Edith evita la mina Habbash di Enrico Benedetto
Edith evita la mina Habbash Edith evita la mina Habbash Grazie al voto dei comunisti il governo aggira la sfiducia PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Per 28 voti, George Habbash non fa lo sgambetto al governo Cresson. Ieri il premier ha superato indenne la mozione di censura del centro-destra, un successo facilmente prevedibile visto che i socialisti avevano dalla loro il pcf. Con 261 suffragi invece dei 289 necessari, Giscard, Chirac e amici si devono rassegnare: l'esecutivo resta in sella almeno sino alle amministrative di marzo. Poi si vedrà. La votazione chiude virtualmente il caso Habbash, secondo quanto auspicato da Francois Mitterrand. Ma il danno al ps e all'immagine governativa restano notevoli, come ribadivano ieri nelle sale dell'Assemblée Nationale neogollisti e giscardiani. «E' un fine regno senza ambizioni, speranza, volontà. Sipario!» tuona l'indipendente Jean-Michel Dubemard. «Ab¬ biamo davanti un non-governo, stacchiamogli l'ossigeno», propone Andre Santini. Ma i big non scendono nell'arena, ben sapendo che il responso finale non staccherà dal potere i socialisti. Così per tre ore buone si recita uno scontatissimo teatrino. Edith Cresson, come già venerdì, ripete fra i lazzi che il suo governo vuole durare sino alle legislative del '93: «La sinistra può vantare un buon bilancio, andiamo avanti». Ai critici: «I vostri discorsi mostrano l'assenza di qualsiasi posizione comune. Non esistono maggioranze alternative». In precedenza il portavoce ps Jean Auroux aveva accusato gli oppositori di voler smantellare, con il pretesto Habbash, quanto la gauche ha saputo costruire negli ultimi anni. E ora, campagna elettorale. Non è ancora uffìcilmente lanciata, ma le liste sono già pronte e si profilano i grandi duelli come la battaglia Le Pen-Tapie a Marsiglia. Non v'è sondaggio che dia i socialisti in ripresa, ma se non giungeranno nuove tempeste politico-giudiziarie nelle ultime settimane potrebbero risalire parzialmente la china. E il centro-destra paventa emorragie verso Le Pen. L'unico che per il momento non sembra temere brutte sorprese. Enrico Benedetto
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