Latte ultimatum al governo

Latte, ultimatum al governo l'associazione dei produttori: «Vogliamo chiarezza, oppure ci sciogliamo» Latte, ultimatum al governo Golia risponde-, rivediamo le quote MILANO DAL NOSTRO INVIATO Mai come in queste settimane il latte è al centro dell'attenzione. Il settore è sotto pressione: da una parte le quote di produzione imposte dalla Cee e il piano Mac Sharry, che impongono tagli. Dall'altra la situazione nazionale, cioè quella di un Paese che, per coprire il suo fabbisogno, deve importare ogni anno enormi quantità di prodotto. Allevamenti che chiudono da una parte, dunque, e fiumi di latte che entrano dalle frontiere dall'altra. La situazione è decisamente critica, ma ci sono segnali che fanno capire quanto il settore sia vitale. L'industria alimentare guarda con interesse al latte, in questi ultimi tempi soprattutto al «fresco», cioè quello destinato al consumo quotidiano. In corsa per aggiudicarsi il massimo spazio in questo comparto sono la Sme, il gruppo alimentare di Stato, e la Parmalat, guidata da Calisto Tanzi. A quanto pare si sta delineando una spartizione del territorio: la Sme ha come obiettivo il Mezzogiorno, la Parmalat punta al Nord. Come si è arrivati al punto attuale? Lo spiega Carlo Venino, presidente di Unalat (l'associazione che raggruppa i produttori di latte, 6000 miliardi di fatturato): nel 1983 Bruxelles stabilisce le quote e l'Italia accetta, sotto sotto c'era l'idea che potessero essere gestite in manie- ra dolce, elastica. Poi venne il decreto ministeriale 258 del luglio '89 che ufficializzava l'applicazione delle quote in Italia e ne affidava la gestione a Unalat. L'associazione recepisce, l'anno dopo, le prime indicazioni e fissa come base per le quote la produzione '89-'90. Questa campagna - continua Venino - era stata particolarmente favorevole, perché si era spuntato con l'industria un contratto molto conveniente. Gli allevatori continuavano ad essere convinti che le quote fossero solo uno spauracchio e ognuno continuava a fare ciò che voleva; anzi, proprio nell'89, molti riprendono la produzione abbandonata qualche anno prima. Nel '90 la doc¬ cia fredda: il mercato precipita, la produzione continua naturalmente a non raggiungere l'autosufficienza, ma per l'industria è esuberante. Il prezzo crolla. Poi arriva Goria, che chiede un momento di riflessione sul problema al termine del quale sottolinea che è necessario dare delle indicazioni di programma. Noi allora - spiega il presidente dell'Unalat - affidiamo a un pool di docenti universitari la preparazione di un «libro bianco» sul latte e lo consegniamo al ministro. Dallo studio risulta: che la nostra produzione è sufficiente a coprire solo il 50% del consumo interno; che la richiesta di «fresco» è in continuo aumento; che accettare la diminuzione programmata fino al Due¬ mila significa mettere in crisi la produzione dei «tipici», Parmigiano e via dicendo. Ma Unalat presenta anche una sua posizione che si impernia su un concetto molto chiaro: siamo nella Cee ed è logico che dobbiamo convivere, ma non è altrettanto logico che dobbiamo subire la pressione degli interessi del Nord Europa. Quindi, quale sarebbe la migliore soluzione? «La migliore soluzióne - risponde Venino - sarebbe quella di poter coprire il 60% della richiesta interna, il che significherebbe arrivare a produrre 110 milioni di quintali l'anno. Cosi facendo noi tireremmo il fiato e la Comunità europea avrebbe da gestire il 40% del nostro mercato nazio- naie, dando un grosso contributo allo smaltimento delle eccedenze di altri Paesi partners. Questo obiettivo, però, si raggiungerà solo presentandosi alla Cee con una volontà politica precisa e determinata. Speriamo di arrivarci, il fatto che Goria e Andreotti si siano interessati per risolvere il problema ai massimi livelli comunitari lascia ben sperare». Ma, al di là delle speranze, la corda è tesa allo spasimo. «Restano ancora da regolarizzare, per quanto riguarda le riscossioni sulla supercorresponsabilità (550 lire il litro, che devono essere pagate da chi supera la quota produttiva assegnata), un paio di «campagne». E queste sono di competenza statale. La riscossione dell'ultima campagna, la '91-'92, sarà invece di competenza Unalat, ma noi non abbiamo le strutture che ci consentano di portare a termine un compito di gestione tanto delicata. A questo punto non ci sono dubbi: o abbiamo, diciamo entro marzo, risposte chiare sulla nostra posizione oppure l'Unalat non aspetterà Mac Sharry per sciogliersi». Sulla vicenda, l'altroieri, il ministero dell'Agricoltura ha diramato una nota che dice tra l'altro: «In data 4 febbraio il presidente di Unalat ha comunicato che il volume complessivo della produzione dei suoi associati ha superato di gran lunga le quote attribuite al nostro Paese. La comunicazione di Unalat configura una situazione di straordinaria importanza; la questione è tale da non poter che investire il presidente della commissione Cee e il presidente del Consiglio dei ministri italiano. Va al riguardo segnalato che, secondo informazioni in nostro possesso, anche la Spagna ha in tempi recentissimi denunciato uno splafonamento di circa 1 milione 400 mila tonnellate». «Tutto ciò premesso - prosegue il comunicato di Goria - si è suggerito alla presidenza del Consiglio di chiedere un'ampia rinegoziazione della posizione italiana in relazione al regime delle quote latte, dichiarando tale rinegoziato un interesse vitale per il nostro Paese». Vanni Cornerò LE CIFRE DEI DODICI BELGIO PROD. LATTE (CUI) CONSUMI TOTALI * QUOTE 91/92 (0.11) LUSSEMBURGO 39.170.000 21.439.900 30.300.000 DANIMARCA 47.470.000 10.700.011 45.250.000 FRANCIA 259.040.000 104.077.020 240.130.000 GERMANIA 242.430.000 151.130.350 205.070.000 GRECIA 0.000.000 22.971.030 5.010.000 IRLANDA 53.020.000 0.540.047 53.010.000 ITALIA 105.700.000 153.010.550 90.300.000 0LANDA 113.540.000 51.170.004 112.130.000 P0RT0GALL0 13.000.000 10.311.020 19.000.000 GR.BRETAGNA 149.120.000 124.705.074 147.090.000 SPAGNA 57.470.000 00.902.100 50.790.000 ESCLUSI AUTOCONSUMI ED IMPIEGHI ZOOTECNICI Carlo Venino presidente Unalat chiede un aumento della produzione