Un maxi-assessorato all'ex «provocatore»
Un maxi-assessorato all'ex «provocatore» Parla Dondona, anticomunista a pagamento Un maxi-assessorato all'ex «provocatore» Nuovo sindaco, la repubblicana Giovanna Cattaneo, e giunta fotocopia. O quasi. La squadra che domani affronterà l'esame della Sala rossa presenta poche novità rispetto all'era Zahone: la Polizia urbana passa all'esordiente Ermanno Tedeschi, liberale; Viabilità e Traffico (quindi anche i Parcheggi) rimpolpano l'assessorato di Giuseppe Dondona, che per 18 mesi si è occupato unicamente di Arredo urbano. Dopo le elezioni altri avvicendamenti: se ne andrà Lorenzo Matteoli (psi) responsabile di Sport e Turismo (sostituito da Salvatore Gallo), si dimetteranno, se eletti deputati, Baldassarre Fumari (psdi, Commercio) e Domenico Mercurio (psi, Edilizia). Il grande rientro è quello di Dondona, 57 anni, lo «zingaro laico» con trascorsi nell'edera di Ugo La Malfa e nel psdi di Saragat, tornato alle origini liberali nel 1975 «quando tutti si affrettavano a salire sul carro di Novelli». Avvocato, ex goliarda e filomonarchico, supertifoso granata, già assessore a Urbanistica, Bilancio, Viabilità, Trasporti, per quasi due anni ha faticosamente rispettato la consegna del silenzio impostagli da Zanone. Sforzo titanico per uno che si autodefinisce «sanguigno, polemico, amante del contraddittorio, provocatore». Uno che negli Anni Settanta era «l'uomo della notte» a Grp e intratteneva tra aneddoti e favole urbane il nuovo pubblico delle tv private e nei mesi scorsi si sfogava in lunghissime conversazioni lungo i corridoi di Palazzo civico. «La parola è sempre stato il suo pregio e il suo limite, comunque la sua passione» dicono di lui amici ed avversari. Gli è costata cara quella passione. Nell'autunno dell'89 era lì lì per diventare vicesindaco. Anzi, Maria Magnani Noya gli aveva già sottoscritto la delega che il Consiglio comunale avrebbe dovuto ratificare il giorno dopo. La sera, dopo cena, un folto pubblico di imprenditori e personaggi della cultura torinese lo trovarono in gran forma. Fin troppo. A briglia sciolta, Dondona raccontò di quando seguiva i leader comunisti, con 1 incarico di disturbare i loro comizi: «Anni Sessanta, gli industriali mi davano un'auto, un autista e mi diceva- no, ad esempio, di andar dietro a Pajetta. Lui parlava e io interrompevo, gli davo del cialtrone, gli dicevo che gli Usa, non l'Unione Sovietica, erano la patria della libertà. Mi pagavano le spese, 25 mila lire, a volte 50 o 100 mila». In sala c'era un cronista, la storia finì sui giornali. E Dondona, vicesindaco per una notte, perse subito il posto, impallinato dalle sinistre («che vergogna per la città») e poco difeso dai suoi colleghi di partito. Sono passati trenta mesi: «Oggi mi darebbero una medaglia - dice l'assessore - diventerei commendatore, chissà forse mi farebbero sindaco. Di certo, il plauso di Cossiga non me lo leverebbe nessuno». Ne è sicu¬ ro?: «Ma sì, sono stato vittima di pregiudizi e ipocrisia, il giorno prima ero degno di fare il vicesindaco, il giorno dopo un mascalzone, un appestato. Il mio lavoro di anni, dal nuovo stadio alla variante urbanistica 31 ter, dal piano parcheggi agli interventi di arredo urbano, tutto dimenticato». Bivincite? «Le 2700 preferenze alle elezioni, l'amicizia di Zanone, soprattutto il responso della storia, che ha dimostrato come il "provocatore" Dondona non avesse tutti i torti». E adesso un posto da super-assessore, con quella grana dei parcheggi sul tavolo: «Li manderemo avanti, e in fretta». Giampiero Pavido Bocciato 30 mesi fa dopo la rivelazione «Oggi Cossiga mi premierebbe» Al liberale Giuseppe Dondona anche la delega a Viabilità e Traffico, lasciata dal sindaco Cattaneo
Luoghi citati: Grp, Unione Sovietica, Usa
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