A Mosca affamata arrivano i Nostri

A Mosca affamata arrivano i Nostri Il presidente russo era pronto a decretare lo stato d'assedio in caso di incidenti di pia2za A Mosca affamata arrivano i Nostri La moglie di Eltsin distribuirà i viveri delponte aereo MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Una selva di microfoni e telecamere, i militari vestiti di supermoderne mimetiche imbottite, e persino ima nutrita pattuglia di donnine dell'esercito della salvezza, i cappellini blu con la scritta in cirillico, per farsi ben notare dai telespettatori. L'arrivo a Mosca dei primi aiuti umanitari americani è stato soprattutto un gesto propagandistico: «Spero che non siano arrivati tardi per il telegiornale della sera», ha detto un funzionario dell'ambasciata Usa. Ma qui il bisogno di aiuto è sentito da tutti: «Non possiamo giudicare, dobbiamo solo dire grazie», ha detto Boris Eltsin alla Tv, e in un segnale politico alla popolazione, sua moglie Naina è entrata come vice-presidente nella Fondazione per la carità. La riforma economica lanciata dal governo ha riportato nei negozi merci scomparse da tempo: mortadella, formaggio, uova, salame. E anche grazie ai massicci aiuti Cee, i meccanismi di mercato cominciano a funzionare, tanto che qua e là i prezzi iniziano lentamente a calare. Ma il costo della vita resta astronomico per il 90 per cento della popolazione, gettato al di là del limite di povertà dall'iperinflazione. L'insofferenza cresce, e anche se la popolazione resiste, l'opposizione comunista trova sempre più orecchie attente, la tv russa ha detto che Eltsin era pronto ad introdurre lo stato d'emergenza, nel caso in cui, due giorni fa, la manifestazione dei «nostalgici» fosse sfociata in disordini di massa. La notizia dà l'idea della preoccupazione con cui il governo segue gli umori sociali. «L'aiuto umanitario ci è stato di grande aiuto nel ridurre la tensione», ha detto Stanislav Anizimov, ministro del commercio russo. Così, anche l'operazione «speranza» viene accolta con gratitudine, anche se lo stesso ambasciatore Usa a Mosca, Robert Strauss, ne ha parlato come di «una goccia nel mare». 14 Paesi si sono uniti agli Stati uniti nell'organizzare il ponte aereo che, in meno di tre settimane e con 54 voli, porterà 2500 tonnellate di cibi e medicinali in 23 città dell'ex Unione sovietica: da Ulan Udè, al confine con la Mongolia, a Chishinau, vicino alla Romania, da Tashkent, in Asia centrale, a Tjumen, in Siberia. All'operazione, inaugurata ieri a Francoforte dal segretario di Stato americano James Baker, l'Italia partecipa con 12 voli, il primo dei quali è arrivato ieri a Minsk, la capitale bielorussa. «La maggior parte dei carichi proviene dalla Germania, dall'Olanda e da Pisa», ci ha detto allo scalo merci di Sheremetevo, l'aeroporto internazio¬ nale di Mosca, il capitano Ken McClennan: un ragazzone alto due metri, appena arrivato a bordo di un «C-141 » della 21 esima divisione aerea del New Jersey. Partendo da Francoforte, Ankara, Incirlik, solo ieri sono arrivati a destinazione 12 aerei da trasporto americani: 27 contando quelli degli «alleati». Ad aspettare i primi voli c'era una piccola folla: fotografi, cameramen, giornalisti, ma anche l'ambasciatore americano, che ha ispezionato i carichi in persona, prima di andar via dicendo: «Adesso facciamoli lavorare». Da uno degli aerei, oltre a 80 tonnellate di cibo diviso in pacchi destinati a 100 mila persone, sono scesi anche venti giornalisti, accolti da Sveh Eric Ljungholm, coordinatore dell'Esercito della salvezza a Mosca. Poco dopo sulla ghiacciata pista d'atterraggio, davanti al gigantesco uccellacelo grigioverde, si sono fermati una decina di camion dei militari russi, pronti ad accogliere il carico. I nemici di ieri vi portano cibo e medicine, che ne pensate? «Siamo contenti, ci ha detto un imbarazzato soldatino russo, paonazzo per il freddo. «Abbiamo preso tutte le misure necessarie per essere sicuri che il cibo arrivi dove deve arrivare - ci ha detto Ljungholm - tutto sarà portato in un deposito sorvegliato dai militari, e i primi camion inizieranno la distribuzione domattina alle sette. Alle 11 i primi pasti saranno serviti ai destinatari: orfani, invalidi, anziani, profughi». A Francoforte, dando il via all'operazione, Baker ha detto che «questi aerei saranno i nostri messaggeri, simbolo del nostro impegno far fiorire la pace in queste nuove terre». Ma con praticità esemplare ha aggiunto che non si tratta di «carità», ma «soprattutto di un investimento per la sicurezza». Le fanfare pubblicitarie non hanno però coperto i dubbi degli europei e i borbottìi dei funzionari russi: «Portare gli aiuti in aereo costa 20 volte più che viar terra - ha detto Aleksandr Zhitnikov, coordinatore russo degli aiuti - e none neanche vero che si faccia più presto». Quanto alla mera quantità di merci dell'«operazione speranza», 2500 tonnellate, il rappresentante della Cee a Mosca, Michael Emerson, ha commentato semplicemente: «Noi ne stiamo portando 150 mila tonnellate». Su una costi, almeno, Baker ha acceso le speranze dei 'dirigenti russi: il fondo di stabilizzazione del rublo così tanto auspicato da Eltsin. Le nazioni «ricche» dovranno forse fornire miliardi di dollari per aiutare la Russia a stabilizzare la sua moneta, ha detto, ma solo se Mosca metterà a punto un credibile programma di riforma economica. Zar -Boris, per ora, dovrà ancora attendere. Fabio Squillante