La vendetta dei clan è arrivata un anno dopo

La vendetta dei clan è arrivata un anno dopo Agrigento, agguato a marito e moglie che avevano denunciato i killer del figlio. Lui è morto, lei in fin di vita La vendetta dei clan è arrivata un anno dopo Ammazzato dai oleari anche uà vicinò ài casa Alprocesso si erano costituiti parte civile AGRIGENTO. Avevano sfidato la mafia. Che li ha uccisi. Marito, moglie e un loro vicino sono stati i bersagli di uno spietato gruppo di fuoco che a Realmonte, a 15 chilometri da Agrigento, ha sparato a ripetizióne su di loro con fucili e pistole. Le vittime stavano conversando davanti casa. I due uomini sono morti. La donna è in fin di vita nell'ospedale di Agrigento. Per Vincenzo Caruana, di 63 anni e Antonio Zambito di 68, i soccorritori non hanno potuto far nulla: erano già deceduti, crivellati dai numerosi proiettili. Angela Marsala, di 58 anni, la moglie di Caruana, è stata trasportata in ospedale. I medici hanno definito disperate le sue condizioni. Un figlio dei Caruana, Gaspare, di 23 anni, sospettato di furti di poco conto, proprio un anno fa fu assassinato con numerosi colpi di pistola a «Scala dei Turchi», una suggestiva scalinata naturale nella roccia che finisce in una delle più belle spiagge della Sicilia. Dopo il delitto, sconvolti e per nulla intimoriti dall'omertà, intenzionati a otte¬ nere giustizia, Vincenzo e Angela Caruana si costituirono parte civile nel processo a Lorenzo Scibetta, 22 anni, un «picciotto» di Porto Empedocle, cittadina fra Realmonte e Agrigento, a quanto pare sin troppo sveglio. Tre mesi fa, il 27 novembre, la corte d'assise ha condannato a 22 anni Scibetta ritenendolo colpevole dell'omicidio. Il processo d'appello è stato fissato per il 23 marzo prossimo, ma non avrebbe più registrato la costituzione di parte civile dei congiunti del giovane che tempo fa l'avevano ritirata. Volontariamente? Probabilmente no. I Caruana erano terrorizzati. Mesi fa il loro cane fu ucciso. Tempo dopo alcuni colpi di pistola vennero esplosi contro la loro abitazione, la stessa davanti alla quale ieri sono stati assassinati dal commando composto da quattro, forse cinque uomini, poi fuggiti su una Fiat Croma rubata il 24 gennaio a Porto Empedocle e trovata dalla polizia ieri incendiata a poca distanza dal luogo dell'agguato. E' presto per affermare con certezza che i Caruana nel primo anniversario dell'uccisione del figlio siano stati presi di mira da qualcuno ben deciso a vendicare Lorenzo Scibetta e magari intenzionato a lanciare un minaccioso messaggio ai magistrati e ai giudici popolari che il mese prossimo processeranno il presunto assassino. Ma in effetti tutto lo lascia supporre. «Andiamoci piano» ha detto uno degli ufficiali dei carabinieri che hanno ricostruito la dinamica dell'agguato e quindi hanno tirato fuori dall'archivio la pratica sul «caso Caruana». Le indagini sono concentrate sulle attività dei Caruana, soltanto omonimi dei boss originari della vicina Siculiana indicati dagli investigatori antimafia come l'anello di congiunzione tra le affiliazioni agrigentine di Cosa Nostra e le famiglie mafiose trapiantate in Canada e Venezuela coinvolte nel traffico di stupefacenti e nel riciclaggio di milioni di narcodollari. I Caruana di Realmonte a quanto pare sono di tutt'altra pasta: modesti agricoltori, piccoli commercianti. Sul delitto di Gaspare Caruana c'era stato un teste-chiave che da mesi vive protetto dalla poli- zia lontano da Realmonte e Porto Empedocle. E' Mario Sciortino, di 26 anni, presunto complice di Caruana e di Lorenzo Scibetta in alcuni furti. Secondo Sciortino, Scibetta la notte del 10 febbraio dell'anno scorso uccise Caruana durante una lite per la spartizione del bottino e mancò lui stesso dopo avere sparato numerosi colpi di pistola nel buio. «Riuscii a fuggire, non so ancora come potei cavarmela» raccontò Sciortino incastrando il presunto omicida che invece rimase senza voce tanto urlò la sua innocenza. I carabinieri indagarono a lungo e trovarono più di un riscontro alle accuse che Mario Sciortino aveva rivolto a Scibetta. Gli investigatori, dopo vari accertamenti, scartarono l'ipotesi che quella notte a Scala dei Turchi potesse essere andata diversamente con Sciortino omicida e Caruana e Scibetta vittime. Ma il gioco delle parti, alla fine, non c'è stato. Tutte le prove e le controprove si sono ritorte proprio contro Scibetta. Antonio Pavida Uria vìttima della mafia In Sicilia, la guerra fra clan è senza tregua