Squitieri degrada gli eroi del Golfo

Squitieri degrada gli eroi del Golfo Il regista esterna attaccando stampa e intellettuali: disinformano la gei Squitieri degrada gli eroi del Golfo «Bellini e Gocciolone sono duefalsi miti» ROMA. Un processo agli intellettuali condito di insulti al tandem di guerra Bellini-Cocciolone e dal minaccioso spauracchio di un'invasione islamica. Conferenza-stampa al vetriolo per Pasquale Squitieri alla presentazione di «Missione Reporter», una serie di telefilm da lui diretti in onda da stasera su Raidue. La tesi del regista è che la fiction può aiutare a comprendere là realtà meglio di un documentario o di un'inchiesta giornalistica. Niente di nuovo: prima di lui lo avevano già detto in tanti, da Sergio Z a voli a Umberto Eco. Ma Squitieri è andato oltre, attaccando a testa bassa: a farci le spese, fra gli altri, sono stati i due prigionieri del Golfo, che il regista ha definito con una parola poco cortese che fa rima con Gocciolone. «Qui - ha tuonato il marito di Claudia Cardinale - abbiamo fatto diventare eroi due c... come Cocciolone e Bellini, che invece dovevano essere deferiti alla corte marziale per codardia». Che Cocciolone non fosse un eroe è un pensiero largamente condiviso fra i cosiddetti «opinion-maker», con la pervicace eccezione di Emilio Fede. Le stesse autorità militari giudicarono con scarsa clemenza la performance dell'aviatore italiano davanti alle telecamere irachene e si rifiutarono di appendergli una medaglia al collo. Ma mai nessuno finora lo aveva insultato pubblicamente. E tantomeno lo aveva associato nell'ignominia al pilota Bellini, che fu invece premiato dai suoi superiori. In una successiva precisazione, Squitieri ha sostituito l'imbarazzante epiteto con un termine assai più riguardoso, senza però mutare la sostanza delle accuse: «Abbiamo dedicato tutto questo tempo alle avventure eroiche o paraeroiche dei signori Bellini e Cocciolone, e troppo poco tempo alle falsità che erano state dette e raccontate sulla guerra del Golfo, a cui la tv francese dedicò un programma di otto ore pieno di menzogne». Insomma, Bellini e Cocciolone retrocedono a vittime secondarie e strumentali dello Squitieri furioso. I veri bersagli sono l'informazione e quella che il regista chiama «la classe degli intellettuali». Cos'hanno combinato costoro? Sono colpevoli di aver creato una situazione per cui «la gente in Italia sa tutto su Cossiga, su Beautiful o su un poveraccio che muore in ospedale, ma è assolutamente disinformata sui grandi fatti che accadono nel mondo. Sì, i giornali da noi mettono in prima pagina Cossiga e in ultima un trafiletto stilla fame nel mondo». Una vera disdetta, che fra i tanti effetti nefasti ne provoca uno che può forse essere sfuggito a un osservatore disattento, ma non a Squitieri: «In questo modo si spiega come io mi sia trovato di fronte a due insuccessi che non mi aspettavo: "Russicum", un film di spystory ambientato in Vaticano, e "Il colore dell'odio" in cui si raccontava come il mondo dell'Islam stava entrando in un Paese cattolico. Cose troppo grandi per il pubblico italiano, che è di un'ignoranza spaventosa». L'allusione -all'Islam non è affatto casuale. A pochi mesi dal grido di dolore di un altro regista italiano, Zeffirelli, Pasquale Squitieri mette in guardia l'Europa dalle scimitarre di Maometto: «Noi dovremmo essere terrorizzati non da quello che dice Cossiga, ma da quello che succede in Algeria, che è a un tiro di schioppo dall'Italia, e di come l'Islam stia risorgendo. Specie dopo la stravincita di Saddam Hussein. Perché, secondo l'interpretazione islamica, Saddam Hussein ha stravinto la guerra del Golfo». La morale è plumbea: «Il mondo intero ci aggredisce e noi facciamo finta che questi problemi non esistano, così come abbiamo fatto finta per vent'anni che la droga non esiste». Come uscirne, allora? La sentenza di Squitieri è inesorabile: «Gli organi di informazione e gli intellettuali hanno il dovere di educare il pubblico senza falsi ideologismi e nefandezze». E di convincerlo così ad andare a vedere i film di Squitieri. Massimo Gramelli ni Claudia Cardinale e Pasquale Squitieri. Il regista critica Bellini e Cocciolone, secondo lui non possono essere definiti eroi della guerra del Golfo

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