Intanto l'industria pensa agli scarti
Intanto l'industria pensa agli scarti Intanto l'industria pensa agli scarti Dai residui caseori medicinali, biscotti e bottoni TORINO. Li troviamo nei salumi come nei biscotti, nei medicinali come nei bottoni e in tanti altri prodotti; ma servono anche per produrre energia sotto forma di metano. Queste multiformi sostanze non sono altro che i sottoprodotti della lavorazione del latte. Sottoprodotti che oggi, per la maggior parte, costituiscono in Italia un grosso problema, perché devono essere smaltiti, in quanto poche aziende sono attrezzate per un loro utilizzo. E, poiché smaltirti senza inquinare significa spendere molto denaro, si sta guardando che cosa fanno all'estero per sfruttare i residui della lavorazione del latte, soprattutto oggi che si possono sfruttare le biotecnologie. Secondo il dottor Giangiacomo dell'Istituto sperimentale lattiero-caseario di Lodi, si tratta di un settore in espansione, purché l'industria italiana imbocchi nuove strade, riqualificando la propria produzione e differenziandola per prodotti ad elevato contenuto tecnologico. A parte il burro, il formaggio, il latte in polvere, lo yogurt, le creme, che derivano «direttamente» dal latte, è dal siero che si ricavano tutta una serie di prodotti curiosi e interessanti. Intanto, vediamo che cos'è esattamente: il siero, come spiegano gli esperti, è il sottoprodotto o residuo della lavorazione delle classiche trasformazioni industriali del latte in formaggi, ma anche di molte possibili produzioni alternative. L'utilizzazione o lo smaltimento del siero crea oggi gravi problemi alle industrie di tutto il móndo. In Italia, anziché ricercare possibili soluzioni, si è preferita - come sostiene Gianciacomo - la scorciatóia dell'alimentazione dei suini finché è stato di un certo interesse, per terminare poi con massicci scarichi nelle fognature, al fine di evitare costi di trasporto, o impianti di depurazione, o spese d'investimento per la sua riutilizzazione. E non si tratta di poca cosa. La disponibilità di siero in Italia è di circa 70 milioni di quintali, pari a 4,2 milioni di quintali di solidi, cioè poco meno della metà dell'intera produzio¬ ne casearia nazionale. Oggi, anche se non vi sono precise statistiche in merito, il 70-80 per cento di questo immenso fiume di siero viene destinato all'alimentazione dei suini, il 10-15 per cento viene concentrato o «spraizzato» e il rimanente viene disperso nelle fognature o sui campi. E' proprio su questa quota di siero distrutta che vertono le dispute circa la sua riutilizzazione. Infatti il siero di latte non è un prodotto inerte e privo di sostanze, bensì una materia prima ricca di potenzialità produttive e come tale - osservano i tecnici dell'Istituto di Lodi dovrebbe essere raccolta, concentrata in aziende idonee e trasformata. Le utilizzazioni del siero sono molteplici. Intanto si possono ricavare delle sieroproteine, che, dopo ulteriore disidratazione, vengono impiegate in panificazione, pasticceria, nei salumi, in prodotti dietetici e per l'infanzia. Dal siero sono poi ricavabili le cosiddette «frazioni proteiche», utilizzate nell'industria farmaceutica. Tanto per fare un esempio, quei bianchi granelli dolciastri che vengono usati (anche in omeopatia) come materiale di supporto e confezionamento dei princìpi attivi, non sono altro che lattosio ricavato dal siero del latte. Con ulteriori lavorazioni; questo zucchero può essere usato nell'industria delle confetture. Infine - quasi fantascientifico - dal siero si ricava energia, mediante la digestione anaerobica a metano. Il processo, come spiega Giangiacomo, è relativamente semplice e fornisce un prodotto riutilizzabile nel luogo di produzione per dare energia. In Italia la conversione sierometano significherebbe produrre 183 milioni di metri cubi di metano se tutto il siero avesse tale destinazione. Questa quantità rappresenta il 60% del consumo di metano di una città come Milano; oppure il combustibile necessario per sei mesi per produrre energia elettrica in una centrale da 320 megawatt, all'incirca come quella di Cassano d'Adda. Livio Burato
Persone citate: Livio Burato
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