Sanremo: la vittoria è quasi Mia di Marinella Venegoni

Sanremo: la vittoria è quasi Mia La Martini vincitrice del Festival 92? Tutti i meccanismi e i segreti della gara Sanremo: la vittoria è quasi Mia Favoriti anche Barbar ossa e Vallesi, protetto dalla Caselli Ma i discografici temono soprattutto l'eliminazione la prima sera SANREMO. Lo sanno ormai tutti, anche quelli che nel Festival non ci mettono mai le mani: il vincitore della manifestazione più amata/odiata dagli italiani, dal 26 al 29 febbraio su Raiuno dal teatro Ariston, sarà lei, Mia Martini, l'ultima grande interprete della generazione di mezzo. Queste curiose profezie, che si avverano con puntualità inquietante, hanno accompagnato l'internazionalizzazione dello showbusiness italiano negli ultimi anni; ma nessuno se n'è mai scandalizzato troppo, perché la canzone vincitrice obbedisce sempre ad alcuni criteri fissi e accettabili: melodia ampia e distesa, partitura classica, facilmente ricordabile, interpretazione intensa e voce sparata. A questi requisiti rispondeva l'anno scorso Riccardo Cocciante, agli stessi risponde «Gli uomini non cambiano» di Mia Martini: una donna delusa che parla dei maschi come di autentiche canaglie; più che la musica, retorica per come si conviene, avrà grande impatto emotivo la straordinaria grinta dell'interprete: i primi test d'ascolto hanno trascinato qualche dipendente addirittura agli occhi lucidi. Lacrime a parte, la casa discografica di Mia Martini è la Fonit Cetra, consociata Rai, che quest'anno, per la prima volta, organizza il Festival in proprio. Gli osservatori più disincantati sospettano che questa possa essere più di una semplice coincidenza destinata a incidere sul pronostico. Sono le solite chiacchiere, destinate a non trovare mai prove provate. E nessuno in fondo, nell'ambiente canzonettaro, è così interessato ai pronostici: quest'anno a Sanremo torna la gara, per la prima volta dagli Anni 70, e più che la speranza della vitto¬ ria, nelle case discografiche si respira realisticamente il timore delle eliminazioni: nove dei 24 big torneranno a casa dopo la prima sera bocciati dalle .giurie, senza potersi esibire in finale. Un rischio che brucia. Il meccanismo deU'eliminazione, oltre a tener lontano da Sanremo qualche personaggio di spicco, timoroso dì beccarsi una pedata e via, ha provocato un prudente, generale, appiattimento verso il basso delle canzoni proposte: sono poche le stravaganze e ancor meno gli innovatori, i brani somigliano come pavide gocce . d'acqua ad altre canzoni di successo; niente di paragonabile, dunque, con l'ultimo Festival Aragozzini, decisamente superiore. La gara ravviverà magari lo spettacolo ma non aiuta la qualità, stante il livello di coraggio che si vede all'orizzonte. La Rai però è interessata soprattutto allo spettacolo, e i conti tornano, vinca o non vinca la brava Mia. Un enorme polpettone adatto ai millegusti, insomma: il tritatutto della gara passa una sgallettata e meschina dance di Jo Squillo, «Me gusta il movimento», accanto ad una commovente «Italia d'oro» di Bertoli degna dei canti di protesta dell'800; «Perché» un bel testo di Ale andrò Baldi, cantato con la consueta energia da Fausto Leali e le banalità amorose di un declamante Mino Reitano; Mariella Nava dignitosamente protestataria e Riccardo Fogli per il quale è stato scelto, da un album con qualche bella sorpresa, «Una notte così», più scontata. Nell'ansia di metter dentro più gente possibile, sono nate coppie curiose: in «Favola Blues» Peppino di Capri pare esangue mentre si confronta con la selvaggeria dell'emergente Pietra Montecórvino; l'ex dissennato Giorgio Faletti duetta con l'antica Orietta Berti in una rumba/tango nemmeno spiritosa; Flavia Fortunato e Franco Fasano fanno l'esatto remake di «Ti lascerò» (cantata allora da Oxa/Leali) con «Per niente al mondo»: entrambe scritte da Fasano, e nessuno dei due è un big. Ma tant'è, pare che anche qui le protezioni politiche facciano aggio su tutto, e curiosamente da tempi immemorabili la simpatica Fortunato riappare ogni volta che c'è la ditta Ravera: ma il suo sponsor è Mastella, mentre Ravera è forlaniano. Misteri consueti delle alchimie sanremesi. C'è anche un'ampia rappresentanza napoletana. In prima linea la Nuova Compagnia di Canto Popolare in «Pe' dispetto», con la voce sempre bellissima di Fausta Vetere; c'è l'intensa Lina Sastri e Massimo Ranieri che canta «Ti penso» con 'asciuttezza inconsueta. I Tazenda ci riprovano in sardo, sui bambini vittime della guerra; l'ultima strofa, in italiano, è firmata Fabrizio De André. Infine una sventagliata di vecchie glorie. L'indiano di Pavia, il buon Drupi che mai delude; la Formula Tre in un brano che fa il verso a Battisti; i New Trolls al gran completo-tranne-il-marito-dellaOxa coi loro più classici impasti vocali; due oggetti misteriosi,. Michèle Zarrillo con un brano di Venditti, e Paolo Mengoli che pare non abbia neanche una casa discografica e come sia arrivato fin qua è un altro dei tanti misteri. Mengoli canta come Gianni Morandi, e fa il portiere della Nazionale Cantanti dopo l'abbandono di Baccini. Può darsi che basti, auguri a lui. Candidati a buone posizioni sono Luca Bar- fa arossa e Paolo Vallesi, protetto di Caterina Caselli ed ennesimo epigono del filone baglionramazzottesco, che sembra aver già surclassato il fenomeno Masini. Il suo mentore fiorentino, Gianfranco Bigazzi, ha già vinto comunque il Festival: sua e di Giuseppe Dati è la canzone di Mia Martini, sua la musica di Leali e di infiniti altri. Contro la noia e il déjà vu, rischio mortale di Sanremo, attirerà attenzione più del solito la sezione dei giovani. Scorrendo l'elenco dei 18, l'occhio cade subito su Andrea Mingardi che naviga stabile intorno ai 40, ha fatto cose più considerevoli che non la Fortunato e canterà qui con Alessandro Bono: simpatica coppia di smandrappati, sulla scia del Vasco. C'è Massimo Modugno, figlio del Mimmo nazionale; c'è Andrea Monteforte sponsorizzato da Gino Paoli, e Bracco Di Graci che canta come Lucio Dalla che lo ha scoperto; il nonvedente Aleandro Baldi ha dato la canzone più bella a Leali e canta con una certa Alotta «Non amarmi». Due gruppi, Statuto e Aeroplanitaliani, promettono un po' d'aria fresca. Speriamo di non prendere il raffreddore (ma pare un esorcismo perfino eccessivo). Marinella Venegoni Qui sopra Mia Martini, da tutti indicata come la più probabile vincitrice del Festival con il brano «Gli uomini non cambiano» Accanto Barbarossa, favorito con «Portami a ballare»

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