Tante strette di mano per ricordare Madrid di Igor Man

Tante strette di mano per ricordare Madrid DIARIO ARABO Tante strette di mano per ricordare Madrid O spirito di Madrid non fs'è «disperso in Russia». Il negoziato (ufficiale) zoppica vistosamente ma il negoziato umano, il dialogo, insomma, fra israeliani e palestinesi continua. Ci vorranno centomila, più una, gavette colme di buona volontà per liberarsi dalle pastoie della burocrazia ideologica, la pace non è per domani tuttavia sappiamo che la stretta di mano di Madrid tra il palestinese dott. Sbafi e il religioso dr. Rubinstein non s'è allentata. Lo sappiamo grazie a Cesare Merlini e a Laura Guazzane (rispettivamente presidente dello LAI e direttrice della sezione Medio Oriente dell'Istituto Affari Internazionali) che ci han regalato la possibilità di essere tra i pochi ammessi alla tavola rotonda «Pace e cooperazione in Medio Oriente». La tavola rotonda chiudeva i quattro giorni, fitti fitti, d'un seminario fra israeliani e palestinesi svoltosi, a porte chiuse, ad Ariccia. Lavorando senza posa, sacrificando, quindi, i rispettivi doveri religiosi, ebrei, cristiani, musulmani, gente della diaspora e di Israele, palestinesi dell'esilio e palestinesi-doc, quelli dei territori, hanno presentato documenti' sui (filali s'è discusso, con franchezza autentica; hanno.jjersino prodotto un documento, congiunto (su "Hahhà~SUIi0I,à<. l'ex" iarHlà'cista direttore di AUFajr, e da Moshe Amiràv, segretario dello Shinui. Questo partito insieme con il Mapai e il Mapam ha formato un'ticket elettorale, il Ratz, che esprimerebbe la base del glorioso ma un po' stanco partito laburista, avvelenato per di più dalla rivalità Perez-Rabin. Lingua ufficiale del seminario, l'inglese. Ma nelle pause, alla buvette, a sera nel momento delle riflessioni ad alta voce, palestinesidoc e israeliani sabra parlavano alternativamente in ebraico, in arabo. Da Madrid scrissi che il dr. Shafi, capo della delegazione palestinese, lui, così vecchio, «è il volto nuovo della nazione palestinese». Quella formatasi durante 24 anni di miope occupazione espropriatrice ma anche di coesistenza con Israele, con quella società democratica. Ebbene, i palestinesi-doc venuti ad Ariccia sono altrettanti dr. Shafi. E gli israeliani sabra hanno oramai da anni incontri di studio con questi «cugini» che per essere quelli che sono han cancellato il cliché del pa¬ lestinese sporco e assassino diffuso dalla destra israeliana. Le relazioni finali (che in fatto conclùdevano due anni di la- . voro comune) sono state tenute da Hanna Siniora e dalla professoressa Naomi Chazan dell'università ebraica di Gerusalemme. Feisal Husseini è mancato all'appuntamento perché «doveva» rimanere a casa per sedare gli animi della sua gente stravolta dalla morte «sotto interrogatorio» dello Shin Bet del giovane shebàb Mustafa Akaoui. L'Olp e il popolo palestinese tutto ribadiscono l'impegno preso solennemente ad Algeri nel novembre del 1988 dal CNP (il Parlamento in esilio) e cioè: rinuncia al terrorismo per una strategia di pace, ha detto Siniora. «Vogliamo credere nella pace», ha soggiunto e questo nonostante le docce fredde di Washington e lo sdraiarsi degli americani su Israele, a Mosca. «Temo, però, ha concluso, che il>'processò sarà lungo, molto lungo sicché bisognerà vigilare affinché la politica dei fatti compiuti di Sharon non vanifichi gli sforzi di chi lotta per una pace giusta». Per Naomi Chazan le prossime elezioni del 23 di giugno saranno «decisive», le più importanti nella storia d'Israele. Contro la «pace per la pace» pretesa dal Likud, bisognerà lottare per una pace ragionevole che comporta un prezzo: la cessione dei territori. Comunque vadano le cose, nonostante l'opinione pubblica sia lacerata dalla volontà di pace e dall'ossessione della sicurezza, e magari se vincesse il Likud, dice la signora Chazan «non si potrà più tornare indietro», poiché le due nazioni della stessa terra continueranno a parlarsi. «In quel giorno gli uomini fonderanno le loro spade per farne chiodi d'aratro, e le lance per farne roncole. Nessuna nazione leverà così la spada contro l'altra e non ci sarà più la guerra» (Isaia: II, 2-5). «O miei servi recita il Corano -, verrà la pace e quel giorno non avrete più paura, più non sarete disperati» (XLIII, 68). Igor Man lan |