Bologna, processo da rifare
Bologna, processo da rifare La Cassazione: trascurati gli indizi contro i neofascisti Bologna, processo da rifare Annullate le assoluzióni per la strage ROMA. Per la strage alla stazione di Bologna si ricomincia da capo. I giudici delle sezioni unite penali della Corte di Cassazione hanno infatti annullato la sentenza della Corte di Assise di Appello di Bologna che riduceva le pene e assolveva gli imputati condannati iti primo grado all'ergastolo. Gli indizi contro i neofascisti erano stati trascurati. I giudici della Corte suprema, dopo tredici ore di camera di consiglio, hanno annullato la sentenza di secondo grado nei confronti di Giuseppe Valerio Fioravanti, Francesca M ambra, Massimiliano Facchini e Sergio Picciafuoco per quanto riguarda i reati di strage, omicidio, porto illegali di esplosivo e attentato ad impianti di pubblica utilità. Ed hanno inoltre annullato la sentenza della Corte d'Assise d'Appello nei confronti di Massimiliano Facchini, Sergio Picciafuoco e Roberto Rinani per quanto riguarda il reato di banda armata. Si dovrà rifare un nuovo processo anche per Licio Gelli e Francesco Pazienza sul punto relativo al reato di calunnia e per Giuseppe Belmonte e Pietro Musumeci per quanto concerne la circostanza aggravante del terrorismo contestata in relazione al reato di calunnia. Adesso, un'altra sezione della Corte di Assise di Appello di Bologna dovrà riaprire il caso e cercare di fare luce sulla strage che provocò nella stazione di Bologna la morte di ottantacinque persone e il ferimento di altre duecento. «La ragione si è fatta strada e ha prevalso su tutte le forzature e le sciocchezze che erano state dette nella sentenza d'appello e che erano poi state stigmatizzate nei motivi di ricorso alla suprema corte», ha invece sostenuto Torquato Secci, presidente dell'Associazione familiari vittime della strage. «Questo è un momento di piena fiducia nella giustizia, in cui il cittadino si sente protetto dalla legge - ha aggiunto -. Alla sentenza di secondo grado era accaduto 1' opposto e il cittadino si era sentito in babà di una Corte che non aveva preso le proprie decisioni con estremo impegno». Bianconi e Tostandoli A PAGINA 3
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