«Eltsin cadrà tra poche settimane» di Paolo Passarini

«Eltsin cadrà tra poche settimane» Clamorosa rivelazione del Washington Post: per questo Bush è così avaro di aiuti «Eltsin cadrà tra poche settimane» Il giornale cita Quayle e altre fonti della Casa Bianca E Gorbaciov: se bara, torno per guidare l'opposizione WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Il governo degli Stati Uniti è avaro di aiuti con Boris Eltsin per la semplice ragione che lo considera in bilico e destinato a durare per poche settimane al massimo. La clamorosa rivelazione, fatta ieri da Jim Hoagland, uno dei commentatori più importanti del «Washington Post», è appoggiata su numerose fonti. Innanzitutto, lo ha confermato il vicepresidente Dan Quayle durante una conversazione avuta con Hoagland in Germania. Ma ha trovato riscontro in indicazioni fornite da membri repubblicani del Congresso in stretto contatto con la Casa Bianca. E un alto diplomatico occidentale di ritorno da una serie di colloqui con esponenti di primo livello dell'amministrazione Bush, ha dichiarato: «Eltsin è visto come una figura di passaggio». I primi interrogativi su quale sia, al di là delle apparenze diplomatiche, l'atteggiamento reale di George Bush nei confronti del Presidente della Repubblica russa erano emersi dopo l'incontro di Camp David di due settimane fa. Eltsin era stato invitato nella residenza di campagna del Presidente degli Stati Uniti e, nella conferenza-stampa comune, i due si sono cordialmente definiti «amici». Ma che la realtà fosse diversa dalle apparenze era emerso nei giorni successivi, quando Eltsin, m Canada, aveva espresso su politici e uomini di affari americani giudizi molto critici, assai diversi da quelli espressi negli Usa. L'opinione pubblica era stata presa in contropiede e avevano ripreso quota vecchie perplessità sulle caratteristiche di inaffidabilità dell'uomo Eltsin. E' poi emerso che, a Camp David, Eltsin aveva chiesto con una certa insistenza a Bush la costituzione di un fondo di 4-5 miliardi di dollari per aiutare la stabilizzazione del rublo, che ha subito recentemente una svalutazione del 300%. Ma Bush ha risposto risolutamente «no», non volendo neppure impegnarsi in promesse per il futuro o in altri aiuti monetari, i Richiesto ■ di commentare questo fatto, Quayle ha riposto che «l'amministrazione non intende scommettere né tanto né poco sulla capacità di Eltsin di uscire dalla tempesta in cui si trova». Quayle ha spiegato apertamente che gli Stati Uniti non si sentono affatto sicuri rispetto a quanto potrebbe succedere nell'ex Urss nel giro di poco tempo. «Sapevamo chi c'era dietro a Gorbaciov. C'era Eltsin, con tutto il suo impegno per le riforme. Ma adesso il fatto è che non sappiamo quali forze ci siano dietro a Eltsin». Si potrebbe, forse, nutrire qualche dubbio sull'attendibilità di Quayle, anche se il vi¬ cepresidente è sicuramente in possesso di informazioni di prima mano e, finora, non ha mai giocato in proprio. Ma, dall'interno dell'amministrazione, altre fonti confermano che Eltsin non viene giudicato in possesso di idee sufficientemente chiare su come riformare l'economia e, in Bush, prevale la convinzione che «Eltsin stia affogando senza speranza di salvezza». E' questo che fa dire al senatore Richard Lugar, convocato alla Casa Bianca in veste di consigliere, che «occorre essere sicuri su quello che si vuole stabilizzare, perché non ha senso cercare di stabilizzare un pozzo senza fondo». Su questo atteggiamento di Bush, oltre alle perplessità sul personaggio Eltsin, possono anche pesare preoccupazioni di politica interna: gli elettori americani non vedono di buon occhio un eccesso di generosità nei confronti dell'ex Urss, mentre negli Stati Uniti la situazione economica resta critica. Ma è significativo quanto ha affermato ieri lo stesso Mikhail Gorbaciov, intervistato dalla rete americana «Nbc». «Se il presidente - ha detto riferendosi a Eltsin l'estromesso capo del Cremlino - dovesse cambiare il corso politico, dovrò ripensare alla situazione e sviluppare una nuova posizione». «Spero - ha aggiunto, spiegando meglio le sue perplessità che si faccia il possibile per non dichiarare lo stato di emergenza, perché, dopo l'emergenza economica, non sarebbe difficile passare all'emergenza generale e di qui a forme di autoritarismo del tutto incoerenti con i principi della perestrojka e della democratizzazione». Perfino Gorbaciov, quindi, teme una degenerazione autoritaria a tempi brevi in Russia e avverte: potrei tornare in campo. Nel frattempo sono partiti i primi aerei con gli aiuti alimentari americani alle repubbliche. Si tratta di razioni militari in gran parte scadute, come ha ammesso John Woodhouse, portavoce del ponte-aereo. «Ma scadute non significa che non siano più buone», ha aggiunto. Paolo Passarini Kiev: arrivano gli aiuti umanitari e i soldati americani e ucraini si scambiano souvenir Sopra: Eltsin [FOTO AP]