Banca europea, il modello è la Deutsche di Valeria Sacchi

Banca europea, il modello è la Deutsche Al dibattito organizzato da Comit, Mazzotta (Cariplo) propone poli regionali delle casse di risparmio Banca europea, il modello è la Deutsche Ma l'Italia è frenata da mano pubblica, Borsa e tradizione MILANO. Quale modello di banca per gli Stati uniti d'Europa? La risposta, emersa ieri dal convegno del Cirec presso la Banca Commerciale Italiana, introdotto da una relazione di Marco Onado, è univoca: la tendenza punta verso la banca universale sul modello della Deutsche Bank. Ciò non significa che questa sia la risposta ottimale. Ma in Italia il dibattito si complica. Nella tavola rotonda del pomeriggio, ad esempio, Piero Schlesinger ha sottolineato l'importanza dei ratios e del patrimonio, per concludere che il prevalere della mano pubblica rende negativa la risposta italiana all'Europa. Anche le privatizzazioni, infatti, sono vincolate a mantenere un controllo pubblico, chiudendo canali «di capitalizzazione. Lo stesso dicasi per gli istituti privati, strangolati dall'incompatibilità banca-industria. Le tesi del presidente della Popolare di Milano sono state condivise solo in parte da Siglienti. D'accordo sull'importanza dei ratios, il presidente della Comit (e del Cirec) ha obbiettato che, per ricapitalizzare le banche, esistono veicoli come i fondi e il mercato, e ha fatto l'esempio della Deutsche: accusata di legami particolari col mondo industriale ha posto per statuto agli azionisti il vincolo del 5%. Ha ricordato altre vie alla «stabilità» senza sudditanza, come le «gol¬ den shares» delle banche inglesi, i «noccioli duri» per le banche francesi. Se oggi la mano pubblica non scende sotto il 51%, non è escluso lo possa fare in futuro, quando si renderà conto che «è possibile conciliare la stabilità con privatizzazioni vere». Secondo Luigi Arcuti, presidente dell'Imi, quando si parla di Mercato Unico, bisogna ricordare che i nostri ritardi sono dovuti non solo a pigrizia di banchieri, ma a fattori istituzionali (tra cui le necessità del Tesoro, una Borsa asfittica, poca innovazione di prodotti). E ancora: da una industria frammentata («pigmei efficienti in un mercato europeo di giganti»). Dunque, è necessario fare slittare le agevolazioni della legge Amato che favoriscono le integrazioni, affrontare, anche per le banche, il problema della «mobilità esterna» ossia del licenziamento, rendere flessibilità al bilancio dello Stato. Favorevole a ogni spinta possibile verso la razionalizzazione del sistema, Roberto Mazzotta, presidente di Cariplo, ha lasciato intravedere un mondo di casse di risparmio associate in poli regionali, e agganciate al grande gruppo, mamma Cariplo. Quanto al presidente del San Paolo di Torino, unico modello italico di banca «universale» in fieri, ha chiesto la modifica dell'articolo che impone lo scorporo del medio termine. Anche la mattinata ha riservato sorprese. Ellen R. Schneider-Lenne (Deutsche Bank) cifre alla mano, ha detto che sulle grandi banche tedesche incombe la direttiva Cee sulla capitalizzazione: creerebbe grossi svantaggi nei confronti delle «securities houses». Valeria Sacchi

Persone citate: Ellen R. Schneider, Luigi Arcuti, Marco Onado, Mazzotta, Piero Schlesinger, Roberto Mazzotta, Siglienti

Luoghi citati: Europa, Italia, Milano, San Paolo, Stati Uniti D'europa, Torino