba con i miseri resti dell'ultimo erede di Salomone. In Africa le tragedie della storia devono mescolarsi con la magia. A volere quel sepolcro «domestico» è stato Menghistu, il soldato modernista che leggeva «Il Capitale», l'allievo prediletto di Breznev. Calpestare ogni giorno il suo vecchio nemico lo tranquillizzava, era una garanzia che «il suo fantasma non uscisse dalla tomba per perseguitarlo». Ma c'è ancora una pagina da scrivere. Scoprire cioè se l'autocrate che aveva commosso la Società delle Nazioni con la sua arringa contro Mussolini, che sopportava con noncuranza bibliche carestie e si salvava l'anima gettando talleri ai mendicanti, è morto davvero di morte naturale o è stato ucciso dai suoi carcerieri. C'è da colmare il grande silenzio di quell'anno da imperatore senza corona. I colonnelli della Giunta multare avevano riportato Hailé Selassié nel palazzo di Menelik, sulla collina che domi¬ na la capitale etiopica. Menghistu e il Negus, carnefice e vittima, hanno vissuto per un anno fianco a fianco giocando una tragedia di maschere pirandelliane. Hailé Selassié continuava a credere (o fingeva) di essere ancora l'Imperatore. Si atteneva al rigido protocollo che aveva sempre scandito le. sue giornate: messa all'alba, lunghe letture, udienze ai colonnelli del Derg che insistevano (per pietà o per calcolo?) a inchinarsi davanti a lui. Era stata cancellata «l'ora degli informatori», dedicata alle spie che venivano in udienza per raccontare piccoli e grandi misfatti della capitale. Non c'era più il servo incaricato di pulire con un panno di seta la pipì di Lulu, il cagnolino prediletto del monarca. Ma nel giardino i suoi leoni continuavano a ruggire pigramente in attesa della razione di carne. Nell'ex stanza del re si riunivano i nuovi padroni impegnati a inventare il socialismo etiopico. Nell'altra ala del palazzo i resti della sua corte, dignitari e generali storditi dalla paura e dalle torture, attendevano chiusi in cantina un destino di morte. Un gioco a rimpiattino sottile e crudele tra un vecchio e i suoi boia: in palio 100 milioni di dollari, il tesoro frutto di mezzo secolo di buon governo imposto all'Etiopia. I generali vogliono la parola d'ordine per impadronirsene. Ma il loro avversario è abile, cade in lunghi silenzi (una tecnica che aveva appreso da un guru indù), oppone sorrisi e auguri alle domande sempre più rabbiose. Il collasso è l'ultima beffa del re dei re? O, come sostengono i parenti del Negus, sono stati i militari a soffocarlo nel sonno con un cuscino imbevuto di etere? Il Negus amava farsi ripetere una sentenza dei Profeti: «Mi hanno tolto la vita nella prigione e hanno messo una pietra su di me». Domenico Quirico L'imperatore Hailé Selassié

Persone citate: Breznev, Hailé Selassié, Lulu, Mussolini, Negus, Profeti

Luoghi citati: Addis Abeba, Africa, Etiopia