Krabbe colpevole la sua corsa è finita di Emanuele Novazio

Krabbe colpevole la sua corsa è finita Esami antidoping manipolati: 4 anni di stop Krabbe colpevole la sua corsa è finita BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Katrin Krabbe è stata squalificata per quattro anni «per aver manipolato i test antidoping», e se il verdetto della Federazione tedesca di atletica leggera non sarà annullato dai ricorsi alla giustizia ordinaria, la campionessa «regalata all'Occidente» dalla macchina sportiva della Ddr in agonia smetterà di correre per sempre. Con la ventitreenne vincitrice di tre titoli europei e due mondiali sui cento e sui duecento metri, sono state squalificate due compagne della Nazionale: Grit Breuer, ver, inni, vice campione del mondo sui quattrocento metri, e Silke Moeller, ventotto anni, un'altra ottima velocista. Il loro allenatore, Thomas Springstein, è stato squalificato a vita perché evidentemente si è ritenuto che abbia indotto le atlete a far uso di sostanze proibite. O addirittura, come scriverà domani lo «Spiegel», per aver «prestato» le sue urine alle ragazze. La notizia non è confermata, ma si sussurra che i campioni esaminati appartenessero a urine maschili. Nessuno ha reagito, ancora, ma un ricorso era stato annunciato m anticipo, nel caso di condanna. Nel frattempo tutti sono sospesi, e sullo sport tedesco si abbatte l'incubo minaccioso di Ben Johnson, «l'uomo più veloce della terra», squalificato nell'88 a Seul dopo aver vinto i cento metri battendo Cari Lewis. L'accusa che lega Katrin alle compagne e all'allenatore è la manipolazione dei test compiuti durante un allenamento in Sud Africa, il 24 gennaio. La Federazione ieri ha sciolto gli ultimi dubbi, amplificati dalle polemiche successive alle prime analisi e poi alla controprova di domenica scorsa. Dice il comunicato diffuso ieri pomeriggio: «Considerate tutte le possibilità, non si può fare a meno di concludere che le urine delle tre atlete sono state manipolate». I sei campioni di urina esaminati «provenivano dalla stessa persona o dalla stessa provetta dopo la mescolanza delle urine»; le tre atlete hanno fatto ricorso a un metodo che «cambia l'autenticità e il valore delle analisi dell'urina». Katrin e le compagne «hanno agito intenzionalmente per trarne vantaggio, e sono dunque colpevoli». In Germania chi manipola i test antidoping viene punito dalla legge sportiva allo stesso modo di chi viene trovato positivo al controllo. La sentenza è uno shoc perché colpisce prima di tutto l'immaginazione, al di là dei nomi delle glorie tedesche coinvolte nella vicenda. Katrin Krabbe è per il popolo sportivo pantedesco un simbolo multiplo, è l'atleta più veloce del mondo che sa vincere tutto o quasi, ma è anche la ragazza elegante che fa pubblicità di lusso sui giornali e alla tv, è la giovane bella e disinvolta che ha infranto il mito della velocità santificata da muscoli troppo vistosi ed eccessivi, secondo il cliché e lo stile femminile alla scuola dell'ex Europa socialista. La sua irruzione sulle piste era stata il segno di una svolta, che l'unificazione sportiva della Germania aveva rilanciato in tutto il mondo. Per questo intorno a Katrin si stava consolidando uria leggenda. Finora, tutte le storie di doping che anche m Germania infettano lo sport l'avevano lasciata indenne, e gli scandali passati che avevano coinvolto altre atlete, come lei nate e cresciute all'Est, non l'avevano mai sfiorata: nono stante le prove, esibite mesi fa, sull'uso consueto degli anabolizzanti nello sviluppo di centinaia di ragazze affidate all'«Università dello Sport» di Lipsia negli anni del regime. All'improvviso, le prime insinuazioni sulla manipolazione dei campio ni di urina prelevati dopo una sessione di allenamento in Sud Africa, e poi le voci anticipate dalla stampa popolare. Fino alla conferma, due settimane fa, e alla sospensione della squalifica e del giudizio finale, in attesa di una controprova che anche lei aveva chiesto, giurando innocenza. Quando anche il secondo test, domenica scorsa, ha confermato che le urine di Katrin Krabbe, di Grit Breuer e di Silke Moeller erano risultate sorprendentemente uguali ai controlli, la sentenza della Federazione non poteva più essere evitata. Le conseguenze della condanna saranno gravi anche perché arriva alla vigilia delle Olimpiadi in Spagna, che avrebbero dovuto essere la definitiva consacrazione per la Krabbe e il suo stile. E perché una polemica feroce già si annuncia: il verdetto di ieri non prova che la Krabbe e le compagne abbiano fatto uso di doping. Per questo c'è soltanto il sospetto, alimentato dalla certezza della manipolazione di campioni di urina: è la prima volta che una condanna così pesante viene inflitta su queste basi. Ma i titoli, i tre europei vinti nel '90 e i due mondiali del '91, non le saranno cancellati: a meno che non sia lei stessa a confessare di avere usato il doping, in passato. Non basteranno, infatti, le prove che sostiene di aver raccolto lo «Spiegel» in edicola domani: secondo le anticipazioni diffuse ieri, il settimanale accusa la Krabbe e le compagne di avere già manipolato le analisi antidoping, parecchi anni fa. Emanuele Novazio HI Katrin Krabbe, oro nei 100 e 200 ai Mondiali di Tokyo '91

Luoghi citati: Ddr, Europa, Germania, Spagna, Sud Africa, Tokyo