Ernesto Rossi utopista reale

Ernesto Rossi utopista reale Storia di un uomo «contro» Ernesto Rossi utopista reale IN questi giorni in cui, con gli accordi di Maastricht sull'Unione politica ed economica, i dodici Paesi della Comunità hanno ancor più stretto i vincoli della nuova Europa, il pensiero va a coloro che, negli anni più bui della seconda guerra mondiale, all'«ordine nuovo» europeo progettato dalla Germania nazista opposero l'idea, allora del tutto utopica, di una Europa pacifica, democratica e federata. Fra questi si trovavano, in prima fila, due italiani: Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi. I quali lanciarono nell'agosto del 1941 il loro Manifesto di Ventitene, che iniziava: «La civiltà moderna ha posto come proprio fondamento il principio della libertà, secondo il quale l'uomo non deve essere un mero strumento altrui, ma un autonomo centro di vita»; poneva al centro la'tesi di cui tutti possono cogliere la sempre maggiore attualità: «(...) bisogna pur riconoscere che la Federazione Europea è l'unica concepibile garanzia che i rapporti con i popoli asiatici e americani si possano svolgere su una base di pacifica i gcooperazione»; e così termina«La via da va: percorrere non e facile, né sicura. Ma deve essere percorsa, e lo sarà!». Spinelli, morto nel 1986, è diventato uno dei padri riconosciuti della nuova Europa. Rossi, mancato nel 1967 è tt 1967, è stato una delle figure di maggiore spicco della cultura politica ed economica dell'Italia contemporanea. Libri suoi come: Gli Stati Uniti d'Europa (1944), Abolire la miseria (1946), Settimo: non rubare (1952) , Lo stato industriale (1953) , // Malgoverno (1954), 1 padroni del vapore (1955), Aria fritta ( 1956), // manganello e l'aspersorio ( 1958), Elettricità senza baroni ( 1962) hanno costituito capitoli essenziali della crescita dell'Italia laica e riformatrice. Sulla sua figura è da poco comparso presso le Edizioni di Comunità e a cura di Piero Ignazi un volume con il titolo Ernesto Rossi. Una utopia concreta, dove sono raccolti saggi di numerosi autori, fra cui A. Galante Garrone, A. Spinelli, E. Forcella, E. Tagliacozzo, G. Pecora, G. Fuà, P. Sylos Labini, e ricordi e testimonianze tra le quali fa spicco quella del presidente Pertini. Rossi nel 1919 aveva conosciuto Gaetano Salvemini, che fino alla morte nel 1957 fu il Socrate della sua vita. Con i Rosselli e Salvemini si gettò nella lotta contro il fascismo, aderendo poi al movimento di Giustizia e Libertà. Arrestato e condannato a vent'anni nel 1929, dopo il crollo del fascismo nel 1943 riprese la sua attività di antifascista nelle file del Partito d'Azione, mettendo in primo piano la causa del federalismo. Nel 1955 fu tra i fondatori del Partito radicale. Ma il ruolo che- lo vide protagonista nella vita italiana del dopoguerra fu la sua opera di geniale pubblicista, espressa nei suoi libri e negli articoli specie sul Mondo, dove tenne vivi sopra tutti due motivi: la lotta contro i privilegi economici radicati nel protezionismo parassitario e nelle rendite mo nopolistiche; la difesa infransi gente di una concezione laica, l'unica da lui considerata in grado di assicurare, in una con dizione di universale libertà, il rispetto per tutti i valori reli giosi e non religiosi. Di Rossi, nel libro a lui dedicato, traccia da par suo un profilo Alessandro Galante Garrone. Fra i molti spunti, vorrei qui metterne in risalto due, e cioè il carattere illuministico della sua intelligenza e la natura del suo anticlericalismo. Come Voltaire e Diderot, Rossi non aveva alcuna presunzione trionfalistica della ragione. Per lui, che aveva tratto una lezione di disincantato realismo da Pareto, la ragione era una fiammella, quanto mai difficile da tenere accesa, e perciò tanto più da difendere con tutte le forze. Quanto all'anticlericalismo, esso per Rossi nulla aveva a che fare con un atteggiamento ostile alla fede religiosa. Anzi di questa era, al pari del suo maestro Salvemini (che aveva la massima stima per il prete • non clericale Luigi Sturzo), molto rispettoso. Si presentava invece avversario senza compromessi delle pretese clericali di soffocare le altrui libertà. Scrive Galante Garrone: «In realtà clericalismo e anticlericalismo erano per lui termini esclusivamente p litici. La distinzione fra laici e clericali era la stessa che corre tra amanti e avversari della libertà». Dell'impegno'federalistico di Rossi nessuno avrebbe potuto meglio parlare di Spinelli. Il quale ricorda il ruolo decisivo che Rossi ebbe da un lato nel rinverdire l'impegno federalistico di Einaudi e dall'altro nel rendere più fermo quello di un De Gasperi. Nelle questioni economiche, che furono il terreno in cui egli più specificamente fece valere la sua professionalità, Rossi portava tutta la sua passione civile. In quanto liberista convinto, si opponeva al contempo - lo ricorda il curatore del volume Ignazi - al capitalismo dei privilegi monopolistici e allo statalismo marxistico. Il Rossi economista viene ri cordato da Fuà e da Sylos Labi ni. Il suo spirito di riformatore laico si nutriva del pensiero economico di Einaudi e di Wicksteed, di De Viti De Marco e di Sidney e Beatrice Webb; mentre egli, che pure era così attento alla lotta per «abolire la miseria», aveva per Keynes lo ricorda Sylos Labini - una «forte allergia», poiché, vedeva nelle teorie di questo la possi bile giustificazione di spese pubbliche poco controllate. Rossi voleva il rigore come premessa di una economia sana, la quale, poggiando sulla duplice e diversa responsabilità di im prenditori e dei lavoratori, assicurasse la prosperità comune con la dovuta considerazione per la difesa dei diritti dei più deboli. Di quest'uomo dall'intelli genza brillante, dalla penna tagliente, dallo spirito arguto e umano, Sandro Pertini ha detto, ricordandone la memo ria: «Passato con estrema di gnità attraverso un lungo cai vario di persecuzioni, Rossi serbò intatta la sua generosità d'animo, la sua grande apertura ideale, la sua stessa raffinata arguzia frutto di una cultura temperata nell'esperienza nel dialogo». Dialogo: una parola che molto piaceva a Rossi e che esprime nel modo mi gliore il significato della vita di questo illuminista antifasci sta, democratico e riformato re. Massimo L. Salvador! Ernesto Rossi

Luoghi citati: Europa, Germania, Italia, Pareto, Stati Uniti D'europa