Sono morti abbracciati di Angelo Conti

Sono morti abbracciati La tragedia degli sposi uccisi dall'ossido di carbonio Sono morti abbracciati Immigrati siciliani, lei in attesa di un bambino Era difettosa la caldaietta installata in casa L'ossido di carbonio uccide ancora. Venerdì notte ha spento tre vite, e fermato una intensa storia d'amore. Abbracciati, nel loro letto, sono morti Giovanni Allotta, 29 anni, e Vanessa Lo Bua, 21 anni, che attendeva un bambino. Erano due ragazzi in gamba, saliti al Nord da Termini Imerese, alla ricerca di un lavoro e di un po' di fortuna. Fino all'altro giorno sembrava che i loro sogni potessero avverarsi. Fidanzati da sempre, umiliati dalla difficile ricerca di lavoro in Sicilia, avevano deciso di tentare con Torino. Qui, in passato, avevano trovato lavoro i genitori di Vanessa (che era nata in Piemonte), tornati poi al Sud al momento della pensione. Qui vivono anche alcuni cugini di Giovanni, che potevano aiutarlo a trovare lavoro. Un anno e mezzo fa Giovanni parte per il Nord: «Trovo un lavoro e torno a sposarti» dice a Vanessa, al momento di partire. Lei gii regala una sua fotogràfìaVfermato tessera, sul retro una scritta d'amore. Giovanni è un ragazzo forte. Lo nota un impresario di Milano, lo assume per il montaggio dei ponteggi. Lui scrive subito a Vanessa: «Chissà, forse ho avuto fortuna». In primavera i due ragazzi decidono di sposarsi in estate: fissano le nozze per il 28 agosto. «Una bella festa» ricorda ora Tommaso Piazza, un loro cugino. Subito dopo Giovanni torna al Nord, questa volta insieme a Vanessa. Proprio Piazza trova un alloggio ai ragazzi: «Gli ho affittato il mio. Mi ero trasferito e quelle due stanze e servizi erano rimasti vuoti», I novelli sposi non si trasferiscono subito nella nuova casa. Vogliono prima ristrutturarla: per risparmiare fanno tutto da soli, imbiancano i muri, sistemano gli infissi e le finestre. Forse, in questa fase, toccano anche la canna fumaria. Intanto vivono da una zia, alle Vallette: «Una soluzione spiega Piazza - che Vanessa aveva accettato volentieri, perché le consentiva di avere compagnia anche quando Giovanni era a lavorare a Milano, come accadeva spesso». A Natale, Vanessa scopre di essere incinta. Per i due ragazzi è un incentivo ad abbreviare i tempi per la ristrutturazione della casa. Che, la settimana scorsa, appare quasi pronta. I due ragazzi cominciano a dormire lì, e contemporaneamente ad attrezzare la «camera del bimbo». Venerdì pomeriggio vanno dal medico: il ginecologo controlla la ragazza: «Va tutto bene, state tranquilli. Fra un paio di mesi vi dirò se è maschio o femmina». Giovanni e Vanessa tornano a casa contenti, si fermano sulla porta a scherzare con Antonino Messineo, un loro amico che li ha accompagnati. Dopo una cena frugale un po' di televisione, poi le luci si spengono. Per sempre. Sabato sera è proprio Messineo a dare l'allarme: «Dovevo vederli nel pomeriggio. Non si sono presentati». Arriva la zia, arriva il cugino, arriva la polizia. Si decide di aprire la porta. I due ragazzi sono morti, nel letto, abbracciati. «Da circa 24 ore» spiega il medico. I poliziotti del dottor Molino pensano subito all'intossicazione: la conferma viene dalla caldaietta a gas, pericolosamente collocata nell'ingresso. L'ossido di carbonio si è sparso nella casa per via della canna fumaria fessurata ed otturata. La «morte rosa» è arrivata senza fare rumore. La coppia tradita dalla canna fumaria rimasta otturata Stavano lavorando nell'alloggio per allestire la camera del figlio « - H.... Vanessa Lo Bua e il marito Giovanni Allotta (sotto) avevano affittato l'alloggio in corso Grosseto (a sinistra) di un loro cugino Tommaso Piazza (sopra) Angelo Conti

Persone citate: Antonino Messineo, Giovanni Allotta, Messineo, Molino, Tommaso Piazza

Luoghi citati: Milano, Piemonte, Sicilia, Termini Imerese, Torino