«E quello il killer di Claudio»

«E' quello il killer di Claudio» Omicidio Bodo: in aula la convivente della vittima punta il dito su Ignazio Mavilla «E' quello il killer di Claudio» La donna implacabile nell'accusate l'imputato «Ha finito il moribondo con un colpo alla nuca» Per Ignazio Mavilla, accusato di aver ucciso il tappezziere Claudio Bodo, ieri è stata una giornata nera. I primi testi sentiti dalla corte d'assise hanno peggiorato la sua già precaria posizione processuale. Drammatica la deposizione di Chiara Canonico, la convivente della vittima, che ha riconosciuto nell'imputato il killer del suo uomo: «Quel giorno, quando venne a cercare Claudio a casa, non aveva la barba. Ma è lui, non ci sono dubbi». Ignazio Mavilla, dietro le sbarre, non ha battuto ciglio. Sapeva che quella donna, minuta ma tenace, l'avrebbe inchiodato. Nei mesi scorsi lo aveva riconosciuto davanti al pm. Un po' emozionata, ma precisa, Chiara Canonico ha raccontato alla corte il film dell'omicidio avvenuto il 18 settembre di due anni fa in via Macerata: «Quell'uomo arrivò poco prima delle 14. Mi spiegò che voleva parlare con mio marito per un incidente d'auto accaduto pochi giorni prima. Claudio arrivò in quel momento. Non aveva mai visto quel tizio, ma lo seguì giù in strada. Si allontanarono discutendo. Mi affacciai alla fine-r stra, preoccupata, quella faccia non mi piaceva. Sentii due colpi poi un terzo. Vidi il killer alzare il braccio destro e puntare l'arma contro Claudio già a terra, per finirlo». Il ricordo dell'omicidio ha sconvolto la giovane donna. Il presidente Caselli ha intuito il suo dramma, le ha chiesto se voleva interrompere la deposizione. Chiara Canonico ha scosso la testa, gli occhi lucidi: «No, voglio continuare». Ha descritto come era vestito quel giorno l'assassino: «Aveva i pantaloni scuri e una felpa. Mi colpirono i suoi zigomi pronunciati». I pm Maddalena e Patrizia Caputo e i difensori Bissacco e Crostini le hanno fatto altre domande, lei ha risposto sempre con precisione. Alla fine ha lasciato l'aula stremata dall'emozione. La corte ha sentito poi Claudio Pollini, che quel giorno accompagnò a casa la vittima: «Claudio salì da sua moglie. Lo vidi scendere con un tizio. Parlottarono un attimo, poi si allontana¬ rono. Claudio mi fece segno di aspettare. Stavo leggendo il giornale quando sentii due spari. Mi misi a correre, vidi quell'uomo che alzava il braccio contro Bodo già a terra e gli sparava. Poi si allontanò. Io cercai di aiutare Claudio ma era troppo tardi». La scena del delitto era stata seguito attimo per attimo anche da un vigile urbano, dal terzo piano della casa di fronte. Rosario Pre- sti quel giorno era in mutua. Ha raccontato: «Ero alla finestra per controllare mio figlio che era sceso in strada. Vidi arrivare la Uno grigio scuro con la portiera anteriore destra appena riparata e colorata di antiruggine rosso. Alla guida c'era una donna, vicino a lei un giovane sui 25 anni, magro. Lo vidi poco dopo parlare con il Bodo, poi gli spari. Uno, due, tre volte. Bodo era già a terra quando il giovane ha esploso l'ultimo colpo. Poi si è allontanato senza fretta verso la Uno. La donna alla guida era rimasta impassibile». Quella donna era Loredana Ghilleri. Pochi giorni prima lei aveva avuto un litigio con il Bodo dopo un incidente d'auto. Si erano insultati, offesi. Per vendicare quegli insulti il suo ex amico Mavilla era andato a chiedere spiegazioni al Bodo. «Non sapevo che fosse armato», ha raccontato la Ghilleri, anche lei imputata dell'omicidio ma stralciata da questo processo. Sarà sentita venerdì. Nino Pietropinto Chiara Canonico viveva con il tappezziere Claudio Bodo