Costa cara l'Europa comunitaria di Fabio Galvano
Costa cara l'Europa comunitaria Il piano Delors Costa cara l'Europa comunitaria STRASBURGO DAL NOSTRO INVIATO Dopo l'euforia di Maastricht, la fredda logica dèi bilanci. Presentando ieri al Parlamento europeo di Strasburgo il suo piano quinquennale di finanziamento comunitario, Jacques Delors ha parlato di «riforma nella continuità»; ma il prezzo della nuova Europa, destinato ad aumentare di un terzo in 5 anni, susciterà inevitabilmente aspri scontri. Nessuno vorrebbe addossarsi i costi supplementari. «Il 1992 consacra una bella avventura, quella della Comunità europea, e apre una nuova era, quella di Maastricht», ha esordito Delors. Poi ha illustrato le nuove necessità comunitarie chiedendo, a scadenza 1997, altri 20 miliardi di Ecu (30 mila miliardi di lire). Il bilancio Cee passerà quindi - attraverso una previsione di crescita economica del 2,5% annuo - dai 66,6 miliardi di Ecu nel 1992 a 87,5 nel 1997 (da 100 mila a 131 mila miliardi di lire). Per raggiungere l'obiettivo, Delors ha ridotto dall'1,4 all' 1% il prelievo sul gettito Iva ma ha aumentato dall'1,2 all'1,37% quèUo sul Pil nazionale (inalterati, invece, prelievi agricoli e dazi doganali). Sarà questa la prima battaglia: non solo per l'Italia, i cui bassi livelli Iva e il Pil terzo in Europa la costringeranno a maggiori esborsi, ma anche per i Paesi che sono già contribuenti netti e che si opporranno a pagare la crescita. Il piano sarà contestato; e infatti Delors già auspica un vertice straordinario (a Lisbona) per sfrondare la selva dei contrastanti interessi. La Germania, contribuente netto quest'anno per 9 miliardi di Ecu (14 mila miliardi di lire), non si sente di compiere altri sacrifici in questo momento di grande sforzo per l'unificazione. Ma Delors è stato chiaro: uno dei principi qualificanti del suo «pacchetto» è il trasferimento di risorse dai Paesi ricchi ai poveri, per facilitare la convergenza economica essenziale all'unione monetaria. Sarà proprio l'aumento dei fondi strutturali ad assorbire la maggior parte delle nuove disponibilità (l'agricoltura è praticamente bloccata): 11 miliardi di Ecu a conclusione del ciclo, nel 1997, con il passaggio dagli attuali 18,6 miliardi a 29,3.14 Paesi più poveri (Spagna, Portogallo, Grecia e Irlanda) avranno aiuti raddoppiati, grazie anche allò speciale fondo di coesione (1,5 miliardi di Ecu l'anno prossimo, 2,5 nel 1997) di cui sono i soli beneficiari e che, deciso a Maastricht, ha rappresentato la «grande rinuncia» dell'Italia (per il Mezzogiorno l'aumento sarà solo del 66%). Colpita così su vari fronti, l'Italia avrà nelle previsioni del vicepresidente Filippo Maria Pandolfi una perdita annua di almeno 600 miliardi di lire; che però «potrebbe essere in parte recuperata». Secondo Pandolfi il «pacchetto Delors», che è «una pronta e adeguata risposta a Maastricht», è particolarmente attento al settore della ricerca. Il riorientamento della politica della ricerca, che disporrà di 3,5 miliardi di Ecu destinati soprattutto ai settori-chiave dell'informatica e dell'auto, rappresenta secondo Delors uno degli elementi qualificanti della nuova Cee; come i nuovi fondi (da 3,6 a 6,3 miliardi di Ecu) per le politiche esterne comuni (compresi 900 milioni di Ecu per le emergenze, come l'esodo albanese in Italia). Fabio Galvano
Persone citate: Delors, Filippo Maria Pandolfi, Jacques Delors, Pandolfi
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