«E' nato il partito trasversale della parolaccia»

«E' nato il partito trasversale della parolaccia» La frase del Presidente, «m'incazzo», offende la de Fumagalli e la pds Salvato. Ma molti minimizzano: «Così fon tutti» «E' nato il partito trasversale della parolaccia» Fini: «Noi ci andiamo pesante, ma possiamo permettercelo. Gli altri lo fanno per compiacere la gente» Prosperini(ex-Lega): «Epensare che quando io ho detto "mmircmpete le balle" è scoppiato ilfimmondo* ROMA. Cossiga: «Mi incazzo». Ohibò, o qualcosa di simile, devono aver esclamato ieri mattina i lettori dell'Unità nel leggere il titolo che apriva la prima pagina del quotidiano fondato da Antonio Gramsci. Il verbo proibito, pubblicato dagli altri giornali nelle pagine interne, ricompariva nell'articolo, con il Presidente impegnato a declinarlo in ogni forma possibile: congiuntivo, gerundio, participio passato. Sarà un segno dei tempi, che impongono messaggi ad effetto, ma il lessico dei politici è in caduta libera: gestacci, turpiloquio, insulti. Finora ci vengono risparmiate soltanto le bestemmie. Colpa della tv-spazzatura, come dice l'ex missino Staiti di Cuddia, o dell'«esempio che ci viene dal Quirinale», come insinua il capogruppo del pds, Quercini? Di «un'oscillazione del pendolo politico verso una svolta autoritaria», come sostiene il repubblicano Mammì o di una pura e semplice carenza di idee, come ammettono un po' tutti? Il viaggio nel partito della parolaccia comincia dall'assessore all'educazione di Milano, il leghista dissidente Piergianni Pro¬ sperini: «Visto, il Cossiga? E pensare che una volta io ho detto "non rompete le balle" ed è scoppiato il finimondo! Non credo che i politici usino le parolacce per seguire l'esempio dell'Orrido Suino, cioè il Bossi. La volgarità ormai è dappertutto. Anche il premio Nobel, quando si annoia, non dice più "che tedio", ma "che palle"». Il turpiloquio politico non è una novità assoluta: «Basta pensare - ricorda Mammì - al "me ne frego" dei fascisti. Ma rispetto all'involgarimento di oggi, i calci nel sedere con gli scarponi chiodati della propaganda elettorale del '48 sembrano roba da educande». Per il socialista Roberto Vinetti, direttore dell'Avariti/, non c'è nulla di nuovo sotto il sole, «tranne l'effetto amplificante della tv. I leader studenteschi del '68 si esprimevano in modo analogo. Io, comunque, pur stimando il direttore dell'Unità Foa, che è una persona educata, non avrei fatto quel titolo. Questione di sensibilità». Altro dilemma: la parolaccia è di destra o di sinistra? Gianfranco Fini, segretario del movimento sociale non ha dub¬ bi: «Noi ci andiamo pesante, ma possiamo permettercelo, dopo quarant'anni di opposizione. Gli altri, invece, hanno virato all'improvviso, per compiacere la gente comune. Ecco allora la volgarità di Bossi, del genere stupidaggini a ruota, libera, e quella di La Malfa, lo zombie senza baffi, che la condisce con una serie di riferimenti pseudoculturali. In fondo, La Malfa è un Bossi che parla inglese». E i riferimenti di Occhetto alla «stitichezza» della lista Giannini? Ersilia Salvato, senatrice di rifondazione comunista, ricorda che «Berlinguer non avrebbe mai parlato di problemi intestinali». Sul fronte democristiano, Ombretta Fumagalli ammette: «Quando un mio collega di partito dice una parolaccia sento una fitta al cuore. Andreotti e Forlani non le dicono mai». Assoluzione anche per Gava, che pochi mesi fa proruppe in un «cacchiarola!»: «Usa espressioni fiorite che riflettono la sua napoletanità e hanno quasi una valenza culturale». «Il problema non è la parollaccia, ma chi la dice», garantisce Staiti di Cuddia, che lo stemma di barone autorizza ad ergersi a giudice del "bon ton" parlamentare: «Palmella può permetterselo, mentre Cossiga, con quel tic al labbro e il vestito sempre grigio, fa semplicemente ridere». Le signore della politica si stanno adeguando alla nuova moda. Ersilia Salvato, l'unica donna che fuma il sigaro in Parlamento, ammette che il turpiloquio ha contagiato la prosa di qualche sua collega. La Fumagalli dissente: «Le donne sono più educate e rispettose degli uomini. La lotti, ad esempio, è il massimo della signorilità». il partito della parolaccia trova comunque un suo paladino. Gianfranco Funari: «Sono utili e fanno bene, perché aiutano i politici ad andare verso il linguaggio comune». Una fuga dall'ipocrisia? «Prima si esagerava dal lato opposto - ricorda Mammì -. Per mandare qualcuno a quel paese, bisognava dire: "esprimo le mie perplessità"». «Sì, l'ipocrisia è il male peggiore - sentenzia Prosperini -. Detesto quelli che dicono "porco zio". Perché io, una bestemmia, o la dico oppure sto zitto». Massimo Gramolimi In senso orario Ombretta Fumagalli Gianfranco Fini Piergianni Prosperini e Oscar Mammì Sotto Ersilia Salvato

Luoghi citati: Milano, Roma, Staiti