Porta lo scrittore in tv il sonno è assicurato

Porta lo scrittore in tv il sonno è assicurato Costanzo e Augias mettono a confronto le loro esperienze per parlare di libri sul video Porta lo scrittore in tv il sonno è assicurato l ROMA A più disinvolta? Dacia Marami. Il più impaziente? Pietro Citati. La più impetuosa? Lara Cardel- la. Il più distratto? Vittorio Foa che, dopo un dibattito televisivo, stava per uscire dallo studio con il cappotto dello storico Claudio Pavone di cui era andato a presentare il volume sulla Resistenza. Dietro l'ormai lunga storia del libro in tv ci sono ora tante microstorie ed aneddoti. Ma soprattutto c'è un annoso problema: perché il libro sul piccolo schermo quasi sempre annoia, fa fuggire gli spettatori? Perché, per salvarlo, si ricorre ad espedienti spettacolari che a volte fanno a pugni con l'impegno profuso dagli autori e la serietà degli argomenti trattati? Di questo discuteranno martedì prossimo a Roma, nella sede dell'Accademia spagnola, i due più noti showmen televisivi e giornalisti che nei loro programmi hanno spesso avuto come protagonisti i libri ed i loro autori. Maurizio Costanzo e Corrado Augias, moderati dal sociologo ed esperto di comunicazioni di massa Alberto Abruzzese, si tro- veranno così a consulto al capezzale dell'audience che crolla sotto il peso dei libri. L'incontro è una specie di premessa alla terza edizione di Galassia Gutenberg, la mostra mercato del libro che si svolgerà a Napoli dal 19 al 23 febbraio. La Volpe del «Maurizio Costanzo Show» e il Gentleman di «Babele» rappresentano due modi assai diversi di porgere al pubblico i libri (e non i libri soltanto). Costanzo fa discutere del più e del meno nel suo salotto e poi, quasi per caso, sbuca fuori un ospite col volume in mano. E' meglio se si tratta di un libro curioso o di un caso umano che fa discutere e magari litigare. Per Augias, che fin dall'inizio si è chiaramente ispirato alla trasmissione transalpina «Apostrophes», il libro è protagonista assoluto e in vetrina, meglio se si tratta di opera «di cultura».' Ma anche il «maturo Pollicino», come una volta l'ha chiamato Pietro Citati, ha dovuto sempre più spesso tradire l'understatement a favore di incontri-scontri, qualche volta di vere e proprie risse fra gli ospiti, come è successo all'inizio di questo mese nella trasmissione dedicata ai libri sul caso Cossiga: «Il mio obiettivo - spiega Augias - è quello di realizzare incontri animati, dove ci sia la dialettica, con un tiro incrociato di opinioni. Non mi piace la rissa. Se questa è capitata eccezionalmente certo non l'ho cercata io. Ma debbo notare che la stampa ha completamente taciuto su puntate di "Babele" di grande interesse, mentre si è gettata a capofitto ogni volta che nella trasmissione sono volate parole forti». Per Costanzo il suo show «non è un boudoir né tantomeno un salotto buono, ma un'arena, una tribuna». E, con questa premessa, non può stupire che proprio nel suo spettacolo sia nato, discutendo di libri e poesie, il «fenomeno Sgarbi», il dibattito ur- lato e le invettive che poi hanno avuto tanti imitatori. Ma gli scrittori italiani sono telegenici? Sanno parlare al pubblico televisivo? «Una cosa è certa - riconosce Costanzo - la loro capacità di comunicazione televisiva è del tutto indipendente dalla qualità narrativa. Quel che importa non è il motivo per cui gli autori intervengono alla trasmissione, ma le cose che dicono. Di fronte alla telecamera l'ospite migliore è quello che riesce a stupirmi». Il sociologo Abruzzese non è d'accordo: «Si possono adottare due strategie: far conversazione intorno al libro oppure far spettacolo con l'autore. Possono fallire entrambe: ciò che importa realmente è il contenuto del libro. Se è appassionante, le esibizioni o l'istrionismo di certi personaggi contano poco». L'autore non sa vendere Anche Augias ha qualcosa da dire in proposito e senza peli sulla lingua: «A parlare di libri i politici sono bravissimi, gli editori bravini e gli scrittori, molto spesso, pessimi». Come mai? «Sono timidi, impacciati e permeati da una vecchia cultura accademica, da un modo di parlare che genera sonno. L'insigne antichista Luciano Canfora, ad esempio, intervenendo a "Babe¬ le" poche settimane fa, ha contribuito a far scappare gli spettatori mentre si parlava della Storia d'Italia di Benedetto Croce». L'audience, narrano le cronache, quella sera s'inabissò a quota 581 mila spettatori, il minimo storico della trasmissione. Anche se l'ascolto crolla, non c'è nulla di più tonificante che far vendere libri e lanciare autori attraverso il mezzo televisivo. Almeno così pensa Remo Croce, presidente dell'Associazione Nazionale dei Librai. Quando si sa che un libro «passa in una trasmissione», le prenotazioni delle librerie vengono regolarmente e sensibilmente aumentate. Per gli scrittori è lo stesso: Costanzo ricorda che il primo autore ad andare in orbita dopo una puntata di «Bontà loro» fu Luciano De Crescenzo, nel lontano 1977. Più di recente, Lara Cardella ha trovato nel salotto di Costanzo il trampolino di lancio per la sua opera prima Volevo i pantaloni che ha venduto parecchie centinaia di migliaia di copie. «In televisione - spiega l'autrice la personalità è tutto: io sono molto timida nella realtà, ma in tv divento aggressiva». Se per Costanzo la televisione è «indispensabile» per la vendita dei libri, per uno scrittore come Alberto Bevilacqua, che in tv ci va spesso, lo è sempre meno: «Forse può aiutare gli esordienti - dice l'autore de II curioso delle donne e della Califfo -, ma uno scrittore noto, in televisione viene chiamato anche per esprimere opinioni sui fatti più diversi, non solo per parlare di libri. Ovviamente questo giova alla popolarità del personaggio. Ma per vendere libri credo sia più importante il tam tam dei lettori». Il passa-parola batte lo spot Su questo è d'accordo anche Sebastiano Vassalli, autore che frequenta poco o nulla le telecamere, anche se preferisce distinguere: «Per i libri-spettacolo, per gli autori-personaggio, come Sgarbi e De Crescenzo, la televisione è una vera manna. Per i romanzi di qualità c'è invece uno zoccolo duro di lettori refrattari ai consigli televisivi, anche perché spesso ne sono stati buggerati. E per questi lettori il passa parola sul libro vale più di uno spot». Certo è che gli scrittori e gli editori, siano essi fans o detrat tori della tv, farebbero carte false pur di conquistare un «passaggio» sul piccolo schermo. «I libri sono al di sopra dei favori e delle raccomandazioni. Scelgo i migliori: non posso tradire la fiducia di chi ci guarda», dice Augias. Ma è sempre così? E' lecito qualche dubbio, andare in onda è quasi più gratificante che seri vere e pubblicare. Mirella Serri La maggior parte mette in fuga gli spettatori. Si salvano De Crescenzo, Cardella e Marami La Cardella e Citati °»t**>~-~*i~.^ ^ ' v9HHR » Milli * Corrado Augias e Maurizio Costanzo martedì a Roma, discuteranno di libri in tv. L'incontro è una premessa alla terza «Galassia Gutenberg», mostra mercato oro, che si svolgerà a Napoli dal 19 al 23 febbraio del libro,

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