Il docente vuole la bollatrice

Il docente vuole la bollatrice Università, sì e no ai controlli sulle presenze: parlano i professori Il docente vuole la bollatrice Curtoni: «Io timbro ma capisco anche chi si rifiuta» Bravo: «Benvenuta». Ricossa: «E' una stupidaggine» Bollatrici all'Università anche per i professori? Sull'ipotesi c'è maretta nell'ateneo. Ne fanno quasi una- questione di principio gli amministrativi che, con l'entrata in vigore della legge finanziaria, saranno costretti tutti, in tutta Italia, a bollare la scheda d'entrata e d'uscita dal lavoro se vorranno farsi pagare le ore straordinarie. «Perché noi sì e loro no?» hanno gridato martedì mattina nell'aula ma- ?na molti dei partecipanti aiassemblea sulla nuova organizzazione del lavoro. Solo populismo? O la loro è una ripicca, quasi per esorcizzare il complesso d'inferiorità verso gli accademici, oppure la richiesta nasce dalla conoscenza di come vanno le cose nelle Facoltà e dipartimenti? Qualcuno ha ricordato il vecchio motto che si sente spesso ripetere a proposito dell'impegno dei docenti: nell'università, l'anno dura sei mesi, il mese qualche settimana, la settimana tre giorni, il giorno un'ora e l'ora 45 minuti. Sono soltanto cattiverie? «Ma io la cartolina la timbro volontariamente da una dozzina d'anni - risponde il prof. Sergio Curtoni, dipartimento di Genetica - e come me lo Canno tanti colleghi della Facoltà di Medicina o perché convenzionati con l'Usi o per decisione autonoma. Da noi l'assenteismo dei docenti è un caso raro». Favorevole dunque all'introduzione delle bollatrici per i professori di tutte le Facoltà? «Io sì, anche se capisco le ragioni di chi è contrario o per principio o per realtà particolari». Che cosa vuol dire, professore? «C'è chi ne fa una questione di dignità e dice: non è importante dove e quando si lavora, ma la qualità del lavoro e i risultati delle ricerche. Qualcuno non per sua volontà, ma perché non dispone di un tavoloo di una stanza, è costretto a restare a casa per far ricerca o scrivere in condizioni ambientali dignitose. Ricordo la precarietà a Palazzo Nuovo o a Economia e Commercio». E in quest'ultima facoltà insegna Politica economica e finanziaria il prof. Sergio Ricossa. Introdurre la bollatrice? «E' una stupidaggine - taglia corto - e lo dice uno che vorrebbe trovare aperti istituto e biblioteche anche il sabato pomeriggio e la domenica. Un ricercatore deve soprattutto pensare, scrivere e leggere: lo può fare ovunque, a qualsiasi ora». Professore, ma c'è anche chi non si comporta correttamente per quanto riguarda lezioni, colloqui con studenti, tesi di laurea. Chi controlla o prende provvedimenti? «E' stupida anche l'attuale legge. Prevede che il singolo docente segni in un apposito registro la propria presenza ma nessuno può fare controlli reali. E' sbagliato l'intero sistema universitario: da noi la carriera è basata sull'anzianità, non sui meriti scientifici; nessuno può essere licenziato, anche se è un asino; i concorsi non si fanno con criteri seri». Non usa giri di parole il prof. Gian Mario Bravo, preside di Scienze politiche, per dire la sua sulla richiesta dei non docenti di istituire controlli sulla presenze e sull'impegno degli insegnanti. «Non solo sono favorevole, ma li vorrei nella forma più rigida possibile per tut- te le attività di un docente: lezioni, esami, incontri con studenti, seminari, tesi di laurea, consigli di facoltà ecc. Lo sostengo da anni, è così in altre parti d'Italia e d'Europa. Chi fa il suo dovere non ha nulla da temere dai controlli». Professore, la sua fermezza dipende anche da casi concreti nella sua Facoltà? «Casi di assenteismo grave da noi ce ne sono stati pochi, tanti invece di lassismo e li abbiamo segnalati ai diretti interessati e a chi di dovere». Provvedimenti? «E' difficile adottare misure disciplinari. Preferiamo un'altra strada: invitiamo queste persone poco serie professionalmente a cambiare abitudini o allontanarsi dall'Università o mettersi in pensione. Gli inviti sono stati spesso accolti». Più cauto il prof. Luciano Gallino, sociologo: «Il cartellino elettronico non cambierebbe molto, sarebbe un'aggiunta all'obbligatoria autocertificazione delle presenze. Non vorrei che qualcuno scambiasse la presenza visibile di un docente nell'ambiente universitario con il suo impegno quotidiano, mensile e. annuale. Sono convinto che la maggioranza dei colleghi va molto oltre le 350 ore annuali previste dalla legge». Guido J. Paglia II prof. Sergio Curtoni sostiene che a Medicina molti colleghi bollano e non si sentono sminuiti

Persone citate: Casi, Curtoni, Gian Mario Bravo, Luciano Gallino, Ricossa, Sergio Curtoni, Sergio Ricossa

Luoghi citati: Europa, Italia