I consigli di Pomicino a Nobili Fai un giornale Voce del padrino

I consigli di Pomicino a Nobili Fai un giornale, Voce del padrino NOMI E COGNOMI I consigli di Pomicino a Nobili Fai un giornale, Voce del padrino IMPAGABILE Pomicino, ormai così sofisticato nell'improntitudine da rasentare la genialità. Nell'ultimo mese di legislatura parlamentare, il ministro del Bilancio ha vittoriosamente capeggiato l'assalto alla diligenza, realizzando un bottino di decreti-legge per 60 mila miliardi. Duemila miliardi al giorno distribuiti a titolo di regalia preelettorale soprattutto a corporazioni, lobbies, appaltatori e confraternite varie. Un colpo da maestro. Martedì 11 febbraio il ministro ha poi ottenuto l'assoluzione da parte del giuri incaricato di vagliare l'attendibilità delle nefandezze attribuitegli dal deputato Franco Piro. E' vero, Pomicino ha comprato per 800 milioni da un uomo d'affari suo amico un appartamento che vale quasi due miliardi e mezzo e ha in locazione lo yacht di una società appartenente allo stesso sodale napoletano, il cui oggetto sociale è il trasporto delle granaglie. Ma sono bagattelle, degne al massimo di valutazione «morale». Perciò Pomicino ci è stato restituito puro come un giglio, pronto per una trionfale tournée elettorale nel suo collegio campano. Ma ignorando il detto latino bis vincit qui se vincit in Victoria, il ministro non ha saputo vincere se stesso nel trionfo della vittoria e ci ha gratificati, per soprammercato, di un'esternazione da antologia. Ha detto che, anche se non si vede, il rigore fihan ziario alberga nel nostro Paese, che questi conti I pubblici ci condurranno in I Europa senza colpo ferire e che il governo Andreotti ha ottenuto risultati eccezionali. All'intervistatore Massimo Giannini de «La Repubblica», che immaginiamo sbigottito, ha poi consegnato questa riflessione: «Tutti gli operatori .che stanno sul mercato devono concorrere in posizioni paritarie. Il che comporterà che anche Tiri, prima o poi, riterrà utile essere presente nell'editorìa. I gruppi privati hanno com-, prato giornali e tranne pochi {casi l'investimento rendè. Perché non dovrebbe farlo anche l'Ili, dal momento che stiamo per trasformarlo in Spa?» Già, perché? Forse perché in nessun Paese civile al mondo lo Stato possiede giornali? O perché Tiri è già editore della Rai, ma con l'esclusiva funzione di ripianarne i bilanci, visto che tutto il resto spetta ai partiti? O magari perché noi cittadini siamo stufi di pagare «Il Giorno», formalmente di proprietà dell'Eni e di fatto appartenente a de e psi, che nell'arco della sua vita ha perduto qualche centinaio di miliardi? Proviamo a immaginarlo il giornale «che non c'è» di Pomicino, Franco Nobili e Massimo Pini. Direttore Frajese; vicedirettóri Pirrotta e Orefice, un posticino, in omaggiò al pluralismo, anche per Mineo, lo potrebbero battezzare «Il Dipendente». Una voce libera e imparziale contro tutti gli «sfascismi» e in difesa di una delle classi politiche più illuminate dell'Occidente. Ma purtroppo sull'esternazione pomiciniana c'è poco da scherzare. Ci rivela infatti qual è il pensiero suo e probabilmente dei partiti di governo sulla materia delle privatizzazioni. Il ministro del Tesoro Guido Carli, impegnando tutto il suo prestigio personale e la testardaggine di chi politicamente ha nulla da perdere, è riuscito a far passare una legge, sia pure abborracciata. Ma non una cultura, che è distante mille miglia dalle teste di buona parte dell'attuale classe di governo. Se l'Iri può dotarsi del suo giornale per difendersi dai privati, perché mai dovrebbe privarsi della gestione delle reti per i telefoni cellulari, dei panettoni, delle conserve, delle perline colorate e quant'altro? La verità è che qualunque cosa venga alienata, la grandiosa macchina clientelare rappresentata dalle Partecipazioni statali perderà un pezzetto. E i partiti, che ne sono titolari, non lo vogliono. Poiché il ministro "Pomicino non è aduso a stravaganze gratuite, c'è infine un'ulteriore lettura della sua esternazione: riguarda «Il Mattino», quotidiano partenopeo di proprietà della de e del Banco di Napoli. Chissà che presto non spunti fuori uii bel progettino per trasferirne la proprietà all'Irì, in modo da mantenerne il tornaconto e scaricarne gli oneri. Alberto Staterà sraj

Persone citate: Alberto Staterà, Andreotti, Frajese, Franco Nobili, Franco Piro, Guido Carli, Massimo Giannini, Massimo Pini, Orefice, Pirrotta

Luoghi citati: Cognomi, Europa, Mineo, Nomi