E' NATO IL PARTY-BOOK

E' NATO IL PARTY-BOOK E' NATO IL PARTY-BOOK Le feste in libreria meglio delle tradizionali presentazioni? Una ricetta «antinoia» di Angelo Pezzana: «Imitiamo gli americani» ITORINO N America e in Germania bisogna pagare. Quando si va a sentire uno scrittore, si compra il biglietto. Come per il cinema. E le cose funzionano. Niente a che fare con le centinaia di «presentazioni» librarie italiane, promosse, ovunque. Con l'autore un po' in- ' gessato, attorniato dagli esperti che ne tessono le lodi. Una bottiglia sul tavolo. Il pubblico silenzioso, in bilico tra noia e attenzione. Fochi hanno letto il libro e forse mai lo leggeranno. E' guardando all'estero che Angelo Pezzana, sulfureo libraio torinese, ha deciso di cambiare tutto nello stile delle presentazioni. Da trent'anni movimenta i labirinti della sua libreria (prima Hellas, ora Luxemburg). Iniziò portando Baldwin (nel '65), continuò con Ginsberg, Roth, Vidal, Brodsky, Sontag. «Ero a New York per la presentazione di Per Israele alla libreria Rizzoli - dice Pezzana -. C'erano Furio Colombo, l'autore, Elie Wiesel, e altri amici. Champagne a gogò, lussuosi cocktail, dolci e vini. E, in mezzo, una tavola ricolma di libri. Era un party, con invitati e pubblico che chiacchieravano del libro. Non c'era quel-gelo delle presentazioni sempre uguali, con il pubblico fremente, dopo un'ora e mezzo di dissertazioni dotte». Pezzana inaugurerà queste presentazioni-party la prossima settimana con L'ultimo manicomio di Saverio Vertone. Non più il solito esperto, ma una manciata di amici: «Si parlerà del libro - continua Pezzana - dalle 6 alle 8, nell'orario di libreria. Un continuum di gente, amici e sconosciuti. Chi vuole prende il microfono, legge qualche brano, interroga, esprime giudizi. Poi passa a un pasticcino. Sarà una festa. Voglio trasformare la presentazione in un convivio». Romano Montroni, responsabile delle librerìe Feltrinelli, è d'accordo con Pezzana: «Da anni ci siamo resi conto che le presentazioni tradizionali, funzionano sempre meno, e solo con personaggi "seri"». A Bologna, e nelle altre librerie Feltrinelli, organizza incontri-feste. Si chiamano «brindisi del giovedì» e «aperitivi della domenica». «Sono piccoli party - dice. - Non c'è il tavolo che divide esperti e pubblico. Si brinda, l'autore firma copie come se fosse in un salotto. Protagonisti e no si alter-' nano a un microfono volante. Gli incontri funzionano soprattutto di pomeriggio. Perché la sera è impossibile spostare la gente. Il libro subisce la concorrenza della tv, e perde il confronto». Talvolta gli incontri si svolgono in campo aperto. A Milano, per esempio, si sono radunati otto umoristi in un teatro. Un successo. «Ma è un caso sporadico - continua Montroni - sono iniziative faticose. La libreria è più agile. Il libraio è un organizzatore culturale part-time. Non può permettersi il lusso di fare diversamente». L'obiettivo di una buona presentazione è attirare i mass-media e catturare l'attenzione del pubblico. Perché funzioni, occorre la piena collaborazione tra libraio, autore, uffici stampa. Per i bestseller ci sono happening esotici, giornalisti in viaggio premio, spettacolini. All'inizio stupivano e funzionavano. Ora sono routine. Promuovere costa caro. Se ci si crede, tanto vale investire nella tv. «Le presentazioni? - dice Mara Vitali, responsabile di un ufficio stampa che cura diversi editori - Sono costretta ad organizzarle anche se spesso sono inutili e noiose. Il pubblico è meno mondano. E' più pigro. Inventare nuove formule è facile, difficile è realizzarle perché non ci sono soldi. Più che sulla presentazione del libro singolo, bisognerebbe concentrarsi sulla lettura. Studiare campagne educative, come per la birra, o i preservativi. Un indagine dice che la maggior parte dei non lettori tra 20 e 25 anni non compra libri, perché non è trendy. Bisogna cambiare questa mentalità. Sono convinta che le presentazioni funzionino meglio fuori dalle librerie. Il salone del libro di Torino, con 120 mila persone, disposte a pagare un biglietto per vedere e comprare libri senza sconti, è una dimostrazione». Fuori dalla libreria, dàlia tv alle fiere, gli incontri funzionano. Goffredo Fofi, direttore di Linea d'Ombra, su questo punto è radicale: «O portiamo il libro nelle grandi feste di massa, o è meglio pensare a circoli di lettori intelligenti che invitano tra quattro mura private. Le pre sentazioni sono noiose e inutili. Funzionano solo se lo scrittore è un personaggio-tv. Deprimen te». A Milano, Radio Popolare, ha inventato la presentazione via etere. L'editore, circondato dai suoi autori prediletti, va in libreria e l'incontro viene trasmesso in diretta per radio Un'ora e mezzo, una volta al mese, dallo scorso settembre. Gli ascoltatori intervengono per telefono. «Funziona benissimo dice Bruna Miorelli, responsa bile dei programmi culturali. E' una festa, una grande assem¬ blea. Il pubblico si sente protagonista anche da casa. E' facile come partecipare a un radioquiz. L'interesse si sposa con il narcisismo». Narcisismo. E' una parola chiave. Forse la presentazione di un libro non serve, ma quasi tutti gli autori la vogliono, la pretendono. Con i riti annessi, degli inviti, delle scuse, dei rimandi, dei rifiuti. Carlo Frutterò e Franco Lucentini sono stati protagonisti di un divertente incontro, a Francoforte, con serata-gialla per lanciare Enigma in luogo di mare. Che cosa provano quando devono presentare gli amici o se stessi? «Un brivido - risponde Carlo Frutterò. - Capitano avventure ai confini della realtà. Una volta sono stato invitato a Settimo, con Lucentini. In sala, c'era una sola persona. Fuori il carnevale. Iniziamo a parlare di Conrad. Dopo un po' gli organizzatori catturano in strada quindici bambini mascherati da gianduja. E noi abbiamo continuato a parlare di Conrad a quella schiera di piccole maschere... Dopo un'esperienza del genere sei pronto a tutto. Le presentazioni del libro dovrebbero diventare un evento per essere efficaci. Purtroppo sono care. Spero in Berlusconi, spero che faccia diventare di moda il librò come il whisky di malto. L'ultima ristampa di Savinio accanto a una modella che mangia biscotti d'avena. Sarebbe il modo migliore per fare la fortuna di Savinio». Alti costi, concorrenza della tv. Riti obsoleti. Ma alcuni librai, nonostante tutto, credono ancora nelle presentazioni tradizionali. Sono il modo più diretto per far vedere i libri da vicino. Ci crede Paolo Pecoriello, che ha appena aperto una libreria gigantesca a Roma. Ci crede Remo Croce, proprietario della libreria più'amata dai romani, famosa come Bulgari. «Sono per le presentazioni austere - ci dice Croce. - Non faccio più feste. Erano solo un'esca per gli scrocconi. Venivano a bere, mangiare, e del libro se ne fregavano. Guardavano l'orologio, si scocciavano persino se l'autore firmava copie, perché si rimandava la festa. Quando io porto un personaggio famoso, le cose vanno benissimo. Con Falcao, o Bruno Conti, sono venute un migliaio di persone. Le presentazioni creano un ponte tra autore e pubblico». Intanto la Laterza ha inaugurato (prima in Italia) una collana di libri che in qualche modo capovolge il meccanismo delle presentazioni. L'invenzione è di Enrico Mistretta, direttore editoriale. Uno studioso viene in Italia a tenere una lezione universitaria. Dopo due mesi, la lezione, ampliata, diventa libro. Una trovata curiosa. Ma anche un'arma a doppio taglio per la pubblicità. C'è il rischio che i mass-media si occupino della lezione, e non tornino più sul libro. Bruno Ventavo!! CMIOXTvM-*