Sean Connery nella giungla liti col regista caldo e insetti

Sean Connery nella giungla liti col regista, caldo e insetti Parla l'attore scozzese che ha appena terminato «Medicine Man» Sean Connery nella giungla liti col regista, caldo e insetti LOS ANGELES. Da tre anni il dottor Robert Campbell è nella giungla, convinto di aver scoperto il siero che libererà l'umanità dal flagello del cancro. Se solo potesse riprodurre quella formula che ha trovato all'inizio del suo soggiorno e che adesso non riesce più a riprodurre... E' per questo che arriva in suo soccorso la dottoressa Crane. E in mezzo a foreste tropicali distrutte dal fuoco delle forze dello sviluppo, riti tribali e grandi litigate, tra i due si sviluppa naturalmente il prevedibile romanzo. Questo è il tema di «Medicine Man», uscito pochi giorni fa negli Stati Uniti. Lo scienziato è Sean Connery, questa volta in versione pantaloncini corti e coda di cavallo. Lei è invece Lorraine Bracco, quella di «Goodfellas». Tratto da una sceneggiatura di Tom Schulman costata 2 milioni e mezzo di dollari, il film è uno dei più attesi del nuovo filone ambientale. Ma la sceneggiatura è stata riscritta, la produzione è stata costellata da liti e ritardi. E lo stesso Connery, che figura anche come produttore esecutivo del film, non nasconde screzi e urla con il regista John McTiernan (che lo aveva già diretto in «Hunt for Red october») e con il resto della troupe. L'ex James Bond ha anzi lasciato il set pochi giorni prima del previsto, mettendo tutti in difficoltà. Perché? Lo abbiamo chiesto direttamente a Sean Connery, che in un albergo di Los Angeles ci ha parlato delle avventure e delle disavventure del suo ultimo film. Cosa è accaduto veramente durante la lavorazione di «Medicine Man»? Conferma liti e disagi? Quando giri un film in studio è una cosa, ma quando trasporti un'intera troupe nel mezzo della foresta tropicale inevitalmente sorgono difficoltà di ogni genere. Per esempio, c'era un caldo così insopportabile che dovevamo girare tra le 3 del pomeriggio e le 3 del mattino. Parliamo di temperature sui 45 gradi, con livelli di umidità sul 98 per cento. E io in particolare sono uno che soffre di deidratazione. Tutto questo ha contribuito a creare inevitabili tensioni, anche perché non c'era alcun tipo di sfogo. Niente golf, niente tennis, niente spiagge. E tutto veniva riversato sul film. E così ha finito per prendersela con McTiernan, con il suo regista... C'è una scena chiave del film che abbiamo fatto e rifatto dal primo all'ultimo giorno di riprese. E io ho tentato di accomodare sempre il regista, ho fatto più di quanto un attore normalmente faccia. Un giorno era la pioggia, un giorno era la luce, un giorno tutto veniva bene ma c'era un rumore di insetti troppo forte. Insomma mi sono ritrovato con delle richieste inaccettabili. Può fare un paragone tra McTiernan e Steven Spielberg, che l'ha diretta nell'ultimo «Indiana Jones»? Credo che alcune scene di «Medicine Man» siano veramen- te spettacolari, per esempio quando siamo a 40 metri da terra in cima agli alberi. Ma non sono sicuro che abbiamo catturato tutto quello che c'era nella natura intorno a noi, anche perché il film ci ha imposto difficoltà fisiche inattese. Insomma credo che la parte forte di McTiernan sia quella tecnica e il suo lavoro con la cinepresa, non le relazioni. Spielberg è un entusiasta, un regista estremamente professionale. E non inizierebbe mai un film senza aver già prestabilito tutti i luoghi in cui girare le varie scene e avere sistemato la sceneggiatura. Si sono sentite anche voci di screzi con la sua partner, con Lorraine Bracco, tanto che alla fine non c'è neanche il solito bacio... A dir la verità mi è piaciuto molto lavorare con lei e l'idea di avere Lorraine nel film è stata soprattutto mia. Volevo un'attrice che potesse andare veramente in cima agli alberi senza tanti problemi di trucco e di pettinature. E che potesse affrontare le condizioni di calore e umidità. Quanto alla storia del bacio, lo abbiamo dovuto tagliare perché le cose ci sono un po' scappate di mano... Signor Connery, lei potrebbe scegliere di fare il film che le pare. Perché ha scelto una produzione che l'ha portata a vivere in condizioni ambientali che ovviamente non sono le sue favorite? Sono responsabile di ogni scelta che ho fatto nel corso della mia carriera. E devo dire che quando ho letto la sceneggiatura di «Medicine Man» sapevo molto poco sulle foreste tropicali e mi sono ritrovato assolutamente affascinato. E più ho letto, più ci siamo addentrati con i preparativi, più ho trovato il soggetto interessante. Quando scelgo di fare un film e non un altro, adotto questo criterio: qualunque cosa che cattura la mia attenzione e il mio interesse penso che potrebbe appassionare anche il pubblico. E una volta che accetto di lavorare dò il cento per cento di me stesso. Vai nella foresta e ti trovi letteralmente ad aprire nuove strade e ad ogni momento scopri nuovi problemi e difficoltà. Insomma, la giungla non sembra esattamente il suo luogo preferito... Mi piacerebbe tornare nella foresta tropicale senza avere l'impegno di tempo che ha richiesto «Medicine Man». E' un ambiente speciale, magico e ciò che sta accadendo con le foreste è una vera tragedia. Ma è vero, non amo particolarmente gli insetti e non sono uno di quelli cui piace dormire in tenda. Lei ha dichiarato che non conserva niente se non il denaro. In effetti non ho mai sentito il bisogno di conservare le cose. Non tengo le sceneggiature dei miei film, non metto da parte le foto. Per fortuna c'è mia moglie che in queste cose invece è molto brava. Ma per me una macchina è solo un mezzo con cui spostarsi da un luogo all'altro e non ho questo tipo di attaccamenti. Suo figlio, recentemente, ha accettato dì recitare la parte di Ian Fleming. Mentre lei ha passato metà della sua carriera a tentare di liberarsi da James Bond, non lo ha trovato un po' ironico? Ne abbiamo discusso assieme, perché anche lui era un po' preoccupato. Gli ho chiesto se era una buona parte, se era scritta bene e quando mi ha detto di sì non ho visto ragioni per esitare. Come mai in «Medicine Man» porta la coda di cavallo? Non aveva detto che non intendeva nascondere la sua calvizie? E nessuno sa ancora come apparirò nel mio.prossimo film! No, ho solo detto che non avrei mai usato una parrucca nella mia vita privata, che non è di mio gusto. Ma ho- sempre confermato che se la parte lo richiedeva avrei usato qualunque acconciatura necessaria. E in questo caso, sono un uomo che è nella giungla da tre anni e tutti sanno bene che nella foresta tropicale non ci sono molti parrucchieri. Restando al suo aspetto fisico, passano gli anni ma lei viene sempre eletto l'uomo più sexy della terra. C'è un segreto? Sì, la vodka. Cosa c'è nel suo futuro? Sto apprestandomi a fare un film diretto da Philip Kaufman. Si chiama «Rising Sun» ed è tratto dall'omonimo libro di Michael Crichton, che è stato appena pubblicato. Un'ultima domanda: è sempre a favore dell'indipendenza della sua Scozia? Certo. E la pensano così almeno la metà degli scozzesi. Ed è per questo che faccio campagne a favore del partito nazionalista scozzese, perché dobbiamo avere la nostra indipendenza e perché avverrà pervia democratica. Lorenzo So ria Foto grande Sean Connery e la Bracco in «Medicine Man» Sotto Connery in «Indiana Jones all'ultima crociata»

Luoghi citati: Indiana, Los Angeles, Scozia, Stati Uniti