LA DURAS TORNA DALL'AMANTE di Giovanni Bogliolo
LA DURAS TORNA DALL'AMANTE LA DURAS TORNA DALL'AMANTE Nuova stesura, sette anni dopo REPETITA iuvant. Nel suo ultimo romanzo, L'amante della Cina del Nord, Marguerite Duras racconta con più circostan? ziati dettagli e con meno intenso e compatto coinvolgimento emotivo - la storia della propria precoce iniziazione amorosa che aveva raccontato sette anni fa ne L'amante. Se ne rallegreranno i duras siani di più stretta e antica osservanza che avevano trovato un po' corriva la «scrittura corrente» dell'altro libro e abbastanza improvvida la promozione della scrittrice ai fasti del bestseller. Ora, con questo remake, tutto rientra nell'ordine: il cinese miliardario, la ragazzina ancora in boccio, la limousine nera, la garsonnière di Cholen, che nel 1984 erano potuti apparire semplicemente come il tardivo sviluppo di un tema accennato nel 1950 ne La diga sul Pacifico, assurgono alla dignità delle altre grandi «costellazioni» narrative della Duras, quelle che ritornano ciclicamente nella sua opera, incessantemente rielaborate, sottoposte ora a lievi ora a profonde modulazioni. La scrittura è di nuovo quella dimess* e fratta, con le iue improvvise sottolineature iperboliche (l'amore è «terrificante», la voce narrante è «cieca», la felicità è «dispera¬ ta, smisurata, da uccidersi») e con quei rovesciamenti sintattici («prìncipi quei due, quando ballano, dice la madre») che mandano in deliquio gli iniziati. E, come a festeggiare questa consacrazione del tema dell'amante cinese, fanno una fugace comparsa - un poco incongrua in mezzo a quella madre stravagante e sciamannata, a quei fratelli rivali, alla piccola Alice che si prostituisce nei fossi - luoghi e personaggi di altre mitiche «costellazioni»: il cinema Eden di Saigon, Emily L., Anne-Marie Stretter fasciata nell'abito rosso che Delphine Seyrig indossava in India Song... Troppe lacrime Tutte cose che lasceranno indifferenti i profani. I quali invece resteranno interdetti per il carattere composito del libro (che partecipa della natura del romanzo e di quella della sceneggiatura cinematografica, giustappone diversi registri stilistici e alterna capricciosamente i punti di vista narrativi), si irriteranno per il profluvio di lacrime che versano ad ogni istante i personaggi, con e senza motivo, e finiranno sacrilegamente per domandarsi se le integrazioni che apporta alla vicenda de L'amante (l'interessata connivenza della madre, il rapporto incestuoso col fratello minore, l'apparizione del personaggio di Thanh) giustificavano questa rivisitazione. I più malevoli faranno anche notare che questa seconda stesura è stata pubblicata dopo che la scrittrice ha rotto il rapporto di collaborazione col regista Jean-Jacques Annaud che si apprestava a girare un film dalla prima e che la sua pubblicazione - non più presso le Editions de Minuit, ma da Gallimard per propiziare, si sussurra, un ormai imminente ingresso trionfale nella «Plèiade» - ha tutta l'aria di un dispetto e di una sconfessione. In questo caso, le indicazioni di regia apposte in nota e in appendice avrebbero un sapore polemico e nella frase «nell'eventualità di un film tratto da questo libro» che ogni volta le introduce sarebbe concentrata una buona dose di ironia. Come sempre quando si parla di Marguerite Duras, le valutazioni sono contrastanti e lasciano poco spazio per una conciliazione. Stavolta però, a ben vedere, una se ne potrebbe anche tentare, proponendo come definizione del libro uno dei suoi tanti ossimori - «sovrana banalità» - e lasciando ciascuno libero di privilegiarne il primo o il secondo termine. Giovanni Bogliolo Marguerite Duras L'amante della Cina del Nord Feltrinelli pp. 182. L. 24.000 //attrice Jean Marcii con il regista Annaud sul set de «L'amante»
Persone citate: Anne-marie Stretter, Delphine Seyrig, Duras, Emily L., India Song, Marguerite Duras, Thanh
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