Kinski bionda smemorata è sospesa tra due amori

Kinski bionda smemorata è sospesa tra due amori Il nuovo film di Rubini, con Nastassja per la prima volta non doppiata: ne parla il direttore della fotografìa Kinski bionda smemorata è sospesa tra due amori ROMA. «"La bionda"? Con Sergio Rubini abbiamo coniato la definizione di "commedia un po' aspra"». Alessio Gelsini, direttore della fotografia che con Rubini ha già collaborato per «La stazione», squarcia il velo dietro il quale sono stati tenuti nascosti Nastassja Kinski e il set del suo nuovo, atteso film del giovane regista. Prodotto (come «La stazione») da Domenico Procacci per la Fandango Film e distribuito dalla Penta, «La bionda» ripropone uno schema di relazioni triangolare: al centro Nastassja Kinski, cioè Cristina, la straniera che perde la memoria dopo essere stata investita da un'automobile (per la prima volta l'attrice recita in presa diretta con la sua voce); ai due lati Sergio Rubini, Tommaso, il ragazzo meridionale sbarcato a Milano con l'impegno di seguire un corso per orologiaio e poi tornare nel luogo natio, dove lo attende la fidanzata da sposare e il piccolo negozio da aprire; e poi Ennio Fantastichini, Alberto, l'uomo a cui è legata la ragazza smemorata, una persona ambigua coinvolta in traffici loschi. «Non è stato un impegno semplice - dice Gelsini -, neanche durante la lavorazione, e quello che succede nella lavorazione di un film si riflette sempre sul risultato finale: molte sequenze sono state ambientate di notte, in una Milano fredda e spesso improvvisamente avvolta da fittissime nebbie. Girare in una metropoli non è cosa facile, specialmente se si fa tutto in presa diretta e dal vivo, come abbiamo fatto noi. Problemi, insomma, ce ne sono stati: il film è un po' in ritardo sui tempi di realizzazione, ma sta venendo molto bene. Procacci è un produttore che ama il cinema: solo da lui, finora, ho sentito pronunciare frasi tipo "Quella scena non è venuta bene, perché non la rifate?". Una vera rarità, tra le persone che fanno il suo mestiere». Nebbie nordiche e spiagge soleggiate, interni bluastri ■ che sanno di sesso e perdizione e panoramiche tumultuose nei pressi dello stadio in cui si disputa il derby: da Rubini al successo di «Americano rosso» diretto da D'Alatri; da «Snack Bar Budapest» di Tinto Brass a «Ultra» di Ricky Tognazzi. Alessio Gelsini, quarantunenne, ha deciso di concentrare le sue scelte professionali, dopo una lunga gavetta al fianco di maestri come Tonino Delli Colli e Beppe Lanci, sul fronte del nuovo cinema italiano. Fatta eccezione per l'esperienza con Tinto Brass («Un'occasione mancata: poteva venir fuori un film molto più bello e invece le immagini si sono appiattite sui soliti seni e sulle solite mutande al vento»), Gelsini ha lavorato infatti solo con autori debuttanti. E' sua la fotografia de «Il grande Blek», esordio fortunato di Giuseppe Piccioni; di «Obbligo di giocare» firmato da Daniele Cesarono, di «Piccoli equivoci» e «Ultra», prima e seconda prova registica di Ricky Tognazzi; di «Americano rosso» che ha segnato il passaggio dalla pubblicità al cinema di D'Alatri, di «Crack» di Giulio Base. «Una grande passione lega me e Rubini - dice Gelsini -, dopo la prima esperienza insieme ne "La stazione" il nostro rapporto si è molto rodato, così, durante le riprese di "La bionda", abbiamo messo in piedi una collaborazione ottima: conoscevamo già i nostri reciproci difetti e tutto è stato più semplice. Naturalmente abbiamo anche litigato, ma le liti fanno parte delle discussioni e queste ultime contribuiscono alla buona riuscita dei film. Lavorare con i giovani è sempre molto stimolante: un esordiente, quando gira, mette in gioco se stesso, il suo futuro, quello che riuscirà a fare da grande. Sul set tutto questo si sente: c'è entusiasmo, passione, tensione. Si lavora anche molto in velocità perché i budget limitati non permettono sprechi, bisogna inventare soluzioni soddisfacenti in' poco tempo e quando ci si riesce allora si prova una gran soddisfazione». Convinto che di un'opera cinematografica l'unico vero autore sia e rimanga il regista («l'autore è quello che ha l'opera intera nella testa, il film appartiene a lui»), ammiratore fino all'invidia di maestri come Rotunno e Storaro, padre di tre figli, una moglie che fa l'operatore di macchina («In Italia pochissime donne svolgono questo lavoro»), Alessio Gelsini confessa il «piacere» provato nel fotografare Nastassja Kinski. «E' uno dei miei miti - dice la trovo stupenda, e ho fatto di tutto per fotografarla al meglio. Credo che in questo film, in questo personaggio così complesso e difficile, potrà vedersi sempre bellissima». Fulvia Caprera Dice Gelsini «E' una commedia un po' amara piena di passione» * Il direttore della fotografia Alessio Gelsini sul set del film «La bionda» con il regista-interprete Sergio Rubini e la protagonista Nastassja Kinski

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