Robin Hood del giornalismo o spia della Stasi?

Robin Hood del giornalismo o spia della Stasi? Scandalo in Germania: Wallraff, l'autore delle più clamorose inchieste, accusato di doppio gioco Robin Hood del giornalismo o spia della Stasi? Il grande scoop: si era travestito da turco per studiare gli immigrati BONN UENTHER Wallraff è il giornalista più noto della Germania. I suoi reportage-rivelazione hanno fatto storia. I suoi libri hanno venduto anche all'estero milioni di copie, come Ganz Unten (Faccia di turco) nell'85, quando Wallraff, con lenti a contatto scure e baffoni neri, si trasformò nel turco Ali per rivelare al mondo le condizioni disumane in cui vivevano i lavoratori immigrati in Germania, hi Svezia addirittura hanno coniato il verbo «wallraffen», che significa «fare cronaca investigativa». Questo Robin Hood del giornalismo, che più volte ha smascherato i cattivi del nostro tempo, non sarebbe statealtro che una pedina della Stasi (la polizia segreta della Ddr)? «Uno dei nostri più importanti agenti per la destabilizzazione della Repubblica federale», ha affermato l'altro giorno un anonimo ex funzionario dei servizi segreti dell'Est al giornale popo1 ar-sensazionalistico Super. Dopo la rivelazione, si sono subito formati i partiti degli innocentisti e dei colpevolista Si potrebbe quasi parlare di una vit- toria postuma della Stasi. L'opinione pubblica tedesca (soprattutto occidentale), di fronte alla scelta se credere alle parole di un accusato o alla testimonianza di un dossier della Stasi, non esita a fidarsi di quest'ultima. Non passa una settimana senza che il tale o il talaltro venga accusato di essere stato un informatore della polizia segreta. E l'interessato, soprattutto se innocente, non ha vita facile a provare il contrario. C'è chi è stato contattato dalla Stasi, non ha poi fornito informazioni, come dimostrarlo? Molti dossier della polizia segreta sono stati distrutti prima della caduta del Muro e forse il documento scagionante non salterà mai fuori. Anche nel caso di Gùnther Wallraff i documenti non esistono più. L'«Ufficio Disinformazio¬ ne» della Stasi ha distrutto tutte le prove già nella primavera del '90. Bisogna allora basarsi sulle parole dell'ex ufficiale della polizia segreta, Heinz Dorneberger, che rivela a Super d'essere stato lui l'agente incaricato d'occuparsi di Wallraff che, con i nomi in codice Wagner o Walkure, dal 1968 sarebbe stato in contatto con la polizia segreta. Al primo incontro, nell'albergo Warriow di Rostock, nella ex Ddr, avrebbe partecipato anche la sua prima moglie, Birgit, una nipote di Heinrich Boll. Super cita un altro agente, Hans-Joachim Swarovsky, che rivela un «incontro cospirativo» con il famoso giornalista nella Charlottenstrasse a Berlino, dove c'erano un «portiere e una cuoca» che potrebbero ricordare qualcosa. Gùnther Wallraff, che da qual¬ che anno ha lasciato la natia Colonia e vive nei Paesi Bassi, reagisce tranquillo. Ha annunciato che citerà il quotidiano per diffamazione. Respinge fermamente ogni accusa di collaborazione. Le uniche ricerche che ha condotto negli archivi della Ddr sono state per «smascherare il passato nazista di alcune persone che vivevano come se niente fosse nella Germania Ovest». La Stasi ha mai cercato di contattarla? gli chiede il giornale berlinese Die Tagesszeituna. «Alcune volte risponde Wallraff -: la prima, ero alla Fiera del libro di Lipsia con Heinrich Boll, gli ho raccontato quanto era successo e Boll ha immediatamente protestato con il ministero della Cultura di Berlino Est». Si sente la coscienza a posto? «Assolutamente, dormo benissimo». E infatti Wallraff, mentre i giornalisti di tutta la Germania cercavano di parlargli, giocava a ping-pong con il vicino di casa; semmai è un po' in ansia per il figlio che sta per nascere. Alla prima rete televisiva Ard il «caso Wallraff» ha creato un'accesa discussione interna. Al telegiornale della sera è andato in onda un durissimo commento del redattore Heinz Klaus Mertes, nemico acerrimo di Wallraff da molti anni. Ma la sua opinione non è stata condivisa da altri colleghi. . . Mertes ha già incassato due sconfitte contro Wallraff: ha perso un processo in cui l'aveva accusato di avere falsificato una foto ed è stato smascherato un giorno che aveva cercato di incastrare Wallraff con le sue stesse armi. Si era presentato per intervistarlo sotto falso nome e con una barba falsa, ma aveva dovuto subire il poco dignitoso strappo della medesima. Gùnther Wallraff, invece, è sempre ricorso con successo ai travestimenti: nel '77 si è introdotto nella redazione di Bild, dove era stato assunto con il falso nome di Hans Esser, per rivelare i metodi poco ortodossi del giornale scandalistico («Ma Super - dice - è ancora peggio»). Sotto le spoglie di un funzionario governativo ha rac colto informazioni su armi ille gali per i sorveglianti aziendali Ha indossato i panni di un barbone ad Amburgo; di un inser viente di McDonald's per rivelare la scarsa igiene delle cucine; di un informatore della polizia per scoprire episodi di antisemi tismo. A 49 anni, Wallraff è l'autore più citato nei libri di testo delle scuole tedesche, soprattutto per i suoi reportages di carattere sociale. Adesso, secondo Super, sarebbe stata la Stasi ad aiutarlo nei suoi numerosi cambi di iden tità. Da quando, il 1° gennaio, gli archivi della polizia segreta della Germania Est sono stati aperti al pubblico, ognuno può leggere il suo dossier. Come dopo 1 apertura del vaso di Pandora, a poco a poco vengono fuori tutti ì mali. Una moglie scopre che il marito l'ha spiata per ventanni, uno scrittore scopre che l'amico e collega l'ha tradito. Francesca Frattazzi