Sette Armate per le dodici Russie di Foto Epa

Sette Armate per le dodici Russie Verso gli eserciti nazionali: poche ex Repubbliche sovietiche accettano un comando unico Sette Armate per le dodici Russie Dopo lo schiaffo di Minsk a Eltsin MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE L'Armata Rossa, sopravvìssuta per un mese e mezzo al crollo dell'Urss, è morta, e al suo posto è stato deciso l'altro ieri al vertice di Minsk della Csi - sorgerà una serie di eserciti nazionali. Ma mentre alcune Repubbliche hanno già assunto una posizione di netta rottura con il passato, altre non sanno ancora cosa fare, e tentano di conservare almeno per due anni una parvenza di unione militare. Il negoziato sarà difficile, perché i punti di vista sono spesso assai distanti. Federazione russa. Eltsin ha detto che sarà «l'ultimo» a creare un proprio esercito, ma i suoi consiglieri chiedono l'adozione di una dottrina militare che preveda <d'uso della forza» contro le ex «Repubbliche sorelle». La Russia è una degli otto firmatari dell'accordo per conservare Forze armate unificate. Ma alla fine del «periodo di transizione» di due anni, Eltsin dovrà dar vita al proprio esercito. La Russia ha 71 divisioni, 2380 aerei da combattimento e 6000 carri armati, più la flotta del Pacifico, quella del Nord e quella del Baltico. Mentre la flotta del Mar Nero è disputata dall'Ucraina e, ora, anche dalla Georgia. L'esercito russo dovrebbe avere un milione e mezzo di uomini, restando così il più potente in Europa. Eltsin erediterà inoltre tutte le armi atomiche tattiche della vecchia Urss, così come i 248 missili strategici di Ucraina e Bielorussia. Non, per ora, quelli del Kazakhstan. Ucraina. Kravchuk è quello che più d'ogni altro ha spinto per lo scioglimento dell'Armata Rossa, e si è rifiutato di partecipare alle Forze annate unificate anche per il periodo di transizione. L'Ucraina uscirà inoltre dall'accordo sulle Forze strategiche alla fine del 1994, quando sarà concluso il ritiro in Russia dei suoi 176 missili intercontinentali. Sul suo territorio si trovano un milione e 200 mila militari, ma Kravchuk vuole ridurli a 400 mila. Oggi, l'Ucraina ha 20 divisioni, 4000 carri armati, 850 aerei da combattimento e 30 bombardieri strategici. Quanto alla flotta del Mar Nero, Kravchuk pretende tutte le navi non in grado di portare armi atomiche, mentre la Russia insiste per concedere solo quelle di difesa costiera. Bielorussia. La terza Repubblica slava ha aderito all'accordo provvisorio per un'Armata unita, ma ha già fatto sapere che tra due anni non aderirà alla futura Unione militare, e formerà il proprio esercito. Per ora, sul suo territorio si trovano 10 divisioni, 2400 carri armati e 470 aerei da combattimento. Le atomiche tattiche vengono già trasferite in Russia, ed entro il 1994 la Bielorussia si sbarazzerà anche dei suoi 72 missili strategici. Kazakhstan. D'accordo a trasferire alla Russia le atomiche tattiche, il presidente Nazarbaev non vuole però rinunciare ai suoi 104 missili strategici, armati di ben 1150 testate nucleari. «Sia mo stretti in una pinza atomica, tra Russia e Cina», ha detto il suo consigliere militare. Fautore ardente del mantenimento dell'Armata rossa, Nazarbaev è stato costretto a cedere, ed è sua la proposta che ha portato al com promesso: permettere la creazio ne di eserciti nazionali, firmare un patto di non aggressione, mantenere Forze armate unificate e un comando unico per un pe riodo di transizione di due anni, Attualmente, il Kazakhstan ha a sua disposizione quattro divisioni e 304 aerei. Armenia. Il suo leader, Levon Ter-Petrosjan, è il più fedele alleato di «Zar Boris». Impegnata da quattro anni nel conflitto che, per il controllo del Karabakh, l'oppone all'Azerbaigian, l'Armenia non vuole un proprio esercì to, e ha chiesto a Eltsin di mante nere le truppe russe sul proprio territorio. In Armenia si trovano solo tre divisioni, senza aviazio ne, ma nella Repubblica agiscono forti milizie di «autodifesa». Azerbaigian. Non ha firmato l'accordo per le Forze prowiso riamente comuni, ed è stata la Repubblica che più ha appoggia to l'Ucraina nel chiedere la «nazionalizzazione» delle truppe ex sovietiche sul proprio territorio (quattro divisioni e 130 aerei). Il presidente Ayaz Mutahbov spera di formare sulla loro base un prò prio esercito, per schiacciare la resistenza armena nel Karabakh A questo scopo, l'Azerbaigian chiede inoltre il ritiro dell'unico reggimento schierato a difesa del Karabakh. Lo otterrà, probabilmente. Georgia. L'unica delle 12 Repubbliche dell'ex Urss a non aver aderito alla Csi. Il suo ministro della Difesa è andato a Minsk come osservatore, ma solo per chiedere una fetta della flotta del Mar Nero. Sul suo territorio si trovano quattro divisioni e ben 240 aerei da combattimento. Moldavia. Il presidente Mircea Snegur non ha firmato nulla e si è arrabbiato con Eltsin perché alcune unità sono state ritirate dalla Repubblica verso la Russia. Il problema di Snegur è che quasi metà del territorio, abitato dai russi del Dnestr ad Est, e dai turchi gagauzi al Sud, è fuori dal suo controllo. Le due minoranze sperano di impossessarsi delle truppe sovietiche situate nei rispettivi territori. In Moldavia si trova una divisione. Uzbekistan. Una divisione è dislocata in questa Repubblica, che ha però ben 290 aerei da combattimento. Il presidente Islam Karimov ha firmato l'accordo «di transizione», ma con riserve. L'Uzbekistan ha mire egemoniche sulla regione. Kirghizstan. Come l'Armenia, non voleva lo scioglimento dell'Armata né un proprio esercito. Il presidente Askar Akaev, filooccidentale, ha firmato il patto provvisorio senza riserve. Turkmenistan e Tagikistan. Le più povere delle Repubbliche ex sovietiche. Hanno firmato tutto senza obiettare a nulla. Fabio Squillante Il presidente Kravchuk rimprovera Shaposhnikov per le sanzioni agli ufficiali che giurano fedeltà all'Ucraina [FOTO EPA]