Batistuta il tuono sul Diavolo

Batistuta, il tuono sul Diavolo Due argentini protagonisti nella sfida a distanza tra il Milan e la Juventus Batistuta, il tuono sul Diavolo «Da mister nessuno a stella, e non è finita» FIRENZE DAL NOSTRO INVIATO Gabriel Omar Batistuta è l'ultima scorciatoia di una città in perenne, e burrascosa, Usta d'attesa. La sfida tra Fiorentina e Milan si ciberà, oggi, del suo duello con Marco Van Basten. Bisnonni friulani, 23 anni compiuti il primo febbraio, Batistuta è un argentino quieto, tutto casa e bottega, capace però di eruzioni bibliche e slogan singolari, se non addirittura trasgressivi, tipo «non mi piace il tango». Vive con la moglie Irina e il figlioletto Thjago, nato a Firenze il 10 dicembre, nella villetta che fu di Roberto Baggio. Segno del destino: anche se al suo arrivo l'orchestra dei critici diretta da Sivori gli dedicò un de profundis. Chi scrive, deve a Batistuta le emozioni più forti della coppa America 1991. Poco o niente si sapeva di lui, se non che giocava nel Boca Juniors e che era compagno di quel Diego Latorre già bloccato dalla Fiorentina. In Cile Latorre perse, in un colpo solo, il posto in due squadre: prima nella nazionale, poi nella Fiorentina. Al contrario, Batistuta si laureò capocannoniere, sei gol in sei partite, e convinse i Cecchi Gori a rivedere la scaletta: «Bati» subito, Diego fra un anno. E non viceversa. A Santiago, in quei giorni, circolavano emissari di altre società, fra i quali Nello Governato per conto della Juventus. Ma l'attaccante impressionò più noi e la Fiorentina che loro. Batistuta era il tuono, Careggia il vento. Non a caso, oggi, proprio «Bati» e «Cani» sfidano Milan e Juve. La Fiorentina gli passa mezzo miliardo a stagione, premi esclusi. Ha firmato per quattro anni. E' costato sei miliardi - tenetevi forte: 200 milioni in meno della somma che era stata pattuita per Baroni, poi trattato e ingaggiato dal Bologna - più il prestito gratuito di Latorre e di un altro punterò (Mohamed, valore 2 miliardi). Il suo procuratore, Settimio Aloisio, calabrese, ex strillone dell'Unità, si è messo in tasca tre miliardi: il cartellino gh apparteneva al cinquanta per cento... Batistuta non ha la sublime leggerezza di Van Basten: è un bomber che bada al sodo, come ne nascevano una volta, quando agli attaccanti si chiedeva il sale del gol e non l'aceto del pressing. Già nove reti nell'attuale campionato, e addirittura sei nelle ultime tre giornate: una alla Juventus, due al Genoa, tre al Foggia. Tutte su azione: cinque di destro, quattro di testa. E tre pali, di sinistro. «Il gol più bello l'ho segnato alla Cremonese; il più importante, alla Juve: ero uno dei tanti, all'improvviso sono diventato il numero uno». Da Batistuta a Batigol: come in Ar gemina, come in Cile. Gabriel è di Reconquista, regione di Santa Fe, nel cuore del Paese. «Da voi il calcio è tutto, da noi quasi. In Italia si difende di più. La mia è una vita normalissima, quasi banale. In centro ci vado sì e no una volta alla settimana, Firen ze è stupenda, ma io ho bisogno della mia tana. Mi diverto con poco: un po' di musica, per esempio. Meglio se melodica. Niente tango, niente rock». Non ha mai giocato con, o contro, Mara dona. Per Natale ha sorpreso tutti: macché ferie a casa, resto qui. Giubbotto di pelle, jeans sdruciti, scarpe da tennis: quando non entra in area, si camuffa così. E dire che, ai tempi del River Piate, sette partite quattro reti, venne scartato da Daniel Passarella in persona: «Non credeva in me». Come Dezotti, Balbo e Valdano, ex Real Madrid, attaccanti extra-large, si è formato a Rosario, presso il Newell's Old Boys. «Il Milan spiega - non ha eguali al mondo. Van Basten, poi, è unico. Vale da solo mezza squadra. E meno male che non gioca Baresi, l'altra metà». Batistuta ha raccolto, sin qui, sei ammonizioni e un turno di squalifica. Senza rigori, sarebbe a un gol da Van Basten: dieci a nove. Già, i rigori: troppo leale, brontolano in sede, non si tuffa mai. La Fiorentina, per la cronaca, non ne batte uno dalla bellezza di trentatré giornate: l'ultimo, trasformato da Massimo Orlando a Bergamo, non evitò la sconfitta, 2-1 per l'Atalanta, e risale al 17 febbraio 1991. Giusto un anno fa: diavolo d'un Milan, toccati pure. Gabriel Omar Batistuta non ha una faccia da ricco. Nel Boca Juniors, la scorsa stagione, mise a segno 11 reti. A Reconquista, dove è nato, lo chiamavano semplicemente «el gordo», il grassone. Giocava a basket, sport al quale deve la micidiale elevazione che, spesso, lo sottrae alla contraerea degli avversari. «Il miglior difensore? Vierchowod. I migliori in assoluto? Van Basten, Roberto Baggio, Caniggia». Da martedì ha staccato il telefono. Troppa euforia, troppi amici degli amici. Sotto casa, c è odore di spray ancora fresco: W Batigol al posto di W Baggio. Anche i muri hanno saputo di Fiorentina-Juve. Roberto Beccantini L'attaccante rivelazione della Fiorentina ha segnato 9 reti tutte su azione (5 di destro, 4 di testa) Gabriel Omar Batistuta (sotto), detto «il tuono», si è messo in luce nella Coppa America '91 : «Non mi paragono a Van Basten perché è un campione inimitabile, da solo l'olandese vale mezzo Milan. Meno male che manca Baresi che è l'altra metà» Claudio Paul Caniggia, 24 anni, soprannominato «il figlio del vento», con i suoi gol ha battuto Brasile e Italia negli ultimi campionati del mondo