Il «giallo» Bisaglia otto anni dopo

Il «giallo» Bisaglia, otto anni dopo I sospetti di Flaminio Piccoli e le accuse del fratello del defunto leader de don Mario Il «giallo» Bisaglia, otto anni dopo La vedova Romilda: insinuazioni vergognose Il nipote: smentisco mio zio, non sa nulla TORINO. «Un giallo la morte di Toni? Mi rifiuto di fare la pedina in un gioco che non mi riguarda.. Dico solo che quanto c'è da sapere è documentato, e che chi ha dei dubbi deve risolverli con la polizia e la magistratura. Non ammetto ■ insinuazioni. Basse insinuazioni sui morti e anche sui vivi, che dopo aver pianto si ritrovano con quest'altro dolore». E' indignata Romilda Bollati, vedova di Antonio Bisaglia. E non vuole ribattere, ogni dichiarazione potrebbe essere letta in un modo o nell'esatto contrario, spiega. Nel salone di palazzo Carpano, dove abita a Torino, risponde alle telefonate di amici solidali, indignati come lei. A loro domanda ironica chissà perché .«proprio adesso» è nata questa montatura che tira in ballo «persino» Francesco Cossiga. Nei giorni scorsi il mensile Veneto Magatine è uscito con un'intervista a don Mario Bisaglia, sacerdote, 75 anni, fratello dell'ex ministro democristiano vittima d'un incidente in barca il 24 giugno 1984. «La sua morte, un mistero» recita il titolo tra virgolette. E tra virgolette nell'articolo il prete racconta che il matrimonio di Toni con Romilda Bollati per lui fu una sorpresa: «Questa sorpresa si rivelò fondata, perché la signora Bollati dopo la morte di mio fratello è completamente sparita. Nonostante sia stata fortunata: perché Toni ha lasciato a lei, secondo un fac-simile di testamento, tutto ciò che aveva». Conclude don Mario Bisaglia: «Sulla tragica morte di Toni grava un mistero. Non si seppe nulla, nessuno lo vide morto di noi familiari». Ieri, a rincarare la dose, è arrivata la presa di posizione di Flaminio Piccoli, oggi presidente della commissione Esteri della Camera, presidente della de nel~r984 tlopo"BSserne stato segretario. «Che strana coincidenza, ne parlavo con un gruppo d'amici proprio qualche giorno fa - ha dichiarato Piccoli all'agenzia di stampa Adn-Kronos -, Non mi sorprende quanto dice don Mario Bisaglia, anche a me tante circostanze di quella morte parvero strane. Di interrogativi ce ne ponemmo tanti. Fu davvero una disgrazia? Ricordo che la salma fu trasportata a Roma in gran fretta. Se ne occupò, e questo lo ricordo bene, Francesco Cossiga». Piccoli non ha «elementi particolari» a sostegno di «una tesi o dell'altra», questo lo ammette, ma aggiunge comunque: «Il giorno in cui si dovesse pensare a un'ipotesi diversa da quella della disgrazia, certamente non suggerirei di seguire una pista politica». Dichiarazione forte, che suo- na quasi ingiuriosa. A palazzo Carpano, Romilda Bollati legge la nota d'agenzia e per un istante cede alla rabbia: forse l'accuseranno anche d'aver ucciso «quelli dell'Arrr;r». Ma nemmeno ora vuole rispondere. - Risponde, invece, il nipote di Toni Bisaglia e del sacerdote, Mario Testa, avvocato a Padova. Sa dell'intervista a Veneto Magatine e sbotta: «Non t/b nulla di vero». Avvocato, lei smentisce suo zio? «Sì, lo smentisco. Toni Bisaglia e la signora Bollati si sono sposati soltanto con rito religioso, e lo zio Toni non aveva fatto testamento. Non c'è stato alcun testamento: si chiama "successione intestata", tutto è andato a noi nipoti e alle sorelle e fratelli del defunto. La signora Bollati non ha mai rivendicato nulla». Il sacerdote avrebbe inventato ogni cosa: a quale scopo? «Mio zio ha una certa età, e non-è che sia stato informato di tutto». E Flaminio Piccoli? Anche l'anziano dirigente democristiano fa illazioni abbastanza pesanti. «Piccoli, come chiunque, si assume la responsabilità di quello che dice. Ma del perché lo dica io non ho la più pallida idea. So solo che il 24 giugno 1984 sul luo¬ go della disgrazia arrivarono il prefetto di Genova, il magistrato, la polizia, l'allora segretario della presidenza della Repubblica Maccanico. Credevo che ogni cosa fosse ben chiara». Chiaro sembra il ricordo di quella giornata di otto anni fa in chi l'ha vissuta, direttamente, come gli amici più vicini a Romilda Bollati. La cronaca incomincia alle due del pomeriggio. Toni Bisaglia e la moglie sono in rada a Portofino, sul 22 metri Sangermani che appartiene alla famiglia Bollati-Turati. Hanno un appuntamento a Levanto, devono, essere là per le quattro. Prima di far vela, colazione sul ponte. A bordò sono i due marinai, Luciano Saporiti e Stefano Zolezzi, che preparano la barca per la breve traversata. Sono le due e venticinque quando passa un motoscafo d'altura, forte velocità. Le onde della scia investono il Sangermani che rolla in modo violento e improvviso. Romilda Bollati s'è appena sdraiata a prendere il sole, Toni Bisaglia è seduto e perde l'equilibrio. Cade su un fianco e batte la testa contro uno dei «candelieri», le aste d'acciaio che reggono la cunetta lungo il bordo della barca. L'uomo cade in ma¬ re. Saporiti e Zolezzi si tuffano, lo issano. Il Sangermani si dirige col motore a tutta forza a Santa Margherita. Ma all'arrivo in ospedale, Toni Bisaglia non respira più. A spiegare l'accaduto, contribuisce un incidente del 1976. Una mattina di nebbia, sull'autostrada tra Padova e Vicenza, l'allora ministro delle Partecipazioni Statali Toni Bisaglia resta a lungo tra le lamiere della sua automobile: l'autista non ha visto il casello. Quando i soccorritori lo estraggono dall'abitacolo, il ministro è in coma, il cranio leso in modo grave. Uno dei medici dell'ospedale ligure, quel 24 giugno 1984, di fronte al corpo senza vita di Bisaglia aveva detto: «Com'è possibile che la teca cranica sia ridotta a foglio di carta velina?». Adesso, sulla poltrona di pelle a palazzo Carpano, Romilda Bollati non vuole, non può ricordare. Il giorno della morte del marito, lascia intuire, la persona «più assente» era proprio lei: lei «choccata», in quei momenti, lei svenuta, lei ftt presa come un fagotto e accompagnata dagli amici più cari, subito arrivati in Liguria, sull'aereo del presidente del Senato Francesco Cossiga. Quell'aereo, nella notte tra il 24 e il 25 giugno - e non tre ore dopo la disgrazia - riportò a Roma da Genova la salma di Tom Bisaglia. Adesso, sulla poltrona di pelle, la vedova dell'ex ministro democristiano, donna d'affari tra le più note in Italia, s'interroga sulla malignità e sull'acrimonia altrui: senza rispondere. Sul tavolo accanto alla poltrona, una piccola collezione di boccali d'argento. Sul muro, un quadro di Campigli. Un quadro, cinque boccali e l'anello Anni 30 che porta alla mano sinistra e sembra una caramella alla menta. Eccola l'eredità di Toni Bisaglia, è tutta lì. Eva Ferrera L'ex segretario de «Se si riapre il caso, consiglio di non seguire una pista politica» La moglie: tutto è chiaro e documentato, rifiuto di fare la pedina in un gioco estraneo A sinistra, Toni Bisaglia con Romilda Bollati di Saint-Pierre Sotto, la vedova abbracciata da Pettini Accanto: Piccoli, De Mita, Leone, Rumor, lotti, Pettini, Cossiga ai funerali. A destra, don Mario Bisaglia A sinistra, «Rosalù», il due alberi di 22 metri e 45 tonnellate, da cui il senatore Bisaglia cadde in mare