Polig oro vero che volevano in tanti di Gian Paolo Ormezzano

Polig: oro vero, che volevano in tanti L'altoatesino spiega perché la sua medaglia nella combinata olimpica vale quanto le altre Polig: oro vero, che volevano in tanti Martin: ora comincia il bello VAL D'ISERE. Josef Polig è medaglia d'oro della combinata, e sono anche per lui i versi di Pindaro che dicono che nulla scalda di più il cuore e porta all'uomo gloria e nobiltà della vittoria d'Olimpia. Lui parla, a gara finita da pochi minuti, si racconta bene (è altoatesino di Vipiteno ma il suo italiano ha poco di germanico) e sa già che tutti tengono dentro la domanda sul valore vero di questa vittoria, un po' opacizzata dalla sfortuna di Strolz, uscito quando stava per vincere, e dalle ampie riserve sempre avanzate su una classifica che accosta due gare diversissime, una classifica che premia la non specializzazione. Dà lui la chiave per la felicità sua e anche di chi gli sta intorno non sapendo bene come comportarsi (attenzione, il tutto ben prima che nascessero le paure per il reclamo contro di lui e Martin): «Primo, questa è una medaglia olimpica, e basta già dire così. Secondo, questa è la vittoria in una combinata disputata da tutti per vincere l'Olimpiade, non per fare punti in Coppa del Mondo: dunque è cosa speciale, unica ogni quattro anni, e bellissima». Finisce che possiamo tutti accompagnare serenamente la sua contentezza, aiutati anche dalla sua onestà: «Certo che ci vuole fortuna, e Strolz proprio non l'ha avuta, su una pista matta, in una giornata matta». E' un bel ragazzo dalla faccia sveglia, dal sorriso intelligente. Dice di voler dedicare la meda- glia alla mamma, alla sorella, all'allenatore Entrass, alla Guardia di Finanza e alla fidanzata. «E' Louise, americana, amica di una mia amica di Vipiteno che sono andato a trovare quando gareggiavo in America. Ci siamo innamorati, lei è venuta in Italia, penso che farà di nuovo un salto, visto che sono campione olimpico». Bel dialogo, scorrevole e sincero. «Prima cosa, con tutte queste cadute, tutti questi incidenti nel nostro sport, conta che ci sia la salute. Io mi ritengo un privilegiato da questo punto di vista. Poi ho pure raccolto una gran vittoria. Non ci credevo, dopo la prima manche, è stato l'allenatore a dirmi di rischiare un po', su una pista tremenda, maltenuta, sotto la neve. Il fatto è che io non mi sento né slalomista né combinatista, sono un gigantista che riconosce che la medaglia più vera è quella della discesa. Io in questa combinata ho fatto la discesa giusta da sommare allo slalom». Sembra La Palisse, è una medaglia ben costruita. Ma ecco ancora Polig. «Vero che non ho mai vinto niente prima, ma la combinata è proprio fatta per premiare la regolarità, non l'eccellenza qui e il disastro là». E poi: «Stava per rivincerla Strolz, che l'ha vinta ai Giochi di Calgary: questo prova che esiste una logica di rendimento, di classifica, se dopo quattro anni lui stava per essere ancora il più forte. E poi, via, ho vinto una gara che proprio Accola e Girardelli erano decisi a vincere ad ogni costo!». Gian Franco Martin, pronunciare Martin, medaglia d'argento, ha una stupenda parlata, in un italiano molto superiore agli studi, pochi, che ha fatto. La presentazione che esegue di se stesso, poco dopo la fine della prova, è quasi didscalica, da manuale del perfetto secondo, del buon ragazzo. Il tutto però senza niente di artificiale, di fasullo. «Mi sono sentito scappare il primato, al quale in un certo modo ero persino arrivato a pensare, alla seconda porta della seconda manche. Un errore, ero troppo arretrato». Ma poi c'è la rassegna delle buone cose di giornata e di vita: «Argento all'Olimpiade, è qualcosa, per uno che non ha mai vinto niente di grosso prima. Il posto in squadra per il supergigante, Ghedina e Sbardellotto me lo hanno lasciato, anziché disputarselo. La certezza di poter fare belle cose in questo sport». E' entrato in Nazionale attraverso la squadra di discesa, ma ama lo slalom e il gigante, non vuole staccarsi da queste specialità: «E così ecco la combinata». Lo hanno tirato su polivalente quelli dello.Sci Club Sestriere. Prima Nazionale nel 1987, ma mai grosse gare con buoni piazamenti. Non un naif, comunque. Uno sodo, sicuro, tranquillo. Con nessun rimpianto per quello che lo sport toglie a un giovane, con tanta curiosità e voglia per quello che dà. Gian Paolo Ormezzano (4 Josef Polig (a fianco) in trionfo dopo la conquista dell'oro; Martin (a sin.), medaglia d'argento

Persone citate: Accola, Ghedina, Gian Franco Martin, Girardelli, Josef Polig, Polig, Sbardellotto

Luoghi citati: America, Italia, Sestriere, Vipiteno