Dal leader ucraino raffica di «niet»

Dal leader ucraino raffica di «niet» Dal leader ucraino raffica di «niet» Si salva soltanto il rublo come moneta franca MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE La conclusione del vertice di Minsk si è tinta di giallo. «Non si sa ancora quanti e quali documenti siano stati firmati», ha detto ieri il telegiornale russo, e un portavoce di Boris Eltsin, da noi interrogato, non ha saputo dire di più. Di certo l'accordo è stato raggiunto su 13 documenti, distribuiti ieri dalla Tass, ma non tutti firmati da tutti i Presidenti delle 11 repubbliche. Per quanto riguarda l'aspetto militare, la riunione è arrivata a una sola conclusione: la fine dell'Armata rossa. Ucraina, Moldavia e Azerbaigian si sono rifiutate di accettare qualsiasi compromesso sulla sua sopravvivenza. E l'accordo delle altre otto repubbliche (conservare Forze armate unificate per un «periodo di transizione» di due anni) non è stato pubblicato. «La Comunità concerne essenzialmente questioni economiche», ha detto il leader ucraino Leonid Kravchuk, secondo cui il futuro della cooperazione nell'ex Unione sovietica «non va legato al futuro delle sue Forze armate». Eltsin, che ha brevemente incontrato Kravchuk, non ha preso parte alla conferenza stampa finale e il faccia a faccia con il leader ucraino non sembra aver dato risultati: l'accordo economico bilaterale, promesso per l'altra notte, dovrebbe essere raggiunto oggi, ma non si sa da quali rappresentanti, né dove. Il Presidente russo ha dunque di che essere insoddisfatto. Il documento che stabilisce l'esistenza delle Forze strategiche comuni, firmato anche dall'U¬ craina, è estremamente generico, e lascia alle repubbliche il diritto di stabilire quali truppe e quali sistemi d'arma vadano considerati «strategici». La ratifica dei trattati internazionali sul disarmo è stata rinviata di un mese. Sul bilancio per la Difesa non è stato raggiunto alcun accordo, così come sullo status del Comando generale delle Forze della Csi (Comunità di Stati Indipendenti). Tutto è rinviato al 20 marzo, quando i, Presidenti si ritroveranno a Kiev, la capitale ucraina. Ma il clima di scarsa fiducia che regna ormai tra i leader degli Stati ex sovietici è dimostrato da un curioso particolare: le conversazioni tra i Presidenti delle quattro repubbliche nucleari (Russia, Ucraina, Bielorussia e Kazakhstan) saranno d'ora in poi registrate, riprodotte in più copie, e conservate per eventuale consultazione. La Comunità «è indispensabile» e «vivrà», ha però detto il leader bielorusso Stanislav Shushkevich. Ed in realtà qualcosa il vertice l'ha prodotto. L'accordo più importante, sull'aspetto economico, è stato infatti firmato da tutti gli 11 partecipanti. Le repubbliche si sono impegnate a conservare il rublo nei calcoli dell'interscambio commerciale, anche se chi vorrà potrà introdurre una propria moneta. C'è però una trappola: l'accordo non chiarisce se gli scambi verranno fatti sulla base dei prezzi del mercato internazionale, né fissa un cambio per il rublo. E a Kiev c'è già chi dice che per Kravchuk il vertice di Minsk non sia stato che una prova generale per il ritiro dell'Ucraina dalla Comunità, [f. s.)

Persone citate: Boris Eltsin, Eltsin, Kravchuk, Leonid Kravchuk, Stanislav Shushkevich