Ritirata strategica sulle riforme di Augusto Minzolini
Ritirata strategica sulle riforme Ritirata strategica sulle riforme Craxi morbido con la da un accordo è possibile ROMA E Mita ce la vuol mettere in quel posto...». Sull'astensore del palazzo della direzione a via del Corso il vicesegretario socialista Giulio Di Donato usa questa espressione colorita per commentare l'ultima sortita del presidente della de, quella che ha fatto aleggiare di nuovo il fantasma di un'intesa democristiani-pds sulle riforme a spese del psi. Sulle scale Salvo Andò, capogruppo dei deputati, se la prende, invece, con l'altro de che turba i sogni del psi, Antonio Gava. «Chi è che lo definiva - chiede ironico ad alta voce una marionetta napoletana?». E mentre i colonnelli manifestano gli umori del psi a battute, dentro la riunione dell'esecutivo Bettino Craxi fa capire ai suoi che forse «la tregua» sta per finire: «Ci sono stati - dice - diversi segnali di ostilità dalla de. Il voto in Parlamento sulla proposta sul Csm, l'atteggiamento de sul provvedimento per l'obiezione di coscienza, i discorsi di Gava e di De Mita. E' ora di cominciare a rispondere». Ma come farà il segretario socialista a cambiare il suo gioco? Come pensa di renderlo più incisivo e meno bloccato dall'idea di quel patto di ferrò* con la de per un ritorno a Palazzo Chigi che, a sentire Gava, De Mita e Mario Segni, esiste solo nei suoi desidèri? Per ora il segretario socialista intende attuare una tattica difensiva, un gioco di rimessa. E le aperture fatte ieri alla de in materia istituzionale, accompagnate però dal deciso altolà al decreto legge sugli obiettori di coscienza che era nei disegni di Andreotti, probabilmente rappresentano l'ultimo segnale di pace, l'ultima concessione. Di che si tratta? Il segretario socialista ha riproposto alcuni capisaldi della grande riforma socialista (elezione diretta del Presidente della Repubblica, un referendum sulle proposte di riforma) ma le ha accompagnate con delle concessioni alle tesi democristiane. Ad esempio, la nuova proposta di legge elettorale del psi illustrata ieri da Craxi accompagna la clausola di «sbarramento» con «meccanismi che debbono favorire la formazione di allenze solide... senza stravolgere il principio della proporzionale. Per fare questo non servono sistemi maggioritari e collegi uninominali... serve correggere la proporzionale e spingere le forze politiche ad ag gregarsi e coalizzarsi». Anche se non parla del «premio di maggioranza» tanto caro alla de, Craxi comincia a fare dei discorsi che si avvicinano a quell'idea. Come pure 1'«identikit» del nuovo presidente del consiglio disegnato dal segretario socialista è molto vicino a quella figura simile al «cancelliere» che piace tanto alla de. «Occorre un primo ministro che sia l'unico a godere la fiduCÌaHdel Parlamento - ha spiegato ieri Craxi -, con potere di proporre la nomina ed anche la revoca,.d;ei mmistri.di proporre il numero dei ministri. Occorre l'introduzione della sfiducia costruttiva. Si tratta di riforme ormai assolutamente ineludibili». Ma perché dopo aver fatto per mesi orecchie da mercante alle richieste della de, Craxi oggi ha deciso di fare delle concessioni? Probabilmente il segretario socialista ha capito che l'immobilismo sulle proprie parole d'ordine non gli giova. I segnali tra de e pds si sono fatti via via più preoccupanti e Craxi ha visto bene di fare qualche passo verso la de, di sondarne l'atteggiamento e, soprattutto, di evitare che il dialogo tra democristiani e pidiessini vada troppo avanti. Così ieri oltre a concedere, il segretario socialista ha anche richiesto all'alleato democristiano di abbandonare la strada della «doppia maggioranza», una per il governo e una per le riforme, prospettata da Gava. «Ci vuole una maggioranza non due: - ha detto in proposito - una maggioranza politica che sia realmente tale non può non fondarsi anche su di un saldo accordo per le rifor¬ me istituzionali, 'il che non esclude ovviamente il dialogo, l'apporto, le intese con altre forze». Conquesta impostazióne, che Claudio Signorile definisce «una ritirata strategica», il segretario socialista si è lasciato aperte due strade: ha lanciato alla de un segnale di disponibilità sulle riforme, mettendo in soffitta un «leit motiv» dei dirigenti socialisti delle ultime settimane («la prima emergenza è quella economica poi vengono le altre»); e se fosse proprio necessario rompere con una de troppo intenta a dialogare a distanza con il pds, il segretario socialista avrebbe già in mano una piattaforma, un'ipotesi di mediazione, per ricomporre la rottura subito dopo le elezioni. Basterà per assicurargli di nuovo Palazzo Chigi? Questo probabilmente neanche Craxi lo sa. O meglio, il segretario socialista più che sulle strategie confida in quei sondaggi favorevoli che ieri ha fatto vedere ai colonnelli del suo partito. «Se qualcuno ci ha creduto si era illuso - spiega Martelli -, la partita contro le vecchie tentazioni catto-comuniste potrà essere vinta solo con i voti». Augusto Minzolini Il segretario del psi, Craxi
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