E Eltsin manda nei campi il suo vice in odore di golpe di Foto Epa

E Eltsin manda nei campi il suo vice in odore di golpe A Rutskoi la «croce» della riforma agraria. Oggi il vertice di Minsk, Mosca pensa a un proprio esercito E Eltsin manda nei campi il suo vice in odore di golpe MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE I Presidenti della Comunità ex sovietica (Gsi) si incontrano oggi a Minsk per tentare di sciogliere il nodo dell'Armata. I ministri della Difesa delle 11 repubbliche hanno «concordato» 13 documenti, ma le posizioni restano distanti. L'Ucraina, ha detto uno dei negoziatoli, «potrebbe non firmare sei o sette degli accordi», e se diverse altre repubbliche dovessero seguirla, la Russia è pronta a troncare ogni indugio, creando un proprio esercito. Eltsin ha detto che, «per ora», non prenderà questa decisione, ma secondo indiscrezioni da noi raccolte, il maresciallo Evghenij Shaposhnikov, comandante in capo delle forze comunitarie, è di opinione diversa. In una lettera aperta che nessun giornale russo ha ancora pubblicato, Shaposhnikov ha scritto che l'esercito unito, in assenza di uno Stato unitario, è «un assurdo» che potrebbe portare la Csi verso uno sviluppo «alla jugoslava». Gli esperti militari di Eltsin si dicono convinti che il Presidente deciderà la creazione di un esercito tutto russo già dopo il vertice di Minsk, tanto più perché tra gli ufficiali, sempre meno controllabili e sempre più scontenti, crescono le simpatie per quello che viene indicato come il futuro capo dell'opposizione di destra: Aleksandr Rutskoi. Eroe della guerra in Afghanistan e vice dello stesso Presidente Eltsin, Rutskoi ha violentemente criticato le riforme economiche del governo russo e, in un'intervista. pubblicata ieri, si è detto addirittura favorevole alla restaurazione di uno Stato unitario «nel più grande territorio eurasiatico». Dopo un incontro notturno tra i due, Eltsin ha detto ieri al Parlamento di avere trovato il modo di «impegnare al massimo» il suo vice: affidargli il controllo della riforma agraria. «Che vada a mettere ordine lì dove la riforma viene sabotata», ha detto Eltsin tra le risate dei deputati. La riforma agraria è infatti l'eterno problema dell'economia russa, una questione su cui sono caduti leader come Nikita Krusciov e Egor Ligaciov. Ma scherzi a parte, Eltsin ha davvero di che preoccuparsi. Le merci sono tornate ad apparire sui banchi dei negozi, e le code davanti agli alimentari si sono ridotte, ma solo perché i prezzi, saliti alle stelle, mantengono alla larga la maggioranza della popolazione. Non grazie ad un inesistente maggiore produttività. Rispetto al gennaio scorso, infatti, la circolazione delle merci è calata del 63 per cento, la produzione del 15, e l'inflazione galoppa al ritmo del 350 per cento. Secondo i pessimisti, quando verrà lanciata la privatizzazione delle imprese la situazione peggiorerà, perché all'aumento dei prezzi si aggiungeranno disoccupazione e un ulteriore calo della produzione. L'economista Grigorij Javlinskij prevede un calo dei prezzi nei prossimi due mesi, seguito da una nuova, astronomica spirale inflattiva prima dell'estate, quando l'Ucraina sostituirà il rublo con una propria moneta nazionale. Nell'inverno prossimo, dunque, potrebbe arrivare il tanto temuto punto di massima crisi politica e sociale: il momento che «patrioti» e comunisti, ormai alleati, aspetta I no per la riscossa. Non sorpren¬ de quindi che Eltsin, per calmare la popolazione, abbia promesso ieri correzioni alla riforma, in particolare nei settori della tassazione, dei prezzi e della protezione sociale. E' con questo retroterra che Eltsin affronta oggi i leader repubblicani. Ed è chiaro che in tanta instabilità gli ufficiali dell'Armata acquistino un ruolo decisivo. E' probabile che sulle questioni militari il Presidente sia disposto a temporanei compromessi con l'Ucraina, se non altro per presentarsi all'Occidente come «Boris il normalizzatore». Ma un nuovo inverno di fame darebbe fiato alle trombe dei nazionalisti russi. E' proprio questa prospettiva a dare maggior preoccupazioni a quello che è da sempre il più affidabile degli alleati di Mosca, il Presidente del Kazakistan Nursultan Nazarbaev: «C'è il timore che nel prossimo futuro la dirigenza russa tenti di giocare la carta del separatismo, vistò che in Kazakhstan solo il 40 per cento della popolazione è indigena», ha detto il suo esperto militare. E fino a quando questi timori non verranno fugati, Nazarbaev non mollerà la presa sulle 1150 atomiche strategiche piazzate sul «suo» territorio. Fabio Squillante Davanti alle cupole della cattedrale di San Basilio si staglia una mongolfiera con scritte pubblicitarie Una tecnica sempre più usata a Mosca: e anche un segno dei tempi che evolvono verso i! mercato [foto epa]