Non c'era incubatrice, affogavano i prematuri di Emanuele Novazio

Non c'era incubatrice, affogavano i prematuri GERMANIA La «terapia del secchio» usata fino all'82 anche per i bimbi con difetti cardiaci o respiratori Non c'era incubatrice, affogavano i prematuri Nella principale clinica della Ddr i casi registrati come aborti BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE La maggiore clinica ginecologica della Ddr, a Erfurt, annegava d'abitudine in un secchio i bambini che alla nascita pesavano meno di un chilo. Ma la pratica era estesa (almeno fino agli Anni Settanta lo facevano un po' dappertutto, nella Germania Orientale) e veniva impiegata anche nei casi di bimbi che, alla nascita, mostravano gravi difetti alla respirazione o al cuore. Lo rivela lo «Spiegel» in edicola domani, che cita la testimonianza di un'ostetrica. Il direttore dell'ospedale, Fritz Wagner, ha confermato, pur insistendo di aver «vietato l'uso del secchio» dopo le proteste della collega che, ritornata alla clinica nel 1982 dopo alcuni anni di assenza, si accorse che niente era cambiato nel frattempo. Si ricorreva al secchio, si è difeso Wagner, perché non c'erano metodi efficaci per aiutare a sopravvivere i neonati «anormalmente piccoli». E tutto avveniva nel rispetto delle leggi della Ddr, sostiene il medico: in questi casi si parlava del resto di «aborto», e non di «morte». Anche per questo le statistiche orientali vantavano tassi di mortalità infantile molto bassi, da fare invidia al più avanzato Occidente. Lo stesso capitava per i neonati con gravi malformazioni all'apparato respiratorio o al cuore. Anche loro venivano annegati, ha rivelato il direttore della «Frauenklinik» di Erfurt: perché non li si poteva aiutare con i mezzi a disposizione, in quegli anni, negli ospedali dell'Est; e perché in mancanza di uno dei due principali «segni di vita», un respiro e un battito cardiaco normali, appunto, non si poteva parlare davvero di morte ma, ancora, di aborto. Per questo Wagner ha respinto le accuse di omicidio, che le rivelazioni dello «Spiegel» hanno subito rilanciato: soltanto i bambini nati morti o con menomazioni tali da non consentirne la sopravvivenza venivano annegati, ha detto. Ma il punto è proprio questo, ribattono all'Ovest: la definizione della «possibilità di sopravvivenza» secondo la legge della Ddr. Neanche nella Germania Occidentale, negli Anni Sessanta, c'era la possibilità di salvare i neonati «anormalmente piccoli», ha confermato ieri il presidente della Società tedesca di ginecologia, professor Dieter Krebs, perché non erano abbastanza sviluppati gli strumenti tecnici e le conoscenze mediche in proposito. Non li si sottoponeva perciò a terapia intensiva, ma non li si «aiutava» neppure a morire: li si teneva al caldo, in una incubatrice, finché spiravano da soli. Per loro si par¬ lava di «morte» e non di aborto, e lo stesso si faceva per i bambini nati con malformazioni troppo gravi per riuscire a sopravvivere, con i mezzi di allora. La procura regionale della Turingia ha aperto un'inchiesta per valutare se davvero i casi raccontati allo «Spiegel» dall'ostetrica di Erfurt non potevano essere considerati «omicidi» secondo il codice penale della Repubblica Democratica Tedesca, e per valutare quindi le responsabilità dei medici che per anni hanno «usato il secchio». Ma secondo il presidente della Società tedesca di medicina perinatale, professor Joachim Dudenhausen, non ci sono dubbi: anche al di là del Muro doveva valere il principio in vigore negli ospedali occidentali, «Un bambino che è vissuto deve venire rianimato». Emanuele Novazio

Persone citate: Dieter Krebs

Luoghi citati: Ddr, Germania, Germania Occidentale, Germania Orientale, Repubblica Democratica Tedesca