«In Italia agiva la più grande rete d'Europa» di Re. Ri.

«In Italia agiva la più grande rete d'Europa» LA POLEMICA SULLO SPIONAGGIO DALL'EST L'organizzazione funzionava dall'81, composta da italiani manovrati dai servizi sovietici «In Italia agiva la più grande rete d'Europa» Cossiga: volevo evitare contraccolpi sul pds, ma fui insultato UDINE DAL NOSTRO INVIATO L'ultima, lunga esternazione ha un capitolo che lo stesso Presidente si è incaricato di titolare: «Storie ordinarie di spie e di spioni». Un racconto in cui i riferimenti a fatti e personaggi reali sono rigorosamente voluti e che prende l'avvio da un episodio di un anno fa. Allora venne individuata, negli stabilimenti Olivetti di Ivrea, una rete spionistica che tentava di saccheggiare segreti industriali: un ingegnere riuscì a fuggire, ma il controspionaggio incastrò un agente sovietico ed arrestò un'impiegata infedele. Ecco Cossiga che racconta: «Prima della visita di Gorbaciov in Italia, l'ambasciata sovietica a Roma mi chiese in via riservata di liberare la spia come segno di amicizia tra i due Paesi». Nacque, in quei giorni, una lunga consultazione tra governo e Capo dello Stato che si tradusse nella concessione degli arresti domiciliari all'agente arrestato e poi in un prowedimento di grazia firmato dal Presidente che consentì all'«informatore» di rientrare nel proprio Paese. Ancora Cossiga: «Circa 10 mesi dopo, il nostro controspionaggio mi avvertì che al termine di una complessa operazione con i colleghi della sicurezza americana, era stato scoperta in Italia una delle più grosse reti spionistiche mai conosciute in Europa». L'organizzazione agiva dal 1981 ed era composta interamente da italiani guidati da agenti sovietici. La notizia, ricorda il Capo dello Stato, innescò due problemi: «Salvaguardare le relazioni con l'Urss, prima e la Russia poi, ed evitare che ciò diventasse un elemento di intossicazione della vita politica italiana». Il che significava preoccuparsi che la notizia «non colpisse ingiustamente l'area ideologica cui, in modo ribaldo, queste spie si riferivano». Per dirimere il nodo, si studiò un disegno di legge, elaborato dagli uffici del Quirinale, che consentisse di non perseguire un agente straniero se lo Stato giudichi conveniente evitarlo. «Ma il problema - ricorda Cossiga - era l'atteggiamento della commissione sulla modifica dei codici ed io spiegai, ringraziato, ai membri il significato di questo anomalo decreto legislativo». Ecco, però, l'intoppo raccontato ancora dal Presidente: «Informai anche il pds attraverso Petruccioli e lui mi disse che avrebbe parlato con i dirigenti del suo partito. Per risposta mi arrivò una lettera di insulti in cui venivo accusato di volerli attirare in una trappola». Il significato di questa «trappola», gli fu spiegato sia dall'onorevole Violante («quello che, per fortuna, è stato eletto e, almeno, non continua a far danni in magistratura») sia dall'onorevole Fracchia: «Non vollero comprendere che è convenienza di tutti avere uno strumento d'alta politica per evitare che ogni pezzo di carta venuto dall'Est si tramuti in processo». E dire, chiosa con un sorriso maligno Cossiga, che il pei ha avuto nelle sue file un personaggio molto introdotto nei servizi segreti: «Il senatore Pecchioli, che frequentava il gen. Santovito in compagnia del cap. Labruna nelle famose safety bouses, gli alloggi segreti del Sismi e che aveva frequentazioni a pranzo e a cena con il gen. Grassini ed il dottor Ferracuti. Lui, per quanto riguarda il Sismi, ne sa certo più di me». Ne saprebbe talmente tanto che sta valutando se dargli «una decorazione per l'esemplare, illimitata collaborazione con i servizi segreti, polizia e carabinieri». E se rifiutasse? «Non credo che respingerebbe un'onorificenza per questa collaborazione esemplare», [re. ri.]

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