Tyson aspetta l'ultimo verdetto

Tyson aspetta l'ultimo verdetto La comunità nera: sarebbe ingiusto non assolverlo come William Kennedy Tyson aspetta l'ultimo verdetto Caso razziale sulprocesso NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Per Mike Tyson sta per arrivare il momento della verità. Ieri l'accusa e la difesa hanno prodotto il loro sforzo supremo, sfruttando fino all'ultimo l'ora e mezza che era stata loro accordata per l'arringa e la requisitoria finale, e poi è cominciata l'attesa del verdetto. A tarda sera i dodici giurati, otto uomini e quattro donne, erano ancora chiusi in camera di consiglio. L'ex campione dei pesi massimi, come si sa, è accusato di avere violentato l'estate scorsa Desirée Washington, una partecipante al concorso di Miss Black America. Lui l'aveva invitata a cena e poi si era comportato come il suo solito (è stato lui stesso a dirlo), e cioè portandola nella sua stanza d'albergo per fare l'amore con lei. Ma il suo comportamento è stato onesto, ha sostenuto, perché aveva specificato subito le sue intenzioni e quindi la ragazza sapeva fin dall'inizio dove la serata sarebbe andata a parare. Del resto ha spiegato l'altro giorno Tyson quando finalmente i suoi avvocati hanno deciso di chiamarlo sul banco dei testimoni, la prova sta nel fatto che appena si sono incontrati si sono subito diretti verso l'albergo di lui, non senza essersi scambiato qualche «anticipo» nella limousine. La cena, insomma, saltò. La «performance» di Tyson durante l'interrogatorio,-e soprattutto quando ha dovuto rispondere alle domande del Vapprésentante dell'accusa, ha entusiasmato i suoi avvocati, che fino a quel momento erano stati in dubbio se farlo deporre o no, temendo che la sua rozzezza, il suo parlare esplicito, il suo atteggiamento arrogante modellato sin dai tempi in cui era un teppistello di strada e accentuato poi dal suo ingresso fra i «ricchi e famosi», potessero provocare una reazione negativa nei giurati. L'altro ieri quei timori non c'erano più, o almeno ci si sforzava di dimostrare che non c'erano più. Ma cosa in realtà si sia insinuato nella mente dei giurati nessuno poteva dirlo. La ragazza, naturalmente, ha sostenuto il contrario di ciò che ha detto lui. Secondo il suo racconto Tyson l'ha indotta a «passare un momento» nel suo albergo dicendo di avere dimenticato qualcosa e li le è saltato addosso. Ieri, insistendo su quel momento cruciale, la rappresentante dell'accusa Barbara Trathen lo ha riassunto così: «Tyson ha usato la sua fama e la sua reputazione nello stesso modo in cui un delinquente di strada usa il suo coltello: per costringerla a starci». Secondo il suo ragionamento la giovane Desirée, diciotto anni, poteva ben poco contro Tyson, perché «stregata» dal personaggio che «perfino suo padre idolatrava». Una ragazza come lei «può badare a se stessa nei confronti di un coetaneo. Può affrontarlo, tenerlo a bada, costringerlo a stare al suo posto e tornare a casa sana e salva». Ma in questo caso lei aveva a che fare «con l'idolo di suo padre. Come poteva aspettarsi che proprio lui potesse violentarla?» Quanto a Tyson, l'accusa ha insistito molto anche sulla discrepanza «lessicale» fra ciò che il campione disse a suo tempo, quando fu interrogato, e ciò che ha detto l'altro ieri in tribunale. Allora, per far presente di avere «avvertito» la ragazza, affermò di averle detto «Ti desidero». L'altro ieri, invece, ha usato l'espressione «Ti voglio fottere». Secondo la signora Trathen non si è trattato soltanto di un eufemismo usato in un momento e del termine effettivo usato in un altro. Tyson, secondo lei, ha volutamente cercato di «incarognire» la cosa, per mettere la giovane Desirée nella peggiore luce possibile. Il che, del resto, è in perfetta armonia con la strategia della difesa, che ha cercato in tutti i modi di dimostrare che la ragazza è molto meno ingenua e molto più «maliziosa», di quanto ci si è sforzati di dipingerla durante i tredici giorni di processo. Lei, Desirée, è stata presente per tutto il tempo, ieri, tenuta per mano dalla madre, quella stessa che alcuni giorni fa venne a deporre e scoppiò in pianto gridando «Rivoglio mia figliai Rivoglio la mia bambina!». Anche Mike Tyson è stato tutto il tempo ad ascoltare sia il suo avvocato Vincent Fuller che la signora Trathen. E' rimasto sempre impassibile. Sul suo viso non sono state viste reazioni. Solo di tanto in tanto si è proteso verso qualcuno dei suoi avvocati per mormorare qualcosa. Il complesso dei capi d'imputazione, come è stato già detto, potrebbe comportare una condanna di oltre 60 anni di prigione, che la maggioranza dei neri vedrebbe come una prova di suprema ingiustizia. Il sentimento più .diffuso infatti è che se si è salvato William Kennedy Smith si deve salvare anche Mike Tyson. Franco Pantana L'ex campione del mondo di pugilato Mike Tyson e Desirée Washington, la ragazza che lo ha trascinato davanti alla giuria di Indianapolis accusandolo di averla violentata in una camera di albergo

Persone citate: Desirée Washington, Franco Pantana, Mike Tyson, Vincent Fuller, William Kennedy Smith, William Kennedy Tyson

Luoghi citati: Indianapolis, New York