Olivetti, trattativa sbloccata di Francesco Bullo

Olivetti, trattativa sbloccata Soluzione morbida per Crema. Il giallo di un verbale dimenticato al ristorante Olivetti, trattativa sbloccata Marini ottimista: è la volta buona ROMA DAL NOSTRO INVIATO Vertenza Olivetti, è notte inoltrata. Dopo 13 ore di intense trattative il ministro del Lavoro, Franco Marini, dice: «Non mi vorrei sbagliare, ma ho l'impressione che, seppur faticosamente, un passo avanti è stato fatto, si andrà avanti nella notte e, se possibile, fino a raggiungere un'intesa». «Sul punto più delicato del negoziato - ha aggiunto il direttore generale del ministero, Giuseppe Cacopardi - e cioè il futuro dello stabilimento di Crema, il ministro ha avanzato una proposta che ha sbloccato la situazione: la chiusura sarà graduale nel corso del '92 e saranno lasciate in produzione alcune linee, come i sistemi "etv" per la videoscrittura». Ottimismo, quindi, sulla vertenza del Gruppo di Ivrea, ma con riserva. Ancora più cauti i segretari confederali, scesi in campo ieri per «rinforzare» la delegazione dei metalmeccanici. «Ottimismo davvero rimarchevole quello del ministro - commenta Cofferati (Cgil) - ma al momento le condizioni non ci sono». E Mucci (Uil): «Lavoriamo per chiudere; resta il problema di Crema». Da Milano, Galbusera (anch'egli Uil) è più duro: «Se l'Olivetti considera strategico il settore informatico, non ha che da accrescere i capitali di rischio anche alienando risorse impiegate in altre attività. Le questioni poste da Cossiga sono vere». Laconico il numero due della Cisl, Morese: «La vedo ancora complicata». Si chiudono le porte alle spalle e il rituale della trattativa riprende come da copione. La giornata era stata movimentata da un equivoco. «Il presente accordo compendia i risultati degli incontri avvenuti tra le parti nei giorni 8, 10, 16 e 17 gennaio '92 e successivamente presso il ministero del Lavoro...». Sono le prime righe, precedute dal titolo «Premessa», di un documento di 28 cartelle, dimenticato su un tavolo della Taverna Flavia giovedì notte, poco prima dell'una. A quel tavolo avevano appena finito di cenare i vertici della delegazione sindacale con lo staff di De Benedetti. Accordo fatto, dunque! L'illusione dei tre giornalisti che fanno uno spuntino nella sala a fianco dura pochi minuti. Quello è soltanto il «verbale» proposto dall'azienda. E su quelle carte, la delegazione sindacale passa la notte esaminando i singoli punti (Crema, Pozzuoli, struttura commerciale, mobilità extragruppo, cassa integrazione straordinaria, esodi agevolati, ecc.) e persino le singole virgole. Questa, in sintesi, la «linea» di De Benedetti. L'Olivetti conferma la disponibilità a partecipare (con il 5%) al consorzio, a mag¬ gioranza pubblica, che dovrebbe sorgere a Crema; mette a disposizione gli edifici dello stabilimento con un contratto di locazione per sei anni e con un canone agevolato per i primi tre. Nel consorzio potrebbero confluire anche il Centro di calcolo dell'Olivetti e la sua società di formazione e consulenza. Nel corso del '92 l'azienda prevede che per 150 dipendenti di Crema saranno possibili opportunità di mobilità interna. Entro dicembre, 500 lavoratori si dovranno trasferire da Pozzuoli a Marcianise: saranno assicurati i servizi per il trasferimento e un'indennità mensile. Nel documento, l'Olivetti conferma le 120 as¬ sunzioni, a Pozzuoli, di tecnici nel '92 e concorsi per 50 borse di studio destinate a laureandi in discipline scientifiche. A Marcianise, l'Olivetti intende realizzare un ulteriore investimento nel '92 di 30 miliardi. Secondo le proposte dell'azienda, dovrebbero poi essere istituite (inizialmente e a titolo sperimentale solo in Lombardia e in Piemonte) delle commissioni miste (Olivetti, sindacati e agenzie regionali per l'impiego) per facilitare ai lavoratori in esubero la ricerca di un nuovo posto di lavoro idoneo alle loro competenze professionali. Francesco Bullo