Alessandra Mussolini nel msi «Ho sognato il nonno vincerai»
Alessandra Mussolini nel msi «Ho sognato il nonno: vincerai» «Lui era un protoecologista: non voleva l'albero di Natale vero» Alessandra Mussolini nel msi «Ho sognato il nonno: vincerai» ROMA. Bacia Vittorio Orefice in corridoio e Franco Piro alla buvette. Poi si affaccia sull'emiciclo deserto ed esclama: «Per ine quest'aula non'sarà né sorda né grigia». Un pomeriggio alla Camera con Alessandra Mussolini, 28 anni, laureata in medicina, attrice pentita, candidata alle elezioni per il msi nella circoscrizione Napoli-Caserta. Segni particolari: nipote di nonno Benito e zia Sofia. I cognomi sono superflui e ancora pesantissimi, tanto da avere scatenato intorno a questa bella ragazza napoletana le curiosità morbose della stampa di mezzo inondo. Mentre i politici sgomitano per una comparsata televisiva, lei si permette il lusso di spostare un'intervista col «New York Times». Il blitz pomeridiano a Montecitorio è un'idea di Giuseppe Tatarella, vulcanico deputato missino. Scortata dal suo anfitrione e dalla madre Maria Scicolone, sorella della Loren, Alessandra ha sfilato per mezz'ora, con un cappottino marrone a nascondere le forme esuberanti che nei giorni scorsi il «Sunday Times» ha rivelato ai suoi lettori in uno «speciale» a tutta pagina. Dal Duce a Cicciohna, non sono pochi i fantasmi, grossolani ma di sicura presa, che Alessandra Mussolini dovrà esorcizzare durante il tam-tam informativo dei prossimi mesi. Fedele ad un antico motto di famiglia, lei non indietreggia: «Faccio sul serio. D'altronde, col cognome che porto non posso permettermi di scherzare». Ecco, il cognome: primo problema, oltre che garanzia di elezione sicura: «Mi sono sempre rifiutata di cambiarlo,' anche quando mi danneggiava sul lavoro». Mussolini senior l'ha premiata di tanta devozione, apparendole in sogno per raccomandare la candidatura: «E' successo poche settimane fa. Eravamo a Predappio, nella casa di famiglia, e nonno Benito mi sorrideva: "Stai tranquilla, andrà tutto bene". Mi sono svegliata di soprassalto e ho sciolto gli ultimi dubbi». Oltre ai contatti onirici, i rapporti di Alessandra con il Duce si basano sui racconti di nonna Rachele e su quelli, assai meno teneri, rintracciati nei libri di scuola, «pieni di storture riguardo al fascismo». La nonna, invece, le ha lasciato un ritratto inedito dell'illustre parente: «Uno che suonava il violino e si faceva comandare a bacchetta dalla moglie. Insomma, il classico uomo di casa». Ma anche un antesignano dei verdi: «E' stato uno dei primi politici ad avere pensieri ecologisti. La nonna mi disse che lui non aveva mai voluto in casa un vero albero di Natale, perché il pensiero che fosse stato tagliato lo faceva soffrire troppo». Alessandra è pronta a raccogliere l'eredità: «Per molto tempo dirsi fascisti è stata una vergogna. Adesso non più. Per me fascismo significa: cose in ordine e sotto controllo». Senza pena di morte, però: «Sono contro ogni tipo di violenza: anche contro la caccia, che il mio partito invece approva». Un altro fantasma all'orizzonte: Sofia Loren, cui tanto somiglia nel taglio degli occhi e delle labbra. In passato non mancarono ls polemiche con la zia e suo marito Carlo Ponti a proposito di ruoli al cinema offerti e poi negati, proprio a causa di quell'irrinunciabile cognome. «Ma adesso tutto è dimenticato. Anzi, quando ho preso la decisione di candidarmi, sono stata un'ora al telefono con Los Angeles, con zia Sofia». E la Loren rispolverando le sue origini, le ha gridato via satellite: «Hoc te voglio, zuopp', a 'sta tagliuta». Che tradotto dal pozzuolese in italiano perde musicalità ma non saggezza: «Qui ti voglio, zoppa, davanti a questa salita». Alessandra l'ha preso come un ottimo augurio. Al resto penserà il corno portafortuna che promette di infilare nella borsetta la prossima volta che tornerà alla Camera. Stavolta, da deputata: «Non sono Cicciolina. Lei non ha dato una buona immagine dèlie donne. Ma io, se sarà eletta, non mancherò a una seduta. E anche se sono giovane e carina, mi farò ascoltare e valere. Il mio slogan elettorale di ce: "Napoli: fatti, non parole". Non sarà bello, ma è sincero». Chissà se il nonno, che negli slogan era maestro, avrebbe trova to qualcosa di meglio. Massimo GrameMinl Alessandra Mussolini: «Il mio slogan è: Napoli, fatti e non parole»
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