Il Vaticano: mai aiutato criminali nazisti

Il Vaticano: mai aiutato criminali nazisti «Furono assistiti soltanto i profughi che non volevano tornare dove c'era l'Armata Rossa» Il Vaticano: mai aiutato criminali nazisti «Tutti gli espatri erano sotto il controllo di italiani e alleati» CITTA' DEL VATICANO. E' «storicamente falso» affermare, come ha fatto nei giorni scorsi Simon Wiesenthal, che il Vaticano ha favorito la fuga in America Latina di criminali di guerra nazisti: così ha dichiarato ieri il portavoce del Papa, Joaquin Navarro Walls. Una lunga dichiarazione, tesa a rispondere agli attacchi che da parte di centri e studiosi ebraici di tutto il mondo si stanno levando in questi giorni contro la Santa Sede. «Con il finire delle ostilità - ha detto Navarro - nel 1945, milioni di persone si trovarono fuori della loro patria. La tradizione della Santa Sede di aiutare persone in estremo bisongo continuava. Pio XII creò la Pontificia commissione per l'assistenza, con la finalità, in primo luogo, di aiutare le popolazioni itahne, e poi i rifugiati, che, con il supporto delle autorità militari italiane, cercavano asilo fuori Europa». Era un momento di grandissima confusione. Spiega lo storico gesuita Padre Robert Graham: «C'erano milioni di rifugiati: polacchi, baltici, ungheresi, cechi e così via che non volevano tornare dove c'era l'Armata rossa». La maggior parte non era coinvolta con i nazisti. «Li facevano partire da Genova e da Napoli. Il Papa aveva interesse a favorire questo esodo, il governo italiano ancora di più, non li volevano per sempre. Era lo stesso discorso che facevano per gli ebrei che desideravano emigrare in Palestina. Per il Papa la priorità era di salvare delle anime, non era ossessionato dalla paura del comunismo, come vogliono far credere». E comunque, sottolineano sia il portavoce vaticano sia lo storico gesuita, la responsabilità di scovare i «collaboratori» nazisti era delle autorità alleate, non delle organizzazioni umanitarie. «In ogni momento - ha dichiara¬ to Navarro - la Pontificia commissione per l'assistenza, creata da Pio XII, rimase sotto la sorveglianza delle autorità alleate e della questura italiana». In certi casi - quello del leader «ustascia» Ante Pavelic, per esempio -, gli alleati decisero di lasciar correre. Altri se la sbrigarono per conto proprio: «Fu probabilmente facile per pèrsone ricercate, ed altre non identificate come criminali di guerra ha proseguito Navarro - scomparire tra i rifugiati cercando di emigrare. Il loro obiettivo fu probabilmente facilitato dal fatto che era semplice crearsi una falsa identità. Alcuni dichiaravano semplicemente di non avere dei documenti». Proprio per ovviare a questa situazione, il Comitato internazionale della Croce Rossa, a Ginevra, creò una sua «carta d'identità», a imitazione del «passaporto Nansen» dell'anteguerra. La carta non aveva valore legale, ma ser¬ viva a ospitare il visto di ingresso concesso dal consolato di un qualsiasi Paese. «L'intento di caratterizzare il lavoro della Pontificia commissione assistenza come diretto a favorire i criminali di guerra ha concluso - è storicamente falso». E non è vero che la Santa Sede volesse favorire ex nazisti per usarli «come valido scudo per la lotta contro il comunismo». «Questa è una finzione che, facendo violenza alla storia, cerca di negare a Pio XII e alla Santa Sede il meritato riconoscimento come grandi benefattori di migliaia di persone erranti in Europa dopo la Seconda guerra mondiale». Il portavoce del Papa ha ricordato anche che «l'interessamento personale di Pio XII e la sollecitudine della Santa Sede hanno effettivamente contribuito a salvare la vita a moltissimi ebrei». Marco TosatU

Luoghi citati: America, Citta' Del Vaticano, Europa, Genova, Ginevra, Napoli, Palestina