La foresta è nostra possiamo sfruttarla

La foresta è nostra possiamo sfruttarla Polemica Carta dei Paesi dell'Amazzonia La foresta è nostra possiamo sfruttarla MANAUS. Non ci sarà salvezza per l'Amazzonia se il Primo mondo non aiuterà i Paesi di questa regione a tirar fuori la propria gente dalla miseria. E' lo spirito della «dichiarazione di Manaus», che Brasile, Bolivia, Colombia, Ecuador, Perù, Venezuela, Guyana e Sminarne hanno firmato nella capitale dell'Amazzonia brasiliana. «Siamo convinti che a un pianeta ambientale sano debba corrispondere un mondo socialmente ed economicamente giusto». L'articolo 1 della dichiarazione in 16 punti, sottoscritta dai Presidenti degli otto Paesi che hanno una porzione di foresta amazzonica sul loro territorio, parla chiaro sull'approccio social-economico scelto in contrapposizione alle pressioni ecologiche che certamente proverranno dai Paesi più ricchi in occasione del grande vertice ambientale dell Onu, in programma a giugno a Rio de Janeiro. Affermazioni come quella del «diritto dei nostri Paesi a utilizzare le proprie risorse per assicurare il proprio benessere e progresso», lasciano presagire che a Rio saranno scintille fra delegazioni del Primo mondo e dei Paesi in via di sviluppo. E' per questi ultimi che la «dichiarazione di Manaus» si propone come guida, come vangelo ecologico del Sud in polemica con le priorità ambientali del Nord. Il ministro degh' Esteri venezuelano, Armando Duran, a Manaus in sostituzione del presidente Carlos Andres Perez, asserite per la tensione a Caracas dopo il tentato golpe, ha riassunto in poche parole la filosofia del documento. «Non possiamo accettare - ha detto la tesi di dover preservare per secoli le nostre risorse naturali, chiuse in un barattolo. Abbiamo il sacrosanto diritto di sfruttarle e siamo sufficientemente responsabili da usare queste risorse senza che ciò presupponga la distruzione del nostro ambiente». Il punto 5 della dichiarazione toglie infine ogni attenuazione diplomatica al contrasto latente sulle responsabilità di Primo e Terzo mondo nel degrado ambientale: «E' riconosciuta la maggior responsabilità dei Paesi sviluppati nel progressivo deterioramento dell'ambiente, motivo per il quale non possono imporre controlli ecologici e condizioni ai Paesi in via di sviluppo». In un documento di «presa di posizione comune», annesso alla dichiarazione, si applicano tutti questi principi generali ai principali problemi ecologici della regione amazzonica, dal clima ai fiumi, dagli indios alla distruzione della giungla con il fuoco. Gli «otto» negano che questi grandi incendi accentuino l'effetto serra e danno ai Paesi industrializzati la responsabilità, «per là concentrazione accumulata di tutti i gas», del surriscaldamento planetario. Ogni parola del'nuovo accordo punta a mettere il problema ecologico della Terra in secondo piano rispetto a quello economico. «Nel nostro emisfero ha dichiarato il presidente brasiliano Fernando Collor - alla radice dei problemi ambientali più drammatici c'è la povertà». Il gruppo di Manaus chiede la garanzia di accesso alle nuove tecnologie pulite e di conservazione ambientale. Gli «otto» danno il benvenuto a ogni programma ecologico proveniente dai Paesi più ricchi, ma rivendicano il diritto di controllo e di gestione. [Ansa]

Persone citate: Carlos Andres Perez

Luoghi citati: Bolivia, Brasile, Caracas, Colombia, Ecuador, Guyana, Perù, Rio, Rio De Janeiro, Venezuela